Da Corriere della Sera del 16/11/2005

Voto bipartisan mentre il presidente è in Asia. I repubblicani bocciano la richiesta per un calendario, ma impongono un rapporto ogni tre mesi

Il Senato a Bush: nel 2006 studi il ritiro

Scoperto un carcere delle forze di sicurezza di Bagdad: i detenuti morivano di fame

di Ennio Caretto

KYOTO - Le polemiche sull’Iraq inseguono Bush anche nel suo viaggio in Asia. Mentre il presidente è in volo per Kyoto, il Senato a Washington approva, con 79 voti a 19, una proposta repubblicana che chiede al presidente Bush di varare un’exit strategy e di presentare rapporti trimestrali sulla situazione irachena al Congresso.

La richiesta arriva proprio mentre a Bagdad viene scoperta una prigione gestita dalle forze di sicurezza irachene con 173 detenuti, malnutriti e alcuni con apparenti segni di tortura. Il primo ministro iracheno, Ibrahim Jaafari, ha annunciato un’inchiesta. Le notizie di maltrattamenti erano circolate da giorni, riportate spesso dai famigliari dei detenuti. E sono state proprio le forze americane a intervenire e a trovare, in una prigione del ministero degli Interni di Bagdad, la prigione degli abusi.

Le due notizie, da Washington e da Bagdad, hanno così riportato il presidente nel mezzo della crisi irachena, durante la prima tappa, giapponese, di un viaggio che oggi lo porterà nella Corea del Sud, sabato in Cina, e lunedì in Mongolia, mettendolo di fronte all’implicita richiesta di cominciare a ritirare le truppe se possibile nel 2006. Bush, giunto a sera nell’antica capitale giapponese, l’ha ignorata. Ma poche ore prima, durante uno scalo in Alaska, aveva segnalato di non volere cambiare strada: «Quando gli iracheni saranno capaci di difendersi le nostre truppe torneranno a casa con onore».

Nell’interpretazione della Casa Bianca, preavvertita della svolta del partito, la mozione repubblicana va più a vantaggio che a danno di Bush. I democratici avevano infatti sollecitato «un piano con le date previste del ripiegamento a tappe» dei 160 mila soldati in Iraq, ma i repubblicani, la maggioranza, hanno rifiutato ogni scadenza. Il loro leader Bill Frist, autore della mozione col capo della commissione alla Difesa Jack Warner, ha anzi accusato i democratici di proporre «una strategia di fuga». E’ stata la prima volta tuttavia che la destra ha individuato nel 2006 «un significativo anno di transizione verso la piena sovranità irachena che crei le condizioni per un graduale disimpegno».

Sebbene la Casa Bianca lo neghi, la «sorpresa di Kyoto» - così è stata chiamata la presa di posizione repubblicana - è dovuta all’inizio della campagna per il rinnovo del Congresso nel novembre 2006. In calo nei sondaggi come Bush, sceso secondo al Usa Today al 37%, con il 60% dell’elettorato ormai contrario alla guerra, scossi dagli scandali, i repubblicani vogliono cambiare rotta per evitare una sconfitta alle urne. E bacchettano il presidente su tre altre questioni cruciali: le carceri segrete della Cia, le torture dei detenuti, i tribunali militari.

Nel piano repubblicano, la Cia dovrebbe svelare dove sono le carceri; le torture vanno vietate; i detenuti a Guantanamo dovrebbero poter ricorrere alle Corti d'appello federali se condannati a 10 o più anni di detenzione dai tribunali militari. E’ quest’ultimo, un clamoroso ripensamento, perché inizialmente la destra aveva bocciato la sentenza della Corte suprema a favore dei ricorsi. Se passassero tutte queste mozioni, sarebbe la sconfitta dei falchi, il vicepresidente Cheney in testa. E’ probabile che Bush, per limitarla, prema fortemente sulla Camera, che dovrà approvare le mozioni del Senato, affinché le ammendi. E che oggi e domani esorti il Giappone e la Corea del Sud ad aiutarlo, e pertanto a non richiamare o a ridurre subito i loro contingenti in Iraq.

La Casa Bianca punta sul rafforzamento del ruolo degli Usa in Asia per distogliere l’attenzione dalla crisi. Il consigliere della Sicurezza Steven Hadley ha abbassato le aspettative della visita di Bush, dicendo che «non porterà grossi e immediati risultati». Ma il presidente non intende rientrare a Washington a mani vuote, a differenza di quanto accadde in America Latina. Oggi terrà un discorso sulla lotta al terrorismo e sulla esportazione della democrazia, sfidando anche la Cina, dove domenica andrà a messa in una chiesa protestante, a concedere la libertà di religione ai cittadini e a rispettare i diritti umani.

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