Da La Nuova Ecologia del 10/05/2006
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/scienza/biotech/5814.php
Ogm: anche negli Stati Uniti c'è chi semina il no
La mobilitazione della "cintura del frumento" contro le coltivazioni transgeniche. Nel Nord Dakota e nel Montana il fronte del no ha ragioni economiche: calo delle esportazioni del grano tradizionale e caduta del prezzo
Anche negli Stati Uniti si comincia a guardare gli Ogm con poca simpatia e a farlo sono stati per primi gli Stai del Nord Dakota e del Montana, definiti coma «la cintura del frumento» dove i produttori di grano, insieme ai parlamentari locali, si sono mobilitati per impedire l'introduzione delle varianti transgeniche.
Lo ha raccontato Denis Olson, direttore del progetto Agricoltura e Commercio, Institute for Agriculture and Trade Policy al convegno "Grane o grane: Ogm alla prova di Governo". Ma a far sollevare i produttori di grano sono state ragioni squisitamente economiche. Secondo alcuni studi, in particolare quello di Robert Wisner dell'Università dello Iowa, l'introduzione negli Stati Uniti di grano ogm rischierebbe di far cadere l'export di grano Usa del 25-50% anche di quello tradizionale e porterebbe al crollo dei prezzi di acquisto all'origine (si è calcolato un -33%).
«Queste considerazioni - ha spiegato Luca Colombo coordinatore del progetto Grano o Grane - hanno spinto le organizzazioni del settore in Canada e Usa ad opporsi all'autorizzazione del fumento ogm che la Monsanto aveva presentato alle autorità. Ed è stata proprio la forte resistenza di tutta la filiera del frumento negli Usa a indurre la Monsanto a rinunciare alla commercializzazione del grano transgenico annunciando nel 10 maggio del 2004 che avrebbe interrotto le ricerche sul grano ogm e ha quindi ha rinunciato a richiedere tutte le autorizzazioni ad eccezione di quella depositata presso la Food and Drug Administration degli Usa».
«Autorizzazione quest'ultima - ha proseguito Colombo - che poi è stata concessa con una formula pilatesca: potete produrre il grano ogm, ma se ci sono danni alla salute dovrete risarcire voi. Il risultato è che Monsanto ha interrotto l'operazione». «Questa reazione sul grano - ha spiegato poi Simone Vieri, presidente dell'Istituto Nazionale dell'Economia Agraria - si comprende perché il grano è principalmente consumato direttamente dall'uomo. Gli altri ogm, in particolare soia, mais, colza sono principalmente destinati all'uso zootecnico: in altre parole sono quasi tenuti nascosti, invisibili ai consumatori che invece sono contrari al cibo transgenico. Ecco perché di fronte a un elemento base della nostra nutrizione anche negli Stati uniti c'é stata una forte presa di posizione».
Lo ha raccontato Denis Olson, direttore del progetto Agricoltura e Commercio, Institute for Agriculture and Trade Policy al convegno "Grane o grane: Ogm alla prova di Governo". Ma a far sollevare i produttori di grano sono state ragioni squisitamente economiche. Secondo alcuni studi, in particolare quello di Robert Wisner dell'Università dello Iowa, l'introduzione negli Stati Uniti di grano ogm rischierebbe di far cadere l'export di grano Usa del 25-50% anche di quello tradizionale e porterebbe al crollo dei prezzi di acquisto all'origine (si è calcolato un -33%).
«Queste considerazioni - ha spiegato Luca Colombo coordinatore del progetto Grano o Grane - hanno spinto le organizzazioni del settore in Canada e Usa ad opporsi all'autorizzazione del fumento ogm che la Monsanto aveva presentato alle autorità. Ed è stata proprio la forte resistenza di tutta la filiera del frumento negli Usa a indurre la Monsanto a rinunciare alla commercializzazione del grano transgenico annunciando nel 10 maggio del 2004 che avrebbe interrotto le ricerche sul grano ogm e ha quindi ha rinunciato a richiedere tutte le autorizzazioni ad eccezione di quella depositata presso la Food and Drug Administration degli Usa».
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