Da La Repubblica del 15/12/2003
Originale su http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/esteri/irag11/bolzbolz/bolzbol...

La ricostruzione della cattura. Forse tradito da parenti o da un fedelissimo attirato dalla taglia: 25 milioni di dollari

Si è arreso in un sudicio cunicolo. Ha detto solo: "Non sparate"

"Un uomo vinto, rassegnato al suo destino" In azione i 600 uomini della IV Divisione Usa e i curdi

di Attilio Bolzoni

BAGDAD - Era in fondo a un cunicolo, sotterrato da due metri di fango. L'hanno venduto per 25 milioni di dollari e l'hanno trovato in quella buca soffocato dal tanfo e celato dallo sterco di capra.

L'hanno snidato i reparti speciali della 4a divisione di fanteria americana e i peshmerga del "Leone del Kurdistan", il villaggio di Al Dawr cinto d'assedio. Un rastrellamento tra le palme e il fiume, il primo soldatino che scivola nell'antro e si trova davanti quel che rimane d'un tiranno. Era disteso, rintanato al buio, intontito dal sonno, sudicio, rannicchiato vicino a una fessura che faceva passare l'aria. Era un'ombra, l'ombra di Saddam. Mormorava: "Non sparate".

In un cencioso villaggio nel nord dell'Iraq è finita la storia del raìs che ha fatto tremare il mondo. Il dittatore di Bagdad è stato catturato senza sparare un colpo intorno alle 20.30 dell'altro ieri, sabato 13 dicembre 2003. Non s'è arreso. Non ha tentato di prendere la pistola e nemmeno uno dei mitra che aveva accanto. Non ha fatto niente. Non ha detto nulla. Era già vinto, era già un uomo sconfitto ancor prima di vedere quel soldato con pala e piccone che aveva scoperchiato la sua tana, spostando qualche mattone e raschiando tra foglie e rifiuti.

Vestito all'araba con una lunga tunica bianca, la dishdasha, sopra aveva una sgualcita giacca blu e al collo una sciarpa. I suoi capelli tinti di nero pece erano lunghi quasi fino alle spalle, il volto sfigurato da un barbone arruffato e sozzo, un graffio sulla fronte, un altro sopra uno zigomo.

L'hanno tirato fuori di peso dalla fossa che era stata scavata dentro una casupola del villaggio di Al Dawr, piantagioni di palme che seguono il corso del Tigri fino a Tikrit, a 15 chilometri più su, tutto territorio che era e forse è ancora regno dei fedelissimi del raìs. Lui è rimasto al centro della casupola solo per qualche istante, poi è scomparso dentro un elicottero che se l'è portato via. Destinazione: un luogo segreto tra Bagdad e gli Usa. Nella casupola c'erano solo due uomini: le guardie del corpo, i suoi ultimi fidati servitori. E c'erano anche 750mila dollari. Tutti in biglietti di piccolo taglio, spiegazzati dentro un sacco di tela.

Pressappoco cento minuti prima era cominciata la più grande, "caccia all'uomo" del dopoguerra iracheno, operazione in codice "Alba rossa", azione militare battezzata proprio con quel nome perché ispirata al film di John Milius che nel 1984 raccontava l'avventura di alcuni studenti del Midwest, ragazzi che diventano partigiani per "difendere la libertà" all'ipotetico inizio d'una terza guerra mondiale scatenata dallo sbarco negli Usa di sovietici e cubani. Seicento militari della 4a Divisione comandati dal generale Ray Odierno e un gruppo di peshmerga guidati da Kousrat Rassul Alì, il combattente delle formazioni paramilitari curde conosciuto come "il Leone del Kurdistan", tutti gli uomini di "Alba rossa" disseminati nel nord dell'Iraq per stanare Saddam.

Da qualche settimana fiutavano le sue tracce intorno a Tikrit, informazioni sempre più precise, sempre più attendibili, fino a quando nel primo pomeriggio di sabato è arrivata quella decisiva dall'intelligence Usa.

