Da Corriere della Sera del 25/06/2004
Aids, Bush rompe il tabù: sì ai profilattici
Il presidente in un discorso elettorale: seguiamo il modello dell’Uganda, la cosa migliore resta l’astinenza
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Dal pulpito della Chiesa battista del grande esodo di Filadelfia, davanti alla congregazione nera che applaude, George W. Bush, apostolo dell’astinenza sessuale contro l’Aids, propone per la prima volta in America anche il ricorso ai profilattici per contenere il male. Lo fa con qualche riluttanza, rammentando la cosiddetta formula Abc impiegata in Uganda - sottolinea - con notevole successo: l’astinenza prima, la fedeltà coniugale poi, infine «quando sia appropriato i profilattici».
E’ un messaggio «pratico, equilibrato e morale assieme e soprattutto funziona tutte le volte». «Funziona» gli fanno eco i fedeli entusiasti. «Ogni volta!». Una reazione giustificata: pur insistendo sul suo ordine di precedenza - «dobbiamo insegnare ai bambini che l’astinenza è la sola prevenzione sicura al cento per cento» - Bush ha compiuto una svolta cruciale che sorprende l’America. Sull’Aids si è staccato dai neoconservatori e ha abbracciato la causa moderata. Il presidente si appella persino alle associazioni religiosi affinché lo appoggino «in questa opera di carità».
Come osserverà il New York Times , non è casuale che Bush abbia annunciato il cambiamento di politica a Filadelfia, la capitale della Pennsylvania: lo Stato è importante per le elezioni di novembre, ha una vasta popolazione nera, e l’Aids è un male che devasta i Paesi da cui essa proviene, quelli africani e caraibici. Accusato di avere trascurato il problema, come fece il suo modello, il presidente Ronald Reagan, Bush vuole dimostrare di essere deciso ad affrontarlo. Dalla Chiesa battista invita il Congresso ad approvare il suo finanziamento di ben 15 miliardi di dollari alla lotta contro l’Aids, in casa e fuori, nei prossimi 5 anni. E aggiunge il Vietnam, il primo Paese asiatico, all’elenco dei 14 da aiutare. Secondo i gruppi che si occupano del male non è sufficiente: nella sola America, 10 Stati mancano di fondi, ci vorrebbero in tutto 30 miliardi di dollari. Ed è in sospeso la questione dei farmaci da usare. Ma è un passo avanti.
Sia pure a scoppio ritardato, l’inattesa svolta è anche l’effetto del viaggio di Bush in Africa due anni fa. Il presidente crede che «occorra imparare dall’esperienza dell’Uganda», così in contrasto con quella del Botswana, dove l’Aids ha decimato la popolazione. Abc viene da abstain (astieniti) da be faithful (sii fedele) e condoms (profilattici). Dinnanzi alla devastazione, Bush caldeggiò la formula già nel Botswana, ma evitò di ripeterla in America.
Alla Casa bianca dicono che abbia esitato a lungo a proporla anche in patria per non scontrarsi con l’insegnamento del Papa, da lui visitato di recente, oltre che per non rinunciare alle sue convinzioni (il presidente è contrario al controllo delle nascite). Ma alla fine le ragioni elettorali e mediche lo avrebbero convinto. Ha commentato Amy Coen, la direttrice della Population Action International : «Il terzo mondo ha bisogno di 10 miliardi di contraccettivi all’anno, ma ne ottiene solo 2 miliardi e mezzo. E ha bisogno di medicine».
Che la lotta all’Aids possa pesare sul voto a novembre lo ha confermato il candidato democratico alla presidenza John Kerry. In un secco comunicato, Kerry ha accusato Bush di «non impiegare tutte le risorse disponibili nella lotta contro l’epidemia di Aids», un riferimento al suo rifiuto di accettare i farmaci prodotti da Paesi terzi, molto più a buon prezzo di quelli americani. I farmaci approvati dalla Organizzazione mondiale della sanità devono passare al vaglio della Food and Drug Administration Usa per essere distribuiti in America o forniti ai Carabi e all’Africa dall’amministrazione. Kerry ha anche rinfacciato a Bush di essersi mosso soltanto in seguito alle critiche rivolte a Reagan, dopo le esequie, per avere trascurato il problema dell’Aids negli otto anni della sua presidenza. «Fu Clinton - ha proclamato il candidato democratico - a dichiarare la guerra all’Aids». Il ministro della sanità Tommy Thompson ha promesso che «il nostro programma sarà allargato e rafforzato» e che «l’amministrazione eserciterà un controllo più capillare».
