Da La Repubblica del 12/07/2004

L´Aids stritola il Terzo mondo "Il virus distrugge l´economia"

In dieci anni persi 250 miliardi di dollari

28 milioni di lavoratori uccisi o fermati dal male. Allarme di Annan: "Stiamo mancando le promesse"
L´aumento dei fondi non ha fermato l´epidemia, che continua a espandersi

di Francesca Caferri

Non far niente costa. Fra il 1992 e il 2002 è costato 25 miliardi di dollari ogni anno: 250 miliardi di dollari in tutto. Una cifra enorme, che andrebbe segnata in rosso nella colonna delle perdite se nella storia della lotta fra l´umanità e l´Aids si tenesse un libro della contabilità.

La cifra è quella che l´Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo) stima sia andata perduta a causa in cinquanta paesi colpiti da un´epidemia che coinvolge principalmente persone giovani, e quindi potenziali lavoratori: 36,5 milioni di persone in età lavorativa in tutto il mondo sono sieropositive. Se l´accesso ai farmaci non migliorerà, il prossimo anno il totale di quelle uccise o comunque impossibilitate a lavorare sarà di 28 milioni, per arrivare a 48 milioni nel 2010 e 72 nel 2015: fra dieci anni l´Aids potrebbe essere la prima causa di mortalità nel mondo del lavoro.

Lo studio, presentato ieri a Bangkok in apertura della conferenza internazionale sull´Aids, punta i riflettori su uno degli aspetti fino a questo momento più trascurati dell´emergenza Hiv: i suoi risvolti l economici. A Bangkok come mai prima d´ora i soldi sono un argomento centrale. «Mentre voi parlate, noi moriamo», hanno gridato ieri centinaia di manifestanti, invocando una riduzione del prezzo dei medicinali, in modo da renderli disponibili a quel 92% di malati che ne sono sprovvisti. «Se non risponderete in modo adeguato - ha detto il segretario generale dell´Onu Kofi Annan, parlando ai rappresentanti dei governi dell´Asia, dove l´epidemia è a un punto critico - l´Aids non si limiterà a devastare milioni di vite. Vi toglierà le risorse di cui avete tanto bisogno per il vostro sviluppo economico e sociale».

Sulla pelle di Annan bruciava ieri il magro bilancio del Global fund, da lui stesso lanciato tre anni fa per combattere la malattia: per mancanza di finanziamenti, il fondo ha dovuto tagliare a da 3,6 a 2,4 miliardi di dollari gli investimenti del prossimo anno. E non è detto che ce la faccia a rispettare anche l´obiettivo minimo: finora nelle sue casse sono arrivati solo 860 milioni di dollari.

Una crisi che si riflette anche sulla principale iniziativa destinata ad arginare la malattia, il programma 3x5 dell´Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), finanziato dai governi e dal Global fund. Ieri l´Oms ha presentato un magro bilancio: 440mila persone sono in cura in tutto il mondo, 60mila meno delle 500mila che dovevano essere trattate a questa data per raggiungere l´obiettivo di 3 milioni di sieropositivi in cura entro il 2005. Causa numero uno del rallentamento, ancora una volta, la mancanza di fondi. «Non siamo sulla strada giusta per ridurre l´impatto della malattia entro il 2005, come avevamo promesso», è stato costretto ad ammettere Annan.

Difficile dargli torto. È vero che negli ultimi dieci anni la mobilitazione internazionale ha aumentare di 15 volte i fondi complessivi per la lotta all´Aids, ma è vero anche che la malattia non si è fermata. Anzi. Lo scorso anno, secondo le stime dell´Onu, ha marciato a ritmi mai toccati finora: in 12 mesi cinque milioni di persone sono state contagiate e tre milioni sono morte. Il 90 per cento di loro vivevano nei paesi in via di sviluppo, dove le medicine anti-Aids sono ancora un miraggio. La maggior parte delle vittime era in piena età lavorativa: nei paesi più colpiti, come il Sudafrica, questo si traduce in una perdita in termini di Prodotto interno lordo pari al 2% annuo.

Ancora lontana l´ipotesi di un vaccino, l´unica ancora a cui aggrapparsi per fermare lo stillicidio è quella dei generici: le medicine-copia di quelle originali hanno consentito nei paesi in via di sviluppo una riduzione del costo annuo delle terapie da 209 a 600 dollari, secondo i calcoli dell´ong Medici senza frontiere. Ridotti i costi, è aumentato il numero delle persone in cura. L´uso dei generici tuttavia è ostacolato dai big della farmaceutica mondiale e da molti governi, in primis quello degli Stati Uniti, che non ne consentono l´acquisto nei programmi da loro finanziati.

La pressione degli attivisti ha costretto nei mesi scorsi Washington ad annunciare un´apertura in questo campo. Ma non tutti hanno applaudito: «Temiamo che sia solo una maniera per guadagnare tempo», ha detto senza mezzi termini Mohga Kanal Smith, dell´ong inglese Oxfam. E quando si parla di Aids, il tempo è davvero denaro: il conto dell´attesa lo pagheranno le 8.200 persone che ogni giorno muoiono per questa malattia.

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