Da La Repubblica del 28/06/2004
Genova, Veronesi annuncia una nuova cura: 5 minuti di radioterapia dopo l´asportazione della mammella. Su 600 casi, 3 recidive
Cancro al seno, la rivoluzione "Così si sconfigge per sempre"
Per l´oncologo la legge sulla fecondazione "è incivile, colpisce la donna e non l´aiuta"
Il direttore dell´Ieo: "Progresso importante ma siamo solo ai risultati preliminari"
di Donatella Alfonso
GENOVA -Una radioterapia concentrata in cinque minuti, una "scarica" esattamente mirata da un braccio-robot nel punto dove è appena stato asportato il tumore al seno, con la paziente ancora sul tavolo operatorio; una volta uscita dall´ospedale, la donna deve solo pensare a superare lo stress della malattia e sottoporsi ai controlli, senza dover affrontare le sei settimane di radioterapia previste abitualmente. Racconta Umberto Veronesi, direttore dell´Istituto Europeo di Oncologia ed ex ministro della Sanità ad una platea attenta di duemila ginecologi a congresso ai Magazzini del Cotone a Genova, che seicento donne sono state curate in cinque anni con questa tecnica, messa a punto all´Ieo, e i risultati sono lusinghieri: tre casi di recidiva del tumore, un caso di fibrosi post operatoria e quindici di fibrosi leggera. Ma soprattutto, sotto il profilo psicologico e della vita quotidiana, un grandissimo vantaggio. «Le donne non devono più sottoporsi al disagio della terapia, agli spostamenti se abitano lontano dai centri di cura - spiega Veronesi - E´ un progresso estremamente importante. La maggior parte delle pazienti aderisce più che volentieri a questa terapia della quale, voglio sottolinearlo, siamo comunque ancora ai risultati preliminari; posso dire che, se mai, dobbiamo rallentare gli entusiasmi».
La lotta contro il tumore al seno che, come ha ricordato Veronesi nella sua lezione magistrale, vede calare sensibilmente la mortalità mentre aumenta purtroppo il numero dei casi, ha quindi un nuovo amico, che si chiama "Eliot" (Electronic Intraoperative Therapy). E´ un acceleratore lineare mobile di ultima generazione, fornito di un braccio robotico che entra in campo sparando la sua "raffica" curativa al termine dell´operazione chirurgica, dopo l´asportazione del tumore e la ricostruzione della mammella. Ma la ricerca non si ferma qui: il gruppo internazionale che lavora allo Ieo («Non ha senso dire che devono tornare in Italia i cervelli italiani; mi sembra patetico che ognuno resti a casa sua, la ricerca va avanti se c´è un crogiuolo di scienziati» dice Veronesi) sta studiando su 2000 donne in menopausa sottoposte alla terapia ormonale sostitutiva, la somministrazione di tamoxifene contro lo sviluppo di tumori. La nuova legge sulla procreazione assistita, invece, che Veronesi definisce «sciagurata, incivile, iniqua, che ci rimanda indietro di decenni, colpisce pesantemente la donna e non la aiuta» condanna le italiane con un´ereditarietà genetica per il tumore al seno, per cui la gravidanza è a rischio, a rinunciare alla possibilità di una fecondazione in vitro, come si sta studiando in Gran Bretagna: il genetista può accertare quali siano gli embrioni sani e impiantarli. «Ma in Italia una disgraziata legge limita a tre gli embrioni, e questo permetterà solo alle donne con possibilità economiche di andare all´estero» accusa l´oncologo. Cosa bisognerebbe fare? «Tornare alla legge precedente, rimettere le cose nella più assoluta libertà di fecondazione eterologa». Per permettere alle donne, persone tanto apprezzate («se avessi bisogno di farmi operare sceglierei un chirurgo donna, perché sono brave, pazienti e con un senso naturale nella manualità», dice sorridendo) di scegliere allo stesso tempo il loro destino e la loro salute.
La lotta contro il tumore al seno che, come ha ricordato Veronesi nella sua lezione magistrale, vede calare sensibilmente la mortalità mentre aumenta purtroppo il numero dei casi, ha quindi un nuovo amico, che si chiama "Eliot" (Electronic Intraoperative Therapy). E´ un acceleratore lineare mobile di ultima generazione, fornito di un braccio robotico che entra in campo sparando la sua "raffica" curativa al termine dell´operazione chirurgica, dopo l´asportazione del tumore e la ricostruzione della mammella. Ma la ricerca non si ferma qui: il gruppo internazionale che lavora allo Ieo («Non ha senso dire che devono tornare in Italia i cervelli italiani; mi sembra patetico che ognuno resti a casa sua, la ricerca va avanti se c´è un crogiuolo di scienziati» dice Veronesi) sta studiando su 2000 donne in menopausa sottoposte alla terapia ormonale sostitutiva, la somministrazione di tamoxifene contro lo sviluppo di tumori. La nuova legge sulla procreazione assistita, invece, che Veronesi definisce «sciagurata, incivile, iniqua, che ci rimanda indietro di decenni, colpisce pesantemente la donna e non la aiuta» condanna le italiane con un´ereditarietà genetica per il tumore al seno, per cui la gravidanza è a rischio, a rinunciare alla possibilità di una fecondazione in vitro, come si sta studiando in Gran Bretagna: il genetista può accertare quali siano gli embrioni sani e impiantarli. «Ma in Italia una disgraziata legge limita a tre gli embrioni, e questo permetterà solo alle donne con possibilità economiche di andare all´estero» accusa l´oncologo. Cosa bisognerebbe fare? «Tornare alla legge precedente, rimettere le cose nella più assoluta libertà di fecondazione eterologa». Per permettere alle donne, persone tanto apprezzate («se avessi bisogno di farmi operare sceglierei un chirurgo donna, perché sono brave, pazienti e con un senso naturale nella manualità», dice sorridendo) di scegliere allo stesso tempo il loro destino e la loro salute.
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