Da ATS del 06/04/2006
Serbia: Mladic, si stringe cerchio attorno a famiglia
BELGRADO - Si stringe attorno ai parenti prossimi, figlio compreso, la tenaglia di una caccia che sembra farsi più serrata nei confronti del generale Ratko Mladic: l'ex capo militare serbo-bosniaco ricercato da un decennio per genocidio e crimini di guerra che Belgrado - dopo tanti rinvii e ultimatum a vuoto - ha promesso di catturare e consegnare entro fine aprile al tribunale internazionale dell'Aja (Tpi).
Ad annunciarlo in queste ore sono le truppe dell'opposizione ultranazionalista serba, da sempre schierate in difesa di Mladic e degli altri compatrioti latitanti reduci dalle sanguinose guerre post-jugoslave degli anni '90. Truppe dalle quali si è levata in parlamento dapprima la voce del presunto fermo di alcuni familiari della moglie del generale e poi quello dello stesso Darko Mladic: figlio del fuggitivo e commerciante di computer a Belgrado, che secondo il numero due del partito radicale serbo (Srs), Aleksandar Vucic, sarebbe stato "arrestato" proprio oggi. Seppure - a quanto pare - solo per qualche ora.
Tutte notizie che il governo, la polizia e gli organi di sicurezza si guardano bene dal confermare. Ma anche dallo smentire. Mentre dall'Aja il portavoce della procuratrice del Tpi Carla Del Ponte, Anton Nikiforov, rileva che "qualcosa sta succedendo a Belgrado". E mostra di credere che stavolta "le chiare assicurazioni" del premier Vojislav Kostunica sulla volontà di chiudere una volta per tutte entro il 30 aprile il dossier Mladic - malgrado la diffusa diffidenza dell'opinione pubblica serba verso la giustizia internazionale, resa più acuta dalle circostanze della recente morte di Slobodan Milosevic nel carcere olandese di Scheveningen - troveranno riscontro concreto nei fatti.
In attesa di una verifica, per ora si tratta di aggrapparsi alle indiscrezioni. Tutte riconducibili a un'unica fonte: parenti e sostenitori dell'uomo inseguito invano da anni per nefandezze quali l'assedio di Sarajevo o la strage di Srebrenica (8000 civili bosniaci uccisi nel luglio 1995).
A segnalarsi sono soprattutto gli strilli dei deputati ultrà del partito radicale, i quali già ieri avevano cominciato a tuonare contro "il brutale pestaggio e l'arresto" subito a loro dire da Vuko e Miroslav Jedric, fratelli della moglie di Mladic. E oggi sono tornati alla carica rivelando di un interrogatorio subito da Darko Mladic nella sede del Bia, i servizi segreti serbi, e quindi del suo presunto fermo. Lo si vuole indurre a "tradire il padre", è stato denunciato.
Affermazioni accreditate anche dalla moglie del super-latitante, Bosilka, stando al tabloid turbo-patriottico Kurir, che mette in bocca oggi alla donna parole di protesta ("sono sotto shock, non credevo che arrivassero a far pressione così su di noi"). E le attribuisce la conferma del fermo di polizia diposto negli ultimi giorni non solo a danno dei propri fratelli - i due Jedric - ma anche di due cugini.
Bosilka Mladic, la quale smentisce risolutamente che qulacuno della famiglia sappia dove si trovi il marito, racconta inoltre di vessazioni fiscali che sarebbero state scatenate sull'attività commerciale del figlio Darko già da giorni.
Azioni che, se confermate, starebbero a significare una chiara intensificazione delle indagini. Destinate a sfociare nell'arresto o in alternativa - come sembrano auspicare molti militari e revanscisti vari - in un clamoroso suicidio.
Per il governo di Kostunica è in gioco del resto la credibilità internazionale, dopo la decisione dell'Ue di non congelare i negoziati di associazione e stabilizzazione con Belgrado e di prorogare a fine aprile l'ennesimo ultimatum sul caso Mladic, fissato in precedenza per il giorno 5.
