Da Agenzia Fides del 30/01/2006
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=8505&lan=ita
“Intolleranza religiosa in Pakistan: cause e rimedi”
Leader civili e religiosi uniti in un impegno comune per l’armonia e la pace
Lahore - L’intolleranza religiosa in Pakistan è un male da monitorare, combattere e sradicare: lo hanno detto leader civili e religiosi riuniti in un seminario tenutosi di recente a Lahore, organizzato dalla “Commissione per la Pace e lo Sviluppo Umano”, con il contributo di enti civili e religiosi. Al seminario hanno partecipato, fra gli altri, S. Ecc. Mons. Lawrence Saldanha, Presidente della Conferenza Episcopale e Arcivescovo di Lahore, e autorevoli leader musulmani come Abdul Khabir Azad, della Moschea “Khatheeb Badashi” a Lahore.
I diversi leader intervenuti hanno concordato sul fatto che è responsabilità comune individuare cause e rimedi per il fenomeno dell’intolleranza religiosa che ancora affligge il Pakistan. E’ compito del governo, hanno detto, promuovere il pluralismo e la tolleranza religiosa nel paese, garantendo uguali diritti per tutti i cittadini e per le comunità religiose di minoranza. Ma anche gli stessi leader religiosi devono impegnarsi di più e utilizzare la loro capacità di parlare alla coscienza dei fedeli per creare pace e armonia.
Nel suo intervento Mons. Saldanha ha sottolineato la necessitò di separare religione e stato, fede e vita pubblica: “Un esempio di sovrapposizione è costituito dalla legislazione sulla blasfemia o dagli hudud (le prescrizioni della legge islamica)”, ha detto. “Anche nel curriculum dell’istruzione vigente nelle scuole nazionali vi sono molti elementi che inducono a sviluppare odio verso indù e cristiani. Come ci si può aspettare, a questo punto, che i ragazzi diventino aperti e tolleranti, una volta cresciuti?”, ha chiesto l’Arcivescovo. Inoltre Mons. Saldanha ha notato che le comunità religiose minoritarie, come cristiani e indù, non hanno sufficiente spazio nei mezzi di comunicazione, così risulta difficile creare maggiore comprensione e armonia e dare un’immagine autentica della loro vita e delle loro attività.
Il leader musulmano Azad ha affermato che anche l’Islam ha il dovere del pluralismo, del dialogo e del rispetto di altre religioni, ricordando che alcuni leader islamici sono stati fra i primi a recarsi nell’ottobre 2005 a Sangla Hill, nei pressi di Lahore, dove una folla di estremisti musulmani ha attaccato chiese cristiane. “Ci siamo recati là anche per dire agli ulema locali di non agire in modo irresponsabile: il nostro compito comune è giocare un ruolo attivo nel creare armonia nella società”.
Altri leader presenti al seminario hanno sottolineato l’urgenza di rafforzare il dialogo islamo-cristiano, di avviare progetti comuni nel campo della formazione (seminari, incontri etc) e della solidarietà.
Per ribadire l’importanza del pluralismo, numerosi organismi religiosi, movimenti civili e associazioni hanno dato vita di recente alla “National solidarity for Equal Rights”, coalizione che promuove pace, tolleranza religiosa e diritti umani in Pakistan. Ne fanno parte, fra gli enti cattolici, la Commissione nazionale “Giustizia e Pace”, la Caritas pakistana.
I diversi leader intervenuti hanno concordato sul fatto che è responsabilità comune individuare cause e rimedi per il fenomeno dell’intolleranza religiosa che ancora affligge il Pakistan. E’ compito del governo, hanno detto, promuovere il pluralismo e la tolleranza religiosa nel paese, garantendo uguali diritti per tutti i cittadini e per le comunità religiose di minoranza. Ma anche gli stessi leader religiosi devono impegnarsi di più e utilizzare la loro capacità di parlare alla coscienza dei fedeli per creare pace e armonia.
Nel suo intervento Mons. Saldanha ha sottolineato la necessitò di separare religione e stato, fede e vita pubblica: “Un esempio di sovrapposizione è costituito dalla legislazione sulla blasfemia o dagli hudud (le prescrizioni della legge islamica)”, ha detto. “Anche nel curriculum dell’istruzione vigente nelle scuole nazionali vi sono molti elementi che inducono a sviluppare odio verso indù e cristiani. Come ci si può aspettare, a questo punto, che i ragazzi diventino aperti e tolleranti, una volta cresciuti?”, ha chiesto l’Arcivescovo. Inoltre Mons. Saldanha ha notato che le comunità religiose minoritarie, come cristiani e indù, non hanno sufficiente spazio nei mezzi di comunicazione, così risulta difficile creare maggiore comprensione e armonia e dare un’immagine autentica della loro vita e delle loro attività.
Il leader musulmano Azad ha affermato che anche l’Islam ha il dovere del pluralismo, del dialogo e del rispetto di altre religioni, ricordando che alcuni leader islamici sono stati fra i primi a recarsi nell’ottobre 2005 a Sangla Hill, nei pressi di Lahore, dove una folla di estremisti musulmani ha attaccato chiese cristiane. “Ci siamo recati là anche per dire agli ulema locali di non agire in modo irresponsabile: il nostro compito comune è giocare un ruolo attivo nel creare armonia nella società”.
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