Da La Repubblica del 06/02/2006
Originale su http://www.repubblica.it/supplementi/af/2006/02/06/primopiano/006globb...
Il Grid ha messo già assieme 57 anni di potenza di calcolo
Internet esalta l’infinitamente piccolo. Perché questa è la proporzione relativa di ogni singolo utente di Internet rispetto al totale di tutti i possibili utenti sparsi per il mondo. E la diffusione di massa di terminali di accesso a reti intelligenti cambia i comportamenti delle persone, le strutture e le logiche delle organizzazioni. Un esempio, anche se in scala ridotta ma neanche di tanto è quanto ormai succede ad ogni calamità naturale: le piccole offerte unitarie che arrivano mandando un semplice sms via cellulare hanno un peso comparabile con quello delle offerte fatte via carta di credito o con accrediti di vario tipo. Un semplice gesto, oltretutto realizzabile sull’istante; una risposta immediata all’impulso, di impegno unitariamente limitato, ma moltiplicato per una quantità di persone di gran lunga più numerosa.
Adesso Internet ha fatto un altro passo in avanti in questa direzione di chiedere a quante più persone possibile un contributo impercettibile. E stavolta è impercettibile sul serio, nel senso che gli utenti non ci rimettono davvero neanche un singolo euro. E’ il World Community Grid: ogni utente della Rete, in qualsiasi parte del mondo, può mettere a disposizione una parte della capacità di calcolo del suo personal computer. Qualsiasi sia il modello, anche il più vecchio. Qualunque sia la su connessione ad Internet, anche un vecchio modem a 56k.
Questo è reso possibile dalle tecnologie hardware e software che la Ibm ha messo nell’iniziativa, risultandone di fatto il maggiore sponsor.
Entrare a far parte della «comunità» è facile. Si va sul Web, (www.worldcommunitygrid.org), si scarica un programmino di poco ingombro e questo gestirà il tutto. Da quel momento, il software determina il potenziale apportabile dal pc, in base alle caratteristiche e agli applicativi installati e anche al loro grado di utilizzo. A quel punto il server centrale del Wcg, negli Usa, assegna ad ogni pc in rete un compito e invia le istruzioni al pc che le riceverà la prima volta che si connette al Web. Dopo di che ogni pc lavora off line. Svolge il suo compito quando è acceso e nei momenti in cui non è utilizzato dall’utente: il programma del Wcg è pensato per mettersi in coda ad ogni altra applicazione e gli utenti non si accorgono che il loro pc sta lavorano perché lo fa quando loro stanno facendo altro. Quando il compito assegnato è finito, la volta successiva che il pc viene connesso in Rete, rinvia le informazioni al server centrale.
In questo modo il World Community Grid, che ha da poco compiuto il suo primo anno di attività, ha accumulato finora un tempo di elaborazione complessivo pari a 57 anni/calcolo. Gli utenti coinvolti in tutto il mondo sono oltre 152 mila, e siccome hanno spesso più di un pc, i computer collegati al Grid sono 254 mila.
In Italia, dove la diffusione del Wcg è promossa dalla Fondazione Ibm, gli utenti sono 1635, con quasi 3000 pc coinvolti. Si va dai computer di società hitech, come la stessa Ibm Italia, centri di ricerca come Molecular Lab, fino alle associazioni imprenditoriali, come l’Assindustria di Vicenza, e naturalmente centinaia e centinaia di singoli utenti privati.
Quale è la forza di questo progetto? «Che ci sono ipotesi di ricerca che finora non erano state perseguite perché il loro sviluppo, anche con le potenze rese disponibili dai supercomputer di ultima generazione, richiedono calcoli così complessi che impegnerebbero il supercalcolatore più potente addirittura per anni spiega Angelo Failla, direttore della Fondazione Ibm Italia E’ per esempio il caso del progetto ‘Proteoma Umano?, che vuole descrivere la struttura tridimensionale delle proteine contenute nell’intero proteoma umano. Si tratta di realizzare un database relativo a 120 mila proteine che finora non potevano essere descritte mediante approcci tradizionali. Per farlo usando unicamente i supercomputer esistenti presso l’Institute for Systems Biology sarebbero stati necessari quasi 100 anni contro un solo anno richiesto dal World Community Grid».
