Da La Stampa del 23/07/2006
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200607articoli/8081...

Dopo 13 giorni di conflitto

Israele: apertura a forze di interposizione

BEIRUT. Dopo tredici giorni di guerra non dichiarata (gli scontri tra Israele e Hezbollah continuano, con rinnovata intensità), da Gerusalemme giunge una prima apertura al dislocamento di una forza di interposizione della Nato. Il segnale è chiaro e giunge dal ministro della Difesa israeliano, Amir Peretz, che ha parlato poco prima dell'arrivo del segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice. «Israele - ha detto Peretz - è disposta ad accettare il dispiegamento di una forza internazionale di interposizione a guida Nato, oppure con la partecipazione di forze dell'Alleanza Atlantica, nella parte libanese del confine con Israele».

In Medio Oriente, comunque, si continua a sparare. Nelle prime ore di stamattina forti esplosioni hanno scosso Beirut, mentre i caccia israeliani bersagliavano nuovamente i sobborghi meridionali della capitale libanese, roccaforte di Hezbollah. Un nuovo raid aereo israeliano ha colpito la capitale libanese anche questo pomeriggio.

Anche gli hezbollah continuano a sparare. Oggi sulla città israeliana di Haifa e dintorni è piovuta una nuova, lunga salva di razzi, che ha ucciso due persone e ne ha ferite gravenebte altre tre. Secondo il sito del quotidiano Haaretz, l'esercito israeliano è pronto ad allargare le operazioni nel Libano del Sud: occupato il villaggio di Maroun al Ras, il prossimo obiettivo sarebbe Bint Jbel, un vicino centro, più grande, dove sarebbe concentrato un fulto nucleo di guerriglieri Hezbollah.

E mentre a Beirut arrivano proprio dall'Italia i primi aiuti umanitari, mentre la diplomazia internazionale fa rotta su Gerusalemme, dalla capitale libanese arrivano rassicurazioni sui due soldati israeliani rapiti, la cui liberazione resta per Israele conditio sine qua non per una tregua. «I militari israeliani rapiti dalle milizie sciite libanesi di Hezbollah» si trovano in buona salute ed in un luogo sicuro«, ha affermato il ministro degli Esteri libanese, Faouzi Salloukh, considerato vicino a Hezbolah, «se gli israeliani accetteranno un cessate il fuoco, ne seguirà uno scambio di prigionieri».

Dall'Italia, a bordo dell'unità della Marina militare San Giorgio, sono arrivati i primi aiuti per la popolazione civile in Libano. «E 'la prima nave che porta aiuti umanitari in Libano» ha confermato l'ambasciatore a Beirut italiano Franco Mistretta, che riferisce dei «caldi ringraziamenti» al governo italiano da parte del premier libanese Fuad Siniora. Gli aiuti saranno consegnati soltanto a chi «non è in armi». L'invio di aiuti - 112 tonnellate di materialei, che comprendono cibo, kit sanitari, tende e materassi e anche alcune ambulanze e automezzi - è stato disposto dal Vicepremier e ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, in risposta alle richieste del governo libanese, precisa da Roma unanota della Farnesina.

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