Da The Washington Post del 17/01/2005

Intervista al presidente americano alla vigilia dell´insediamento: "Con il voto è stata approvata la guerra a Saddam Hussein"

"Sull´Iraq l´America è con me"

Gli slogan per il secondo mandato: lotta al terrorismo e riforme sociali

"I nostri soldati lasceranno il paese quando gli iracheni saranno pronti"
"La gente deve sapere che sarò il presidente di tutti, non solo di chi mi ha votato"

di Michael A. Fletcher, Jim Vandehei

A BORDO DELL´AIR FORCE ONE - «Sono impaziente e non vedo l´ora che arrivi l´inaugurazione. Questa volta sarò molto più in grado di captare le immagini, i suoni, l´importanza del momento. L´altra volta ero troppo emozionato. Il mio secondo mandato mi entusiasma: le priorità sono vincere la guerra al terrorismo, diffondere la libertà e la democrazia. E in patria varare delle riforme per quei settori che altrimenti potrebbero dare problemi alle future generazioni: uno di questi è la social security, l´altra il sistema fiscale».

Presidente Bush, secondo il rapporto del National Intelligence Council, l´Iraq sta diventando un territorio per il reclutamento e l´addestramento di terroristi. Non è contraddizione con la sua affermazione che lei sta rendendo l´America più sicura?
«Quel rapporto dice che l´America deve rimanere sull´offensiva. Ci sono due modi per farlo. Utilizzare i nostri servizi d´intelligence per individuare e assicurare alla giustizia coloro che intendono farci del male prima che lo facciano e diffondere la libertà. Quello che dice il rapporto è vero: se non saremo determinati e scrupolosi, alcuni posti nel mondo potrebbero trasformarsi in nascondigli ideali per i terroristi. Abbiamo il dovere di far sì che questo non accada».

Il segretario Powell ha dichiarato che i soldati americani inizieranno a lasciare l´Iraq quest´anno. È vero?
«I soldati partiranno quanto prima possibile, ma non finché non avremo portato a termine la nostra missione. Parte di questa missione è addestrare gli iracheni per renderli capaci di combattere i terroristi. Quanto prima gli iracheni saranno pronti, tanto prima i nostri soldati inizieranno a tornare».

Sbaglio o lei non concorda con la dichiarazione di Powell?
«Il successo in Iraq dipende dagli iracheni, pertanto cerchiamo costantemente di valutare ciò che va fatto per migliorare l´addestramento. C´è qualcosa che apprezzo molto, tuttavia: è sia il presidente Yawar che il primo ministro Allawi sono determinati a far sì che le elezioni abbiano luogo. Come vedete, dunque, il processo politico è in corso di realizzazione».

L´Iraq è stato fonte di continue sorprese. Non siamo stati accolti da liberatori, come il vicepresidente Cheney ci aveva assicurato. Non abbiamo trovato le armi di distruzioni di massa come previsto. Il dopoguerra non è andato bene. Perché nessuno è stato chiamato a rispondere?
«C´è stata una fase in cui abbiamo risposto dell´accaduto, le elezioni del 2004. Il popolo americano ha ascoltato le varie opinioni, poi ha osservato i due candidati e ha scelto me, cosa di cui sono grato. In guerra le cose non vanno esattamente come pianificato. Nel corso di una missione così complicata possono succedere cose impreviste. Deve esserci una strategia flessibile, sempre continuando a tenere il fine ultimo, quello di un Iraq libero e democratico, non a nostra immagine, ma ad immagine dell´Iraq e delle loro tradizioni».

Secondo lei, perché Osama bin Laden non è stato catturato?
«Perché si nasconde».

I nostri alleati hanno fatto tutto il possibile per catturarlo?
«Gli stiamo dando la caccia».

Pensa che anche altri gli stiano dando la caccia? È soddisfatto di quello che gli altri paesi stanno facendo?
«Sì».

Non c´è nessuno di cui lei sia insoddisfatto?
«Bin Laden è in fuga in una remota zona della terra. E io non riesco a pensare a nessun nostro alleato che non sia pronto a fare tutto ciò che è necessario per trovarlo. Sono soddisfatto che la caccia continui e che egli sia isolato. Ovviamente sarò ancora più contento quando sarà assicurato alla giustizia. E sono sicuro che lo sarà».

Non la preoccupa il livello eccezionalmente alto di anti-americanismo che dilaga in particolare nel mondo musulmano?
«Il popolo afgano, che fa parte del mondo musulmano, è davvero felice che il governo degli Stati Uniti insieme ad altri li abbia liberati dai Taliban. Io ho il sospetto che molta gente nel mondo musulmano sia entusiasta per gli aiuti che i nostri soldati e le nostre soldatesse portano loro. I riformisti in Iran credo proprio che si augurino che il governo degli Stati Uniti sia determinato nel volere che la democrazia si diffonda. In alcune aree del mondo siamo impopolari, in altre graditi. Ma nel mondo musulmano chi davvero vuole la pace vedrà che la politica di questo governo porterà alla pace».

Secondo lei, Presidente, perché la città di Washington deve spendere 12 milioni di dollari per la sicurezza dell´inaugurazione?
«L´inaugurazione è un evento molto importante e potrebbe diventare un obiettivo per i terroristi. Quelle spese sono necessarie per migliorare la sicurezza, facendo sì che chi verrà all´inaugurazione possa sentirsi tranquillo e sicuro».

Presidente, sa che quasi il 90 per cento degli afro-americani ha votato contro di lei nelle ultime elezioni?
«Quanti?».

Quasi il 90 per cento: ed è un miglioramento rispetto al 2000. Come pensa di tirare dalla sua parte questi cittadini?
«Quando mi sono impegnato per la legge "No child left behind" in parte l´ho fatto perché capisco che molto spesso sono i bambini di colore delle città dell´interno a soffrire le conseguenze di un sistema che li lascia indietro. Ho fatto del mio meglio per migliorare le cose e continuerò a farlo. È importante che la gente sappia che sono il presidente di tutti, e che non starò alla Casa Bianca a studiare una politica che soddisfi soltanto chi mi ha votato».

Lei ha detto spesso che Washington è una città molto più polarizzata di quello che pensava, anche per un presidente.
«Sì, ed è uno dei miei crucci».

Che cosa pensa che sia possibile fare per abbattere le barriere?
«Ho fatto del mio meglio per collaborare con tutti, e penso che tutti noi dobbiamo fare del nostro meglio per instaurare un dialogo. Una buona occasione per cominciare sarà il mio discorso inaugurale, che voi tutti siete impazienti di ascoltare, ne sono sicuro».
Annotazioni − Articolo pubblicato il 17/01/2005 su "La Repubblica".
Traduzione di Anna Bissanti.

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