La gestione del Wcg, che è un ente autonomo, è affidata ad un board di scienziati e ricercato che hanno il compito di selezionare i progetti ammessi all’utilizzo della potenza di calcolo del sistema. Disponibilità che è destinata a crescere se crescerà il numero degli utenti affiliati. E il parallelo sviluppo della banda larga e di utenti che, attraverso gli abbonamenti flat, lasciano in sempre maggior numero il loro computer acceso costituiscono un potenziale formidabile. specie se si pensa che i pc attivi nel mondo sono stimati in circa 650 milioni.
Adesso Internet ha fatto un altro passo in avanti in questa direzione di chiedere a quante più persone possibile un contributo impercettibile. E stavolta è impercettibile sul serio, nel senso che gli utenti non ci rimettono davvero neanche un singolo euro. E’ il World Community Grid: ogni utente della Rete, in qualsiasi parte del mondo, può mettere a disposizione una parte della capacità di calcolo del suo personal computer. Qualsiasi sia il modello, anche il più vecchio. Qualunque sia la su connessione ad Internet, anche un vecchio modem a 56k.
Questo è reso possibile dalle tecnologie hardware e software che la Ibm ha messo nell’iniziativa, risultandone di fatto il maggiore sponsor.
Entrare a far parte della «comunità» è facile. Si va sul Web, (www.worldcommunitygrid.org), si scarica un programmino di poco ingombro e questo gestirà il tutto. Da quel momento, il software determina il potenziale apportabile dal pc, in base alle caratteristiche e agli applicativi installati e anche al loro grado di utilizzo. A quel punto il server centrale del Wcg, negli Usa, assegna ad ogni pc in rete un compito e invia le istruzioni al pc che le riceverà la prima volta che si connette al Web. Dopo di che ogni pc lavora off line. Svolge il suo compito quando è acceso e nei momenti in cui non è utilizzato dall’utente: il programma del Wcg è pensato per mettersi in coda ad ogni altra applicazione e gli utenti non si accorgono che il loro pc sta lavorano perché lo fa quando loro stanno facendo altro. Quando il compito assegnato è finito, la volta successiva che il pc viene connesso in Rete, rinvia le informazioni al server centrale.
In questo modo il World Community Grid, che ha da poco compiuto il suo primo anno di attività, ha accumulato finora un tempo di elaborazione complessivo pari a 57 anni/calcolo. Gli utenti coinvolti in tutto il mondo sono oltre 152 mila, e siccome hanno spesso più di un pc, i computer collegati al Grid sono 254 mila.
In Italia, dove la diffusione del Wcg è promossa dalla Fondazione Ibm, gli utenti sono 1635, con quasi 3000 pc coinvolti. Si va dai computer di società hitech, come la stessa Ibm Italia, centri di ricerca come Molecular Lab, fino alle associazioni imprenditoriali, come l’Assindustria di Vicenza, e naturalmente centinaia e centinaia di singoli utenti privati.
Quale è la forza di questo progetto? «Che ci sono ipotesi di ricerca che finora non erano state perseguite perché il loro sviluppo, anche con le potenze rese disponibili dai supercomputer di ultima generazione, richiedono calcoli così complessi che impegnerebbero il supercalcolatore più potente addirittura per anni spiega Angelo Failla, direttore della Fondazione Ibm Italia E’ per esempio il caso del progetto ‘Proteoma Umano?, che vuole descrivere la struttura tridimensionale delle proteine contenute nell’intero proteoma umano. Si tratta di realizzare un database relativo a 120 mila proteine che finora non potevano essere descritte mediante approcci tradizionali. Per farlo usando unicamente i supercomputer esistenti presso l’Institute for Systems Biology sarebbero stati necessari quasi 100 anni contro un solo anno richiesto dal World Community Grid».
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