L’Aids viene così a fare parte del «terzo fronte» delle elezioni dopo l’Iraq e l’economia: il fronte sociale.
E’ un messaggio «pratico, equilibrato e morale assieme e soprattutto funziona tutte le volte». «Funziona» gli fanno eco i fedeli entusiasti. «Ogni volta!». Una reazione giustificata: pur insistendo sul suo ordine di precedenza - «dobbiamo insegnare ai bambini che l’astinenza è la sola prevenzione sicura al cento per cento» - Bush ha compiuto una svolta cruciale che sorprende l’America. Sull’Aids si è staccato dai neoconservatori e ha abbracciato la causa moderata. Il presidente si appella persino alle associazioni religiosi affinché lo appoggino «in questa opera di carità».
Come osserverà il New York Times , non è casuale che Bush abbia annunciato il cambiamento di politica a Filadelfia, la capitale della Pennsylvania: lo Stato è importante per le elezioni di novembre, ha una vasta popolazione nera, e l’Aids è un male che devasta i Paesi da cui essa proviene, quelli africani e caraibici. Accusato di avere trascurato il problema, come fece il suo modello, il presidente Ronald Reagan, Bush vuole dimostrare di essere deciso ad affrontarlo. Dalla Chiesa battista invita il Congresso ad approvare il suo finanziamento di ben 15 miliardi di dollari alla lotta contro l’Aids, in casa e fuori, nei prossimi 5 anni. E aggiunge il Vietnam, il primo Paese asiatico, all’elenco dei 14 da aiutare. Secondo i gruppi che si occupano del male non è sufficiente: nella sola America, 10 Stati mancano di fondi, ci vorrebbero in tutto 30 miliardi di dollari. Ed è in sospeso la questione dei farmaci da usare. Ma è un passo avanti.
Sia pure a scoppio ritardato, l’inattesa svolta è anche l’effetto del viaggio di Bush in Africa due anni fa. Il presidente crede che «occorra imparare dall’esperienza dell’Uganda», così in contrasto con quella del Botswana, dove l’Aids ha decimato la popolazione. Abc viene da abstain (astieniti) da be faithful (sii fedele) e condoms (profilattici). Dinnanzi alla devastazione, Bush caldeggiò la formula già nel Botswana, ma evitò di ripeterla in America.
Alla Casa bianca dicono che abbia esitato a lungo a proporla anche in patria per non scontrarsi con l’insegnamento del Papa, da lui visitato di recente, oltre che per non rinunciare alle sue convinzioni (il presidente è contrario al controllo delle nascite). Ma alla fine le ragioni elettorali e mediche lo avrebbero convinto. Ha commentato Amy Coen, la direttrice della Population Action International : «Il terzo mondo ha bisogno di 10 miliardi di contraccettivi all’anno, ma ne ottiene solo 2 miliardi e mezzo. E ha bisogno di medicine».
Che la lotta all’Aids possa pesare sul voto a novembre lo ha confermato il candidato democratico alla presidenza John Kerry. In un secco comunicato, Kerry ha accusato Bush di «non impiegare tutte le risorse disponibili nella lotta contro l’epidemia di Aids», un riferimento al suo rifiuto di accettare i farmaci prodotti da Paesi terzi, molto più a buon prezzo di quelli americani. I farmaci approvati dalla Organizzazione mondiale della sanità devono passare al vaglio della Food and Drug Administration Usa per essere distribuiti in America o forniti ai Carabi e all’Africa dall’amministrazione. Kerry ha anche rinfacciato a Bush di essersi mosso soltanto in seguito alle critiche rivolte a Reagan, dopo le esequie, per avere trascurato il problema dell’Aids negli otto anni della sua presidenza. «Fu Clinton - ha proclamato il candidato democratico - a dichiarare la guerra all’Aids». Il ministro della sanità Tommy Thompson ha promesso che «il nostro programma sarà allargato e rafforzato» e che «l’amministrazione eserciterà un controllo più capillare».
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