Da La Repubblica del 07/11/2005
Successo scontato del partito di maggioranza ma dilagano in tutto il paese le accuse di brogli
Azerbaijan, vince il governo ma l'opposizione scende in piazza
Baku presidiata dall'esercito, posti di blocco e militari pronti a intervenire sulla folla
Dubbi tra gli osservatori esterni ma gli Usa hanno già riconosciuto Aliev
di Giampaolo Visetti
BAKU - Vince ma cala la maggioranza governativa, ferma ai minimi l'opposizione, trionfano i candidati indipendenti. Esplodono così in Azerbaijan la confusione e lo scontro annunciato. Appena chiuse le urne delle legislative, l'opposizione ha denunciato ieri sera la «falsificazione totale» del voto. I leader del blocco «Azadliq», che si ispirano alla «rivoluzione arancione» di un anno fa in Ucraina, hanno chiesto alla popolazione di scendere in piazza per imporre alle autorità la ripetizione delle elezioni.
«Il voto non rispecchia la volontà popolare: sono le votazioni più false della storia del Paese». Gli oppositori del presidente Ilham Aliev hanno annunciato che da domani organizzeranno manifestazioni a Baku. Davanti ai palazzi del governo tenteranno di montare le tendopoli, la folla sfilerà alzando garofani rossi e invocando «libertà». Il partito «Musavat» ha precisato che «la battaglia sarà lunga, ma legale e pacifica». Per «Nuovo Azerbaijan», il partito presidenziale, «l'opposizione ha dichiarato di non riconoscere i risultati prima ancora che i seggi fossero chiusi, ammettendo così la sconfitta». Secondo il governo il voto è stato regolare e i brogli denunciati non cambierebbero i risultati. Le forze presidenziali sostengono di aver centrato la conferma di 75 seggi su 125 nel parlamento. Alle urne è andato però solo il 46,83% degli elettori e l'opposizione denuncia le pressioni delle autorità per impedire di votare ai non allineati.
Con il passare delle ore la tensione nella capitale è salita. Dopo arresti e repressioni in campagna elettorale, migliaia le denunce di brogli. Pullman carichi di elettori fedeli, pacchi di schede pre-votate, defunti nelle liste dei votanti, rappresentanti del potere dentro le cabine. La commissione elettorale a tarda sera ha annullato le elezioni in 20 circoscrizioni.
Toccherà ad Aliev decidere se ripetere il voto. Il ministro degli Interni ha denunciato «le provocazioni degli estremisti di opposizione» e ha avvertito che «qualsiasi protesta illegale o non autorizzata sarà repressa con la forza». Baku è presidiata da oltre 5 mila agenti. Esercito e posti di blocco alle porte della capitale, 15 mila militari in città e villaggi. Aliev teme le violenze del 2003, quando successe al padre Gheidar. Alla vigilia del voto ha denunciato di aver sventato un colpo di stato: arrestati ministri e leader dell'opposizione. Secondo due exit-poll americani, il partito presidenziale avrebbe in realtà perso 20 seggi, fermandosi a 56. Anche l'opposizione organizzata di «Azadliq» uscirebbe con le ossa rotte: solo 12 seggi, rispetto ai 15 del 2000. Trionfo invece per gli «indipendenti», che avrebbero conquistato 38 seggi. Il resto a gruppi minori.
Sugli inediti sondaggi è però bufera. La pubblicazione completa è stato rinviata. Il governo si è scagliato contro i rilevamenti quando ancora di essi non c'era traccia. Il giallo tradisce la tensione sul giudizio internazionale. Da questo dipende buona parte della possibilità di un'altra rivoluzione nell'ex Urss, simile a quelle in Georgia, Ucraina e Kirghizistan. I 1500 osservatori internazionali hanno anticipato solo di avere già «un'impressione netta». L'Osce pubblicherà oggi il suo rapporto. Gli osservatori della Csi, i Paesi ex sovietici, hanno dichiarato invece che «non ci sono state irregolarità significative». La Russia sostiene il potere di Aliev e vuole stabilità. Usa e Ue chiedono, con toni sempre più prudenti, maggiore democrazia in Azerbaijan. Gli interessi politici ed economici sono enormi. Mosca punta a riprendere l'influenza perduta nel Caucaso del sud, l'Occidente difende le proprie fonti di petrolio e gas, 100 miliardi di dollari solo nei prossimi 5 anni. Così, nella notte, anche da Washington è arrivato un sostanziale disco verde per Aliev.
