Da La Repubblica del 11/12/2004
Il premier del Likud ha invitato ufficialmente il leader laburista a far parte di un´alleanza con altri due partiti religiosi
Israele, per Peres un posto da vice-premier
Sharon prepara il governo di "unità nazionale" per il ritiro da Gaza
Dopo mesi di scontri, svolta sulla scena politica: nuovo esecutivo in 15 giorni
di Alberto Stabile
GERUSALEMME - Dopo mesi di scontri violenti e di polemiche feroci, la quiete rarefatta dello shabat è scesa sulla scena politica israeliana. Dalle fila del Likud non si levano più le urla dei ribelli. Ansioso di voltare pagina, Sharon, il vincitore, ha già diramato gli inviti ai laburisti e ai due partiti ultraortodossi, lo Shas e il partito della Torah Unita, che entreranno nella nuova coalizione di governo. Il negoziato comincerà domani, ma in realtà il grosso del lavoro è già stato fatto nelle scorse settimane, dietro le quinte. Per cui, gli uomini del premier possono con ragionevole sicurezza affermare che il nuovo governo sarà varato «in dieci o quindici giorni».
Dipendesse dalle volontà di Ariel Sharon e di Shimon Peres, ha commentato un analista politico di Haaretz, la nuova maggioranza sarebbe pronta per l´ora di pranzo. Come dire che i due leader, avversari sì, ma legati dallo stesso senso di appartenenza alla generazione dei fondatori, con quel che ne consegue in