KABUL - L'apostata deve essere punito: nelle moschee dell'Afghanistan si sono moltiplicate oggi le richieste perché Abdul Rahman, un uomo convertitosi 16 anni fa al cristianesimo, sia processato e condannato. In difesa di Rahman, che rischia la pena di morte, si sono schierati diversi paesi occidentali, ma durante le preghiere del venerdì, numerosi imam hanno ammonito i fedeli a non lasciarsi influenzare dall'Occidente e hanno invitato il governo del presidente Hamid Karzai a non cedere di fronte alle pressioni esterne.

La sharia, la legge coranica, vieta ai musulmani di convertirsi e sancisce per tale colpa la pena di morte. La nuova costituzione afghana, approvata nel 2004, stabilisce che "nessuna legge può essere contraria ai dettami della sharia". Le autorità di Kabul stanno cercando di raggiungere un compromesso per sottrarre Rahman al patibolo. Il giudice incaricato di occuparsi del caso, Ansarullah Mawlavizada, ha evocato ieri una possibile via d'uscita dichiarando che Rahman ha "problemi psichici" e quindi non può essere processato.