Da Greenreport del 26/04/2006
Originale su http://www.greenreport.it/contenuti/leggi.php?id_cont=1572

Energia: la Fao scommette sulla bioenergia

ROMA – Secondo la Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, l’aumento del petrolio porterà ad un cambio di rotta: dai combustibili fossili a fonti energetiche rinnovabili. Per Alexander Müller, vice direttore generale Fao per lo sviluppo sostenibile, «è ormai in atto un graduale abbandono del petrolio. Nei prossimi 15-20 anni è probabile che assisteremo ad un maggiore impiego di biocombustibili, che potrebbero arrivare a coprire sino a un buon 25 per cento del fabbisogno energetico mondiale».

«Il greggio ad oltre 70 dollari al barile rende la bioenergia potenzialmente più competitiva - dice Müller - Inoltre, le preoccupazioni per lo stato di salute del pianeta ed il modo in cui si è evoluto il consumo energetico dell’ultimo decennio hanno spinto verso una maggiore introduzione di fonti di energia rinnovabile all’interno dei programmi energetici nazionali e una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili».

La Fao è anche interessata all’impatto positivo che le coltivazioni per i biocombustibili avrebbero sulle economie rurali e per le opportunità offerte ai paesi in via di sviluppo dalla diversificazione delle fonti energetiche.

Per l'agenzia Onu l’esempio da seguire è quello del Brasile, il più grande produttore mondiale di bioetanolo, dove già oggi un milione di autovetture vanno a combustibile derivato dalla canna da zucchero, e la maggior parte delle nuove auto viaggeranno alimentate da motori a “combustibile flessibile” benzina-biocombustibile, anche perché oggi un barile di bioetanolo costa al momento metà di quello del greggio.

In Europa, molto in ritardo rispetto al Brasile, i prezzi sono quasi il doppio. Per questo l’Unione Europea è corsa ai ripari fissando l’obiettivo di un più 8% di biocombustibili entro il 2015, ma se il prezzo del greggio rimarrà alto, si potrebbe rapidamente arrivare, coltivando le aree già disponibili, al 13 per cento. L’Europa è già il più grande produttore di biodiesel da semi di colza, soia e semi di girasole, ed il settore è in forte espansione soprattutto in Germania ed Ucraina dove pubblico e privato stanno pensando di investire nel biodiesel.

«Il bello della bioenergia – dice Gustavo Best, Coordinatore per le questioni energetiche della Fao - sta nel fatto che può essere adattata alle esigenze ambientali ed al fabbisogno energetico locale.

Dove c’è terra a disposizione, dove ci sono agricoltori e dove, soprattutto, c’è l’interesse la bioenergia può rappresentare l’opzione migliore. Se a questo si aggiungono analisi accurate e buoni modelli di sbocchi commerciali, otterremo la scelta giusta».

Ma le bioenergie hanno anche un rischio. «Per esempio – dicono alla Fao - è che la promozione di bioenergia su larga scala, basata su monocolture intensive di tipo commerciale, potrebbe vedere il settore dominato da alcuni giganti dell’agri-energetica, senza nessun vantaggio significativo per i piccoli agricoltori. Sino ad oggi purtroppo non vi è stato alcun tentativo di affrontare i complessi problemi tecnici, politici ed istituzionali che un progetto di tale natura comporta» .

Per questo la Fao ha istituito una Piattaforma internazionale di bioenergia (Ibef), che sarà presentata ufficialmente all’Onu il 9 maggio. La Ibef fornirà expertise e consulenza a governi ed operatori privati per individuare politiche e strategie bioenergetiche e li aiuterà a sviluppare gli strumenti per quantificare le risorse bioenergetiche e analizzare le implicazioni per uno sviluppo sostenibile secondo le esigenze di ogni paese.

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