Da La Repubblica del 14/11/2003
Originale su http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/esteri/iraq7/sceicco/sceicco.html

Parla lo sceicco al-Munshed, ex governatore della provincia: "Sapevo dell'attacco"

"Italiani, siete nel mirino ma nessuno mi ha ascoltato"

di Renato Caprile

NASSIRIYA - Si dice che non cada foglia a Nassiriya che lui non sappia come, dove e quando. Ha occhi e orecchie dappertutto, lo sceicco Ali al-Munshed. E se è riuscito a sopravvivere a Saddam Hussein, del quale è sempre stato fiero nemico, ci deve essere del vero. Anche stavolta le sue antenne avevano captato qualcosa. Strani movimenti, un andirivieni sospetto di arabi, voci ricorrenti che era in preparazione qualcosa di clamoroso contro gli italiani.

Esattamente cosa, sceicco?
"Non ero stato certo informato di particolari come il giorno, il tipo di attentato o l'obiettivo. Mi era soltanto stato riferito che c'erano molte probabilità di un attacco contro i vostri soldati".

E cosa ha fatto?
"Cinque giorni fa ho inviato un fax alla direzione della polizia di Nassiriya. Poche righe con la mia firma, che credo valga qualcosa se non altro perché sono stato governatore di questa provincia".

Cosa c'era scritto nel fax?
"Ho ragione di credere che non meglio identificati gruppi terroristici stiano preparando un attentato con un'autobomba contro strutture o uomini di Antica Babilonia. Soltanto questo".

E dopo cosa è successo?
"Nessuno mi ha contattato. A dire il vero non so nemmeno se la polizia abbia inoltrato l'informazione ai diretti interessati".

Siamo a una dozzina di chilometri da Nassiriya, in un deserto di polvere. La città con i suoi rumori è lontana. Lo sceicco Ali al-Mumshed, 60 anni, alto, magro, capo della tribù al Ghazi vive qui. Ha case e diwan - i salotti in cui si ricevono amici e postulanti - un po' in tutta la regione, ma il luogo ove ritrova se stesso è questa enorme tenda dal tetto a pagoda, lunga 37 metri e larga dodici. Una tenda che è tribunale, piazza, posto di incontro e di ristoro insieme. Due imponenti stufe di ghisa assicurano che ci sia sempre tè bollente e riso da offrire agli ospiti .

"Quegli italiani caduti erano miei amici. Molti di loro sono stati qui seduti a bere tè e a parlare. Volevano capire per poter meglio aiutare il nostro paese. Brava gente con una grande carica di umanità. Sono sinceramente dispiaciuto".

Chi li ha uccisi e perché?
"Si dice i fedelissini di Saddam. Il che è vero solo in parte. I fedayn, le migliaia di soldati della Guardia repubblicana licenziati in blocco dagli americani, gli ex del Mukhabarat e del partito Baath sono soltanto uno dei fattori della guerriglia che sta insanguinando il paese. Ma chi ha colpito stavolta viene da fuori. Da Siria, Giordania e soprattutto da Arabia Saudita. I kamikaze non appartengono alla nostra cultura. Gli attentati agli americani, quelli con armi tradizionali, sono sicuramente opera di iracheni. Ma gli uomini-bomba no. Non escludo che la regia sia unica o che Saddam abbia stretto una sorta di patto scellerato con la rete di Bin Laden, ma ritengo importante sottolineare questa distinzione. Quanto al perché non ci sono dubbi: chi regge le fila di questo orrore vuole tutti fuori dai piedi, indipendentemente dalla nazionalità o dal fatto che siano o meno accettati dalla popolazione".

Lei in che rapporto è con il contingente italiano?
"Ottimo anche se la nostra collaborazione non è ancora al cento per cento".

Crede che Nassiriya possa trasformarsi in una seconda Bagdad?
"Temo di sì. Tutto l'Iraq corre questo rischio. Saddam questa resistenza l'ha organizzata bene e per tempo. Prima ancora della guerra. Sapeva di non potersi opporre alla potenza militare americana in campo aperto e ha puntato tutto sulla guerriglia. Per vendicarsi, lui che è dichiaratamente un laico, si è perfino alleato con al Qaeda. Si dice che abbia fatto arrivare intere legioni di aspiranti suicidi da un po' tutto l'islam fondamentalista. E io ci credo. Perché sono qui e sono davvero centinaia, nascosti in mezzo alla gente, pronti a farsi saltare in aria. Un esercito invisibile che non sarà facile fermare".

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