«Il voto non rispecchia la volontà popolare: sono le votazioni più false della storia del Paese». Gli oppositori del presidente Ilham Aliev hanno annunciato che da domani organizzeranno manifestazioni a Baku. Davanti ai palazzi del governo tenteranno di montare le tendopoli, la folla sfilerà alzando garofani rossi e invocando «libertà». Il partito «Musavat» ha precisato che «la battaglia sarà lunga, ma legale e pacifica». Per «Nuovo Azerbaijan», il partito presidenziale, «l'opposizione ha dichiarato di non riconoscere i risultati prima ancora che i seggi fossero chiusi, ammettendo così la sconfitta». Secondo il governo il voto è stato regolare e i brogli denunciati non cambierebbero i risultati. Le forze presidenziali sostengono di aver centrato la conferma di 75 seggi su 125 nel parlamento. Alle urne è andato però solo il 46,83% degli elettori e l'opposizione denuncia le pressioni delle autorità per impedire di votare ai non allineati.
Con il passare delle ore la tensione nella capitale è salita. Dopo arresti e repressioni in campagna elettorale, migliaia le denunce di brogli. Pullman carichi di elettori fedeli, pacchi di schede pre-votate, defunti nelle liste dei votanti, rappresentanti del potere dentro le cabine. La commissione elettorale a tarda sera ha annullato le elezioni in 20 circoscrizioni.
Toccherà ad Aliev decidere se ripetere il voto. Il ministro degli Interni ha denunciato «le provocazioni degli estremisti di opposizione» e ha avvertito che «qualsiasi protesta illegale o non autorizzata sarà repressa con la forza». Baku è presidiata da oltre 5 mila agenti. Esercito e posti di blocco alle porte della capitale, 15 mila militari in città e villaggi. Aliev teme le violenze del 2003, quando successe al padre Gheidar. Alla vigilia del voto ha denunciato di aver sventato un colpo di stato: arrestati ministri e leader dell'opposizione. Secondo due exit-poll americani, il partito presidenziale avrebbe in realtà perso 20 seggi, fermandosi a 56. Anche l'opposizione organizzata di «Azadliq» uscirebbe con le ossa rotte: solo 12 seggi, rispetto ai 15 del 2000. Trionfo invece per gli «indipendenti», che avrebbero conquistato 38 seggi. Il resto a gruppi minori.
Sugli inediti sondaggi è però bufera. La pubblicazione completa è stato rinviata. Il governo si è scagliato contro i rilevamenti quando ancora di essi non c'era traccia. Il giallo tradisce la tensione sul giudizio internazionale. Da questo dipende buona parte della possibilità di un'altra rivoluzione nell'ex Urss, simile a quelle in Georgia, Ucraina e Kirghizistan. I 1500 osservatori internazionali hanno anticipato solo di avere già «un'impressione netta». L'Osce pubblicherà oggi il suo rapporto. Gli osservatori della Csi, i Paesi ex sovietici, hanno dichiarato invece che «non ci sono state irregolarità significative». La Russia sostiene il potere di Aliev e vuole stabilità. Usa e Ue chiedono, con toni sempre più prudenti, maggiore democrazia in Azerbaijan. Gli interessi politici ed economici sono enormi. Mosca punta a riprendere l'influenza perduta nel Caucaso del sud, l'Occidente difende le proprie fonti di petrolio e gas, 100 miliardi di dollari solo nei prossimi 5 anni. Così, nella notte, anche da Washington è arrivato un sostanziale disco verde per Aliev.
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