Da Peace Reporter del 06/12/2005
Originale su http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=4250
Sotto stretto controllo
Si è chiuso il convegno sulla proliferazione di armi leggere
di Alessandro Grandi

LA DUE GIORNI. E’ stata una vera e propria ‘maratona’. Due giorni rinchiusi all’interno di un prestigioso albergo della capitale paraguayana, Asuncion, per discutere di proliferazione, vendita, controllo e commercio di armi.
In questo momento al mondo esistono all’incirca settecento milioni di armi e almeno altre otto milioni vengono costruite, e purtroppo commercializzate, annualmente. In sud America, soprattutto in certe regioni come la ‘tripla frontera’ o il Paraguay stesso, arrivare ad acquistare un rivoltella è facile come recarsi dal tabaccaio a comprare un pacchetto di sigarette. Anche per questo motivo la sezione di Amnesty Paraguay, ha voluto organizzare l’incontro ad Asuncion. Da qui è venuta l’idea di cercare di far adottare un Trattato Mondiale sul Commercio delle Armi (Arms Trade Treaty) a tutti i paesi del mondo. Le armi leggere sono le maggiori responsabili delle violenze che attanagliano molti paesi dell’America Latina.

Durante la conferenza sono state studiate delle strategie per fare in modo che le leggi delle singole nazioni in materia di armi arrivino ad essere quanto più possibile allineate. "E’ stato molto interessante questo dibattito", fa sapere da Asuncion Rosalia Vega, presdiente di Amnesty Paraguay. "E’ importante che i governi del mondo si impegnino a far approvare un Trattato che controlli la proliferazione di armi leggere che procurano danno in tutta l’America Latina".
Sono oltre 1100 le aziende al mondo che producono armi, munizioni e loro componenti. E la cifra, che già potrebbe sembrare molto alta, è in continuo aumento. Negli ultimi quattro decenni, infatti, sono quasi raddoppiate le aziende che producono armi leggere. Ma i dati sono chiari e dicono che le armi leggere sono oltremodo distruttive (uccidono annualmente molto di più di tutte le altre armi in circolazione), e che non c’è regolamentazione internazionale che ponga dei vincoli affinché questi strumenti di morte non arrivino nella mani dei potenti clan criminali (come nella mani dei piccoli delinquenti). “E’ necessario che tutti sappiano quello che accade in questa parte del mondo. Controllare il traffico di armi è diventata una necessità”, dice Rosalia Vega.
Tutti i controlli del caso sono lasciati ai governi dei paesi di produzione, i quali molto spesso se la devono vedere con leggi obsolete, inadeguate e facilmente aggirabili.

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