Da L'Espresso del 26/06/2003

Nucleare? Yes please

Gli impianti in funzione sono vecchi. Così l’amministrazione di George Bush spinge per finanziare sei nuove centrali

di Enrico Pedemonte

New York – Nils Diaz annuncia che il Rinascimento nucleare è vicino negli Stati Uniti. Diaz, che è presidente della Nuclear Regolatory Commission, l’ente di controllo sulle centrali atomiche, assicura che entro la fine del 2003 tre grandi aziende americane chiederanno la licenza per costruire nuovi impianti. Sono la Exelon la Entergy e la Dominion Resources.

Per i sostenitori del nucleare è una svolta inattesa. E dalla fine degli anni Settanta che un impianto non viene commissionato all’industria americana. Nel 1979 l’incidente di Three Mile Island mise in allarme rosso l’industria nucleare. Poi, nel 1986, il disastro di Chernobyl decretò il blocco definitivo di tutti i progetti negli Stati Uniti e in gran parte del mondo, Italia compresa. Ma ora l’amministrazione Bush vuole rilanciare il settore e l’industria comincia a progettare impianti.

Giovedì 12 giugno il Senato Usa ha approvato nuovi finanziamenti pubblici alle industrie interessate per la costruzione di sei nuove centrali. La maggioranza è stata raggiunta a fatica (50 a 48), ma sembra probabile che la legge verrà approvata alla Camera, dove i repubblicani hanno una posizione più solida. Se così fosse, sull’industria privata pioverebbero 15 miliardi di dollari di finanziamenti agevolati per la costruzione di sei o sette nuovi impianti e la rinascita del nucleare andrebbe ad aggiungersi all’elenco delle svolte impresse dall’amministrazione Bush alla politica americana. Da tempo i sostenitori del nucleare hanno lanciato l’allarme. 1103 impianti oggi in funzione negli Stati Uniti sono vecchi. E alla fine del decennio dovrebbero cominciare a chiudere, a meno che il governo noti decida di cambiare le regole allungando la vita legale delle centrali. Ma siccome gli impianti nucleari producono circa il 20 per cento dell’energia consumata negli Stati Uniti, la chiusura dì quegli impianti sarebbe un colpo duro per l’economia del paese, perché in pochi anni la dipendenza energetica degli Usa dall’estero avrebbe un’impennata.

Gli esperti dell’industria sostengono che, se le licenze fossero concesse rapidamente, i primi impianti nuovi potrebbero entrare in funzione nel 2010, in tempo per sostituire le centrali in chiusura. I pessimisti ricordano l’incubo che l’industria nucleare attraversò negli anni Settanta, quando i costi per la sicurezza continuavano a salire e le aziende rischiavano la bancarotta. L’ultima delle centrali entrate in funzione, la Watts Bar nel Tennessee, che fu accesa per la prima volta nel 1973, è stata definitivamente spenta nel 1996, dopo annidi polemiche sulla sicurezza e un conto economico disastroso.

Ma i filonucleari dell’amministrazione Bush sostengono che dagli anni Settanta tutto è cambiato. Il ministro per l’Energia, Spencer Abraham, grande animatore del nuovo corso nucleare, dice che in futuro non ci vorranno più dieci anni per portare a termine un impianto: ne basteranno tre. I progetti saranno più semplici da gestire e i costi non andranno più fuori controllo. E i problemi della sicurezza, secondo lui, sono ormai alle spalle. Negli anni Settanta, quando furono costruiti gli ultimi impianti, non esistevano ancora i personal computer. Da allora è passata un’intera generazione tecnologica.

Resta in piedi il problema delle scorie, che oggi sono sparse all’aperto in 77 siti sparsi in tutti gli Stati Uniti. Ma anche qui l’amministrazione Bush ha battuto i pugni sul tavolo e l’anno scorso, grazie a un voto del Congresso, ha ottenuto che il sito di Yucca Mountain, un’arida catena montuosa in pieno deserto del Nevada, diventasse ufficialmente il punto di raccolta di tutti i rifiuti radioattivi dell’industria nucleare degli Stati Uniti. Se tutti i ricorsi degli ambientalisti saranno superati, i primi camion carichi di scorie inizieranno ad arrivare nel 2010, che è così diventato ufficialmente l’anno della riscossa nucleare.

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