Da Punto Informatico del 15/03/2006
Originale su http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=58360
Pechino: in Cina non esiste la censura
Il problema della censura online, secondo il premier Wen Jiabao, non esiste: ogni utente cinese ha diritto ad esprimersi liberamente, a patto che non parli male del Partito Comunista. Wen: questa è libertà responsabile
di Tommaso Lombardi
Pechino - Il parere del premier cinese Wen Jiabao sulla censura online, frutto d'una antica dottrina politica, è di una chiarezza estrema: "I cittadini cinesi hanno la libertà d'esprimersi e di pubblicare liberamente le proprie idee", si apprende dall'agenzia di stato Xinhua, "a patto che rispettino la legge e non intacchino gli interessi dello stato e la priorità della sicurezza del paese".
Un'opinione che nega la realtà dei fatti. Una realtà più che eloquente, quasi dolorosa: dimostrata da moltissimi casi, come quello del giornalista Shi Tao, colpevole di aver fatto circolare via Internet una direttiva delle autorità di Pechino che vietava alla stampa di parlare dell'anniversario delle proteste di piazza Tiananmen e perciò condannato a 10 anni di reclusione.
"Il Partito Comunista Cinese è convinto che le aziende che operano nel settore di Internet debbano mantenere un alto standard di autodisciplina", continua Wen, "così che qualsiasi sito web informativo si astenga dalla diffusione di informazioni o servizi fuorvianti, capaci di destabilizzare l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale" - questa è la dottrina Wen.
Negli anni passati, per esempio, i media online cinesi non hanno mai affrontato l'emergenza SARS. Ugualmente, quasi tutte le testate telematiche della Repubblica Popolare Cinese continuano a parlare di "ottimi risultati nel trattamento delle infezioni da HIV", quando organizzazioni come Human Rights Watch e Reporters Sans Frontières parlano di una terribile pandemia di AIDS totalmente sottovalutata (ed insabbiata) dal governo centrale di Pechino.
Nel frattempo, le pressioni internazionali per avviare un lento cambiamento dello scenario telematico cinese continuano a farsi più numerose. I paesi occidentali, consci del fatto che il mercato informatico e telematico cinese è il più interessante ed il più promettente del pianeta, stanno tentando di convincere Pechino ad imboccare la strada della libertà online.
Gli Stati Uniti, schieratisi contro le politiche della Repubblica Popolare Cinese, sono tuttavia convinti che "la Cina ha già imboccato la direzione giusta verso riforme democratiche". Il ministro degli esteri tedesco, Frank Steinmeier, lo scorso mese ha ricordato a Wen Jiabao che l'Europa spera "in maggiori libertà per gli utenti Internet cinesi", pari a quelle "garantite ai cittadini delle grandi democrazie".
Un'opinione che nega la realtà dei fatti. Una realtà più che eloquente, quasi dolorosa: dimostrata da moltissimi casi, come quello del giornalista Shi Tao, colpevole di aver fatto circolare via Internet una direttiva delle autorità di Pechino che vietava alla stampa di parlare dell'anniversario delle proteste di piazza Tiananmen e perciò condannato a 10 anni di reclusione.
"Il Partito Comunista Cinese è convinto che le aziende che operano nel settore di Internet debbano mantenere un alto standard di autodisciplina", continua Wen, "così che qualsiasi sito web informativo si astenga dalla diffusione di informazioni o servizi fuorvianti, capaci di destabilizzare l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale" - questa è la dottrina Wen.
Negli anni passati, per esempio, i media online cinesi non hanno mai affrontato l'emergenza SARS. Ugualmente, quasi tutte le testate telematiche della Repubblica Popolare Cinese continuano a parlare di "ottimi risultati nel trattamento delle infezioni da HIV", quando organizzazioni come Human Rights Watch e Reporters Sans Frontières parlano di una terribile pandemia di AIDS totalmente sottovalutata (ed insabbiata) dal governo centrale di Pechino.
Nel frattempo, le pressioni internazionali per avviare un lento cambiamento dello scenario telematico cinese continuano a farsi più numerose. I paesi occidentali, consci del fatto che il mercato informatico e telematico cinese è il più interessante ed il più promettente del pianeta, stanno tentando di convincere Pechino ad imboccare la strada della libertà online.
Gli Stati Uniti, schieratisi contro le politiche della Repubblica Popolare Cinese, sono tuttavia convinti che "la Cina ha già imboccato la direzione giusta verso riforme democratiche". Il ministro degli esteri tedesco, Frank Steinmeier, lo scorso mese ha ricordato a Wen Jiabao che l'Europa spera "in maggiori libertà per gli utenti Internet cinesi", pari a quelle "garantite ai cittadini delle grandi democrazie".
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