Da Nuova Agenzia Radicale del 12/05/2006
Originale su http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=8313

RD Congo: dieci i minorenni nel braccio della morte

Sono almeno dieci i minorenni nel braccio della morte della Repubblica Democratica del Congo, in base ad una lettera inviata nel settembre 2005 dalle Nazioni Unite al governo congolese.

I funzionari dell’Onu segnalano il prigioniero 15enne Mbeko Banza, uno dei 33.000 bambini-soldato reclutati dal governo per il conflitto 1998-2002 in Congo.

Mbeko è stato condannato a morte per omicidio da un tribunale militare, nel maggio 2005, riporta la lettera dell’Onu.

Diversi minorenni – spiegano sempre i funzionari Onu - sono prigionieri del braccio della morte perché non sono in grado di dimostrare la loro età e non dispongono dei soldi per pagarsi un’adeguata difesa legale.

“In genere si tratta di processi rapidi, senza rispetto per le garanzie degli imputati e delle vittime”, ha detto Daniela Baro, avvocato dell’Onu.

“Alcuni dei minorenni condannati – prosegue la Baro - non hanno mai avuto un avvocato.

Lo scorso anno, qualche minorenne è stato condannato a morte in un solo giorno”.

In Congo è illegale condannare a morte una persona per crimini commessi ad un’età inferiore ai 18 anni, tuttavia “molti avvocati non sono in grado di dimostrare l’età di un minore per mancanza di risorse, per cui i giudici li processano come adulti”, spiega la Baro.

In relazione alla questione dei minori condannati a morte, i funzionari Onu dicono di non aver finora ricevuto alcuna risposta concreta dal Governo della RDC.

L’Assemblea Nazionale della RDC, il 10 maggio 2005 ha deciso di cancellare ogni riferimento alla pena di morte dalla bozza di costituzione del paese.

Il 17 marzo, il Senato della RDC aveva adottato i 220 articoli del progetto preliminare di nuova costituzione, tra cui uno che prevedeva il mantenimento della pena di morte.

L’articolo 15, infatti, recitava tra l’altro che “Nessuno può essere privato della vita se non per omicidio volontario e nelle forme e condizioni previste dalla legge”.

L’Assemblea Nazionale ha votato per sopprimere questa previsione e, il 13 maggio 2005, ha finito l’esame di tutti gli articoli della nuova costituzione, la quale entrerà in vigore solo dopo la sua approvazione attraverso un referendum popolare.

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