Da Corriere della Sera del 11/05/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/05_Maggio/11/parchi_a...

Il ministro ha nominato quasi dappertutto uomini legati ad An. Le proteste degli ambientalisti

Parchi italiani, le nuove «riserve» di An

Solo il presidente delle Cinque Terre, nominato dal centrosinistra, è stato confermato Via Fulco Pratesi dall’Abruzzo, ma la scelta del successore è stata bloccata dalle elezioni

di Gian Antonio Stella

A chi appartengono i parchi italiani? A noi, risponderanno ingenui i lettori: non sono forse pubblici e cioè di tutti? Magari. A leggere le nomine fatte in questi anni, pare che le grandi riserve naturali siano quasi una proprietà privata.Contrario alla vecchia lottizzazione della Prima Repubblica (spartizione delle poltrone: puah!) il ministro Altero Matteoli ha infatti piazzato, a tappeto, amici su amici. Possibilmente camerati. Al punto che ridendo c'è chi parla di antropizzazione dell'ambiente, «nel senso di An-tropizzazione ».

L'ultima nomina, tra le più contestate, è oggi inceppata. Riguarda lo storico Parco d'Abruzzo, del Lazio e del Molise, in burocratese «Pnalm». La presidenza di Fulco Pratesi, uno dei protagonisti della storia dell'ambientalismo italiano, presidente del Wwf, troppo conosciuto forse per essere buttato fuori, è infatti scaduta. E fra un paio di settimane scade anche la proroga. Ma il nome di chi prenderà il suo posto è adesso in dubbio. «Maledette elezioni regionali!», imprecherà Matteoli. Se la destra non fosse crollata, era già tutto fatto: aveva infatti scelto Fernando Ferrara. Il segretario nazionale dell’associazione «Ambiente è/e vita» che fa riferimento ad An nonché capo della segreteria ministeriale di Nino Sospiri, sottosegretario alle Infrastrutture e trasporti, pescarese e, manco a dirlo, deputato di An.

Quella stessa An che, con l’ex-governatore Giovanni Pace ha appoggiato giorni fa la nomina a nome dell’Abruzzo, nonostante la regione fosse già passata al centrosinistra e lui fosse stato umiliato da uno schiacciante distacco di venti punti. Una scelta bollata dalla sinistra come «una gravissima scorrettezza istituzionale» e scartata dal terzo presidente regionale che doveva sottoscrivere la scelta matteoliana, quel Francesco Storace che, battuto, ha preferito lasciare la palla al successore Piero Marrazzo il quale, quasi scontato, si metterà di traverso. E ha così colto due piccioni con una fava: ha fatto la parte del politico corretto e insieme, oltre a svergognare Pace, ha tirato un pacco a uno dei rivali interni del partito, che in queste cose è stato un po’ troppo ingordo.

Il responsabile dell’Ambiente, che qualche avversario chiamò ironicamente «Alterno» Matteoli per come un giorno si dissociava dai condoni edilizi e un altro li lasciava passare senza fiatare, nella distribuzione delle poltrone non è stato alterno per niente: le ha date solo ai suoi.O almeno ci ha provato. Dicono i numeri che da quando è ministro ha confermato, qualche mese fa, un solo presidente nominato dal centro-sinistra: Franco Bonanini, che guida il Parco delle Cinque Terre ed era protetto addirittura dall’allora presidente della Liguria Sandro Biasotti, il quale lo stimava al punto che girò voce che lo volesse assessore. In più, ha dovuto rassegnarsi a tenere nel parco del Cilento l’odiato Giuseppe Tarallo, un ambientalista che, rimosso e sostituito con Nicola Rivelli (un imprenditore edile già parlamentare di An: ti pareva), era stato difeso a spada tratta dalla Regione Campania e aveva vinto il ricorso in tribunale. Due intoppi.

Sugli altri parchi, elencano gli avversari quali Valerio Calzolaio che sul tema ha presentato una interrogazione parlamentare, ha tirato diritto nel solco del Capoccione. Ha commissariato col fedele Aldo Cosentino, direttore generale, i parchi Tosco-emiliano, dei Monti Sibillini, dell’Aspromonte e della Foreste Casentinesi. Affidato il Gran Paradiso, l’Asinara e lo Stelvio a tre azzurri e cioè rispettivamente Giovanni Picco (già sindaco di Torino), Pietro Deidda (docente a Sassari, vicino a Pisanu) e Ferruccio Tommasi, contestatissimo dagli ambientalisti che lo accusano di essere solo un appassionato di sci amico di Franco Frattini. Tentato il colpo con la nomina al parco dell’Alta Murgia di Girolamo Pugliese, un repubblicano di destra già assessore della Puglia. La cui nomina è stata sospesa dopo le invelenite proteste di Nichi Vendola, scavalcato dalla decisione furbetta di Raffaele Fitto che, in sella ad interim dopo essere già stato trombato, aveva dato fuori tempo il suo okay.

Per gli altri parchi l’elenco delle nomine è monotono. Al Gargano «Alterno» ha messo Giandiego Gatta, avvocato, candidato di An alle Regionali, coordinatore di An aManfredonia. In Val Grande ha piazzato Alberto Actis, titolare di un’agenzia immobiliare, leader di An a Verbania. Alla Maddalena ha sistemato Gianfranco Cualbu, uno dei dirigenti storici di An a Nuoro. Al Pollino ha collocato Francesco Fino, un ex parlamentare di An. Alla Majella ha installato Gianfranco Giuliante, che i verdi ricordano come uno storico nemico del parco, presidente provinciale di An e candidato del partito alle regionali. Al Vesuvio ha posizionato Amilcare Troiano, un avvocato che fa gli abbattimenti delle case abusive, combatte la camorra e piace ai verdimaè lui pure legato ad An.

Alle Dolomiti Bellunesi ha imposto Guido De Zordo, missino di lungo corso già sindaco per An di Cibiana. Al Circeo Salvatore Armando Bellassai, un generale già sindaco per An di Sabaudia. All’Arcipelago Toscano, a dispetto delle proteste della Regione, Ruggero Barbetti, già sindaco di Capoliveri, comune ad alto tasso di abusivismo diffuso, proprietario di un’agenzia viaggi e amico intimo di Matteoli dal quale sarà poi investito della carica di coordinatore per l’Elba di An. Non male, per un partito che solo una dozzina di anni fa sparava per bocca di Gianfranco Fini contro la lottizzazione e il clientelismo. Sia chiaro: all’arrivo dell’ingordo Matteoli la stragrande maggioranza dei parchi era in mano ad esponenti dell’ambientalismo legati alla sinistra. Che oggi, cercando di nascondere la coda di paglia, spiegano come fosse in qualche modo naturale che essendo la sinistra tradizionalmente più sensibile all’ambiente... Sarà.

Certo è che la scelta dell’attuale ministro di mettere il cappello come nessuno aveva fatto così brutalmente sulle poltrone dei grandi parchi italiani pone un problema a tutti. Alla sinistra, che se dovesse un domani rendere pan per focaccia si esporrebbe a una figura indecente. E alla destra, soprattutto nazional-alleata: non sarà stata anche questa ingordigia a deludere e allontanare gli elettori?

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