Così è finito in trappola l'"Asso di picche" del famigerato mazzo di carte con la faccia dei superricercati del regime di Saddam. Cento minuti per prendere il raìs che braccavano da 248 giorni, da quel 9 aprile, da quando arrivarono le truppe Usa e fu l'inizio della fine dello "zio". Cento minuti per poi far dire al "governatore" Usa a Bagdad Paul Bremer: "We got him", lo abbiamo preso.

Ma come si sono spinti i seicento militari fino al villaggio di Al Dawr? Come hanno scoperto il covo di Saddam solo in queste ultime ore, dopo mesi e mesi d'inutili battute e inutili irruzioni in migliaia di fattorie nella provincia di Salahdin? Naturalmente ogni dettaglio - almeno per ora - è coperto dal top secret.

Ma c'è un tam-tam che porta alla taglia dei 25 milioni di dollari che il Pentagono aveva messo sulla testa di Saddam che porta alla spiata eccellente, ai possibili personaggi vicinissimi al raìs che lo avrebbero tradito.

Chi è stato? Un capo della guerriglia nel "triangolo sunnita" a nord di Bagdad? Uno sceicco della sua tribù? Uno dei luogotenenti più fidati? Una voce racconta d'una faida all'interno del commando ristretto degli ex gerarchi del regime ancora latitanti. Un'altra voce vuole che sia stata addirittura la moglie a "consegnare" il dittatore agli americani. Vero? Falso? "Non posso confermarlo", s'è limitato a rispondere il generale Ricardo Sanchez, capo delle forze d'occupazione in Iraq.

Il generale ha fornito alla stampa internazionale soltanto qualche particolare pittoresco dell'operazione. Come il nome degli obiettivi che si erano dati i suoi soldati. La casupola del villaggio dove si nascondeva Saddam era stata identificata come "Wolverine Two", Ghiottone Due. Un'altra fattoria sospetta era "Wolverine One", Ghiottone Uno.

In "Alba Rossa" i ragazzi che prendevano le armi per combattere gli invasori si facevano chiamare wolverines, ghiottoni.

È stato un vero show l'annuncio della cattura di Saddam in diretta davanti alle tv, conferenza stampa scarna di retroscena verosimili ma con le spettacolari immagini dell'ex padrone di Bagdad mostrate in maxischermo al mondo intero.

All'improvviso. Saddam prima e dopo, con barba e senza barba, Saddam esibito come trofeo e con il viso rasato per una più sicura identificazione a vista, Saddam ripreso da vicino mentre apre grande la bocca e fa vedere la gola a un medico che lo sta visitando.

Prima erano state confrontate alcune cicatrici sul corpo del dittatore con quelle che risultavano dai "rapporti" degli specialisti dell'intelligence, e sarebbe già stato eseguito perfino l'esame del Dna con esito positivo. Ma poco dopo la cattura ogni dubbio l'aveva sciolto anche l'ex vicepremier Tareq Aziz, da 7 mesi prigioniero degli americani. Portato davanti al suo raìs, con un soffio di voce Aziz ha riconosciuto il suo padrone di una vita con solo due parole: "È lui".

Era un uomo stanco il tiranno riparato nella sua miserabile tana di Al Dawr. "M'è apparso rassegnato al suo destino", ha raccontato il generale Sanchez rivelando un po' enigmaticamente che il dittatore gli è sembrato "collaborativo". Poi ha annunciato che la caccia della 4a Divisione non s'è ancora fermata. Continua nelle province a nord di Bagdad contro gli altri 13 latitanti del mazzo di carte. Sono gli ultimi. Gli ultimi dopo quell'uomo che puzzava come un caprone nella sua fossa, che non si lavava da giorni, che oramai non si fidava di nessuno se non di se stesso. Era proprio alla fine il raìs di Bagdad. Annientato dalla sua solitudine.

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