Una posta che val bene il pericolo di una sfida alla retorica declamatoria del leader ultranazionalista Tomislav Nikolic. Pronto a evocare ieri sera fantomatiche proteste di piazza "spontanee" in caso di estradizione dell'ex comandante serbo-bosniaco. Ma anche a negare che il suo partito voglia gettare oltre misura benzina sul fuoco.
Ad annunciarlo in queste ore sono le truppe dell'opposizione ultranazionalista serba, da sempre schierate in difesa di Mladic e degli altri compatrioti latitanti reduci dalle sanguinose guerre post-jugoslave degli anni '90. Truppe dalle quali si è levata in parlamento dapprima la voce del presunto fermo di alcuni familiari della moglie del generale e poi quello dello stesso Darko Mladic: figlio del fuggitivo e commerciante di computer a Belgrado, che secondo il numero due del partito radicale serbo (Srs), Aleksandar Vucic, sarebbe stato "arrestato" proprio oggi. Seppure - a quanto pare - solo per qualche ora.
Tutte notizie che il governo, la polizia e gli organi di sicurezza si guardano bene dal confermare. Ma anche dallo smentire. Mentre dall'Aja il portavoce della procuratrice del Tpi Carla Del Ponte, Anton Nikiforov, rileva che "qualcosa sta succedendo a Belgrado". E mostra di credere che stavolta "le chiare assicurazioni" del premier Vojislav Kostunica sulla volontà di chiudere una volta per tutte entro il 30 aprile il dossier Mladic - malgrado la diffusa diffidenza dell'opinione pubblica serba verso la giustizia internazionale, resa più acuta dalle circostanze della recente morte di Slobodan Milosevic nel carcere olandese di Scheveningen - troveranno riscontro concreto nei fatti.
In attesa di una verifica, per ora si tratta di aggrapparsi alle indiscrezioni. Tutte riconducibili a un'unica fonte: parenti e sostenitori dell'uomo inseguito invano da anni per nefandezze quali l'assedio di Sarajevo o la strage di Srebrenica (8000 civili bosniaci uccisi nel luglio 1995).
A segnalarsi sono soprattutto gli strilli dei deputati ultrà del partito radicale, i quali già ieri avevano cominciato a tuonare contro "il brutale pestaggio e l'arresto" subito a loro dire da Vuko e Miroslav Jedric, fratelli della moglie di Mladic. E oggi sono tornati alla carica rivelando di un interrogatorio subito da Darko Mladic nella sede del Bia, i servizi segreti serbi, e quindi del suo presunto fermo. Lo si vuole indurre a "tradire il padre", è stato denunciato.
Affermazioni accreditate anche dalla moglie del super-latitante, Bosilka, stando al tabloid turbo-patriottico Kurir, che mette in bocca oggi alla donna parole di protesta ("sono sotto shock, non credevo che arrivassero a far pressione così su di noi"). E le attribuisce la conferma del fermo di polizia diposto negli ultimi giorni non solo a danno dei propri fratelli - i due Jedric - ma anche di due cugini.
Bosilka Mladic, la quale smentisce risolutamente che qulacuno della famiglia sappia dove si trovi il marito, racconta inoltre di vessazioni fiscali che sarebbero state scatenate sull'attività commerciale del figlio Darko già da giorni.
Azioni che, se confermate, starebbero a significare una chiara intensificazione delle indagini. Destinate a sfociare nell'arresto o in alternativa - come sembrano auspicare molti militari e revanscisti vari - in un clamoroso suicidio.
Per il governo di Kostunica è in gioco del resto la credibilità internazionale, dopo la decisione dell'Ue di non congelare i negoziati di associazione e stabilizzazione con Belgrado e di prorogare a fine aprile l'ennesimo ultimatum sul caso Mladic, fissato in precedenza per il giorno 5.
Una posta che val bene il pericolo di una sfida alla retorica declamatoria del leader ultranazionalista Tomislav Nikolic. Pronto a evocare ieri sera fantomatiche proteste di piazza "spontanee" in caso di estradizione dell'ex comandante serbo-bosniaco. Ma anche a negare che il suo partito voglia gettare oltre misura benzina sul fuoco.
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