Da Misna del 12/05/2006
Kenya: dallo zucchero di canna al biodiesel, la lotta alla povertà si trasforma
Prestiti per 67 milioni di euro per stimolare i produttori subsahariani a orientarsi verso la produzione di biocombustibili
“I ministeri dell’Energia e dell’Agricoltura devono trovare rapidamente nuove vie di collaborazione per sviluppare il potenziale offerto dai biocombustibili e dal biodiesel”: lo ha detto Peter Kegode, uno specialista di industria dello zucchero e di etanolo in Kenya, aggiungendo che questo potrebbe anche contribuire ad alleviare la povertà in cui versano i produttori di granoturco e zucchero nel paese, oltre che a diversificare le fonti di energia del paese.
Da entrambi è possibile ricavare l’etanolo, un biocombustibile liquido, fonte trainante di bioenergia rinnovabile.
Grazie alla sua produzione di canna da zucchero e di granturco, così come di piante erbacee come il sorgo, il Kenya avrebbe l’opportunità di diventare un grande esportatore di combustibili estratti da risorse naturali rinnovabili.
Anche perché la produzione di zucchero, per esempio, si scontra con la chiusura dei mercati europei per questo prodotto: la scorsa settimana Bruxelles ha limitato le quote del Kenya a 5.000 tonnellate l’anno, molto meno del potenziale locale.
Per stimolare i produttori a orientarsi verso attività diverse, come la produzione di biodiesel, nei giorni scorsi una società di promozione dei ‘nuovi mercati’ ha messo a disposizione prestiti per 67 milioni di euro a favore delle aziende agricole dell’Africa subsahariana che producano biocombustibili e il Kenya può accedere a ben la metà del fondi, che dovranno essere comunque restituiti.
Per Gustavo Best, coordinatore del settore energetico della Fao (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite) “l’importanza bellezza della bioenergia è che la sua produzione può essere adeguata all’ambiente locale e ai bisogni energetici”.
Da entrambi è possibile ricavare l’etanolo, un biocombustibile liquido, fonte trainante di bioenergia rinnovabile.
Grazie alla sua produzione di canna da zucchero e di granturco, così come di piante erbacee come il sorgo, il Kenya avrebbe l’opportunità di diventare un grande esportatore di combustibili estratti da risorse naturali rinnovabili.
Anche perché la produzione di zucchero, per esempio, si scontra con la chiusura dei mercati europei per questo prodotto: la scorsa settimana Bruxelles ha limitato le quote del Kenya a 5.000 tonnellate l’anno, molto meno del potenziale locale.
Per stimolare i produttori a orientarsi verso attività diverse, come la produzione di biodiesel, nei giorni scorsi una società di promozione dei ‘nuovi mercati’ ha messo a disposizione prestiti per 67 milioni di euro a favore delle aziende agricole dell’Africa subsahariana che producano biocombustibili e il Kenya può accedere a ben la metà del fondi, che dovranno essere comunque restituiti.
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