Da Agenzia Fides del 29/11/2005
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=8055&lan=ita
Tensione fra il governo e i tamil all’indomani delle elezioni presidenziali
Colombo (Sri Lanka) - All’indomani delle elezioni presidenziali, lo Sri Lanka attraversa una fase di incertezza per il futuro del paese. Il nuovo presidente Mahinda Rajapakse, ha annunciato l’intenzione di rivedere il cessate-il-fuoco firmato nel febbraio 2002 con i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (“Tigri per la liberazione della patria tamil”, Ltte) il movimento di guerriglia che controlla l’area Nordest dell’isola.
Il presidente si è detto disponibile a colloqui diretti con l’Ltte per un processo di pace “aperto e trasparente”, che dovrebbe prevedere “la prevenzione di atti terroristici e il reclutamento di bambini-soldato, per comprendervi altri aspetti”.
La mossa non è stata ben accolta dai tamil che hanno minacciato la ripresa del conflitto civile se il governo non formulerà una proposta di accordo coerente e accettabile, soddisfacente per le aspirazioni dei tamil, entro la fine del 2005.
Intanto il neo presidente dello Sri Lanka ha nominato i 25 ministri del suo esecutivo, escludendo i partiti estremisti della maggioranza, suoi alleati nelle elezioni. I due partiti estremisti, il marxista Janatha Vimukthi Peramuna (People’s Liberation Front, Jvp) e il Jathika Hela Urumaya (National Heritage Party, Jhu), composto da monaci buddisti, sosterranno il nuovo governo, pur senza ricoprire alcun incarico nella compagine.
Nuovo primo ministro è Ratnasiri Wickremanayake, 73 anni, uomo politico che si è sempre opposto a qualsiasi tipo di concessione ai tamil, e distintosi in passato come sostenitore di una politica nazionalista, di marca singalese-buddista. Wickremanayake, ex ministro per gli Affari buddisti, è anche il promotore dell’Act for the Protection of Religious Freedom, il disegno di legge anti-conversioni, non ancora votato dal Parlamento, e fortemente avversato dalle minoranze religiose e dalla Chiesa cattolica.
In Sri Lanka vige un sistema presidenziale in cui l'esecutivo è guidato dal presidente stesso, che è capo di stato, di governo e comandante in capo delle forze armate. Il presidente ha la facoltà di sciogliere il Parlamento.
Il presidente si è detto disponibile a colloqui diretti con l’Ltte per un processo di pace “aperto e trasparente”, che dovrebbe prevedere “la prevenzione di atti terroristici e il reclutamento di bambini-soldato, per comprendervi altri aspetti”.
La mossa non è stata ben accolta dai tamil che hanno minacciato la ripresa del conflitto civile se il governo non formulerà una proposta di accordo coerente e accettabile, soddisfacente per le aspirazioni dei tamil, entro la fine del 2005.
Intanto il neo presidente dello Sri Lanka ha nominato i 25 ministri del suo esecutivo, escludendo i partiti estremisti della maggioranza, suoi alleati nelle elezioni. I due partiti estremisti, il marxista Janatha Vimukthi Peramuna (People’s Liberation Front, Jvp) e il Jathika Hela Urumaya (National Heritage Party, Jhu), composto da monaci buddisti, sosterranno il nuovo governo, pur senza ricoprire alcun incarico nella compagine.
Nuovo primo ministro è Ratnasiri Wickremanayake, 73 anni, uomo politico che si è sempre opposto a qualsiasi tipo di concessione ai tamil, e distintosi in passato come sostenitore di una politica nazionalista, di marca singalese-buddista. Wickremanayake, ex ministro per gli Affari buddisti, è anche il promotore dell’Act for the Protection of Religious Freedom, il disegno di legge anti-conversioni, non ancora votato dal Parlamento, e fortemente avversato dalle minoranze religiose e dalla Chiesa cattolica.
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