Da Nuova Agenzia Radicale del 06/06/2006
Originale su http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=8757
Pakistan: previste due esecuzioni questa settimana
Due pachistani, coinvolti in un caso di omicidio, saranno impiccati nella prigione centrale di Karachi, in Pakistan, rispettivamente il 6 e l'8 giugno, dopo che un tribunale anti terrorismo ha emesso i mandati di esecuzione.
Gli accusati erano stati condannati a morte da un tribunale anti-terrorismo di Karachi, alcuni anni fa, per omicidio. Gli imputati avevano presentato appello presso l'Alta Corte di Sindh e successivamente presso la Corte Suprema, ma entrambi gli appelli erano stati respinti.
Anche la loro richiesta di grazia è stata respinta dal Presidente Pervez Musharraf.
Si tratta delle prime impiccagioni attuate nel carcere centrale, dopo una sospensione di due anni. L'ultima esecuzione nel carcere risale infatti al 4 marzo 2004, quando venne giustiziato Shaikh Amjad, condannato per rapimento e omicidio.
In Pakistan sono reati capitali l'omicidio premeditato, la rapina, il dirottamento aereo, il traffico di armi, il traffico di droga e lo stupro di gruppo.
La pena capitale è stata estesa anche ad alcune circostanze previste dalla Sharia, come rapporti sessuali extraconiugali e blasfemia.
La legge contro la blasfemia è stata introdotta in Pakistan dal generale Mohammad Zia-ul-Haq nel 1985 e prevede la pena di morte per chi offende il profeta Maometto, altri profeti o le sacre scritture. Benché molte condanne vengano poi respinte in appello dalle alte corti, molti cristiani e musulmani accusati di blasfemia sono stati uccisi da fanatici religiosi in carcere o nelle stazioni di polizia.
Il traffico di bambini può comportare la pena di morte. La morte è l'unica punizione per le persone ritenute colpevoli di stupri di gruppo che coinvolgono minimo 2 o più autori. Il contrabbando di più di 1 chilo di eroina prevede la condanna a morte.
Secondo la Commissione Diritti Umani del Pakistan, nel 2003 sono state effettuate 18 esecuzioni.
Secondo la stessa fonte, nel 2004 sono state condannate a morte 456 persone, tra cui 5 donne. Sono stati giustiziati 21 uomini. Altri 8 sono stati fucilati a seguito di un processo sommario celebrato da una giuria tribale.
Gli accusati erano stati condannati a morte da un tribunale anti-terrorismo di Karachi, alcuni anni fa, per omicidio. Gli imputati avevano presentato appello presso l'Alta Corte di Sindh e successivamente presso la Corte Suprema, ma entrambi gli appelli erano stati respinti.
Anche la loro richiesta di grazia è stata respinta dal Presidente Pervez Musharraf.
Si tratta delle prime impiccagioni attuate nel carcere centrale, dopo una sospensione di due anni. L'ultima esecuzione nel carcere risale infatti al 4 marzo 2004, quando venne giustiziato Shaikh Amjad, condannato per rapimento e omicidio.
In Pakistan sono reati capitali l'omicidio premeditato, la rapina, il dirottamento aereo, il traffico di armi, il traffico di droga e lo stupro di gruppo.
La pena capitale è stata estesa anche ad alcune circostanze previste dalla Sharia, come rapporti sessuali extraconiugali e blasfemia.
La legge contro la blasfemia è stata introdotta in Pakistan dal generale Mohammad Zia-ul-Haq nel 1985 e prevede la pena di morte per chi offende il profeta Maometto, altri profeti o le sacre scritture. Benché molte condanne vengano poi respinte in appello dalle alte corti, molti cristiani e musulmani accusati di blasfemia sono stati uccisi da fanatici religiosi in carcere o nelle stazioni di polizia.
Il traffico di bambini può comportare la pena di morte. La morte è l'unica punizione per le persone ritenute colpevoli di stupri di gruppo che coinvolgono minimo 2 o più autori. Il contrabbando di più di 1 chilo di eroina prevede la condanna a morte.
Secondo la Commissione Diritti Umani del Pakistan, nel 2003 sono state effettuate 18 esecuzioni.
Secondo la stessa fonte, nel 2004 sono state condannate a morte 456 persone, tra cui 5 donne. Sono stati giustiziati 21 uomini. Altri 8 sono stati fucilati a seguito di un processo sommario celebrato da una giuria tribale.
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