Da ATS del 07/06/2006

Entro il 2015

Traffico di armi: 43 Paesi si impegnano a ridurre le guerre ed il commercio illegale

Stati Uniti grandi assenti

GINEVRA - L'uso indiscriminato di armi leggere nel mondo fa ogni giorno un migliaio di morti. La lotta contro il traffico illecito di armi del genere è l'unico modo di ridurre la violenza armata entro il 2015. È questo il principale impegno preso oggi a Ginevra dalla comunità internazionale - Svizzera in testa - per combattere il flagello delle guerre, principale freno allo sviluppo dei Paesi poveri. Grandi assenti della riunione gli Stati Uniti, contrari ad un accordo vincolante che limiti il commercio di armi nel mondo.

La conferenza convocata su iniziativa della Svizzera e del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) ha visto la partecipazione di 43 Paesi e di una decina di organizzazioni umanitarie, fra cui il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR).

"Gli Stati colpiti da guerre civili o da conflitti internazionali hanno scarse possibilità di realizzare nel 2015 gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo. Se vogliamo raggiungere questo traguardo, dobbiamo impegnarci nella lotta al traffico illecito di armi leggere", ha sottolineato la consigliera federale Micheline Calmy-Rey, inaugurando la conferenza. "È ormai imperativo integrare la dimensione della lotta contro la violenza armata nei programmi di aiuto allo sviluppo", ha aggiunto la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).


IMPEGNO COMUNE SANCITO DA UNA DICHIARAZIONE

I 43 Stati presenti hanno accolto l'invito della Svizzera e dell'UNDP, approvando una Dichiarazione di Ginevra in cui si impegnano "alla definizione di misure pratiche volte ad arginare la proliferazione, il traffico illegale e l'uso illecito di armi leggere". I firmatari della Dichiarazione si riuniranno di nuovo fra due anni per valutare i progressi realizzati.

La risoluzione è ovviamente aperta agli altri Stati. Fra i Paesi firmatari figurano oltre alla Svizzera diverse nazioni europee, fra cui la Francia, il Regno Unito e la Germania ma non gli Stati Uniti, la Russia e la Cina, grandi produttori di armi, che continuano ad opporsi con veemenza a trattati troppo vincolanti in questo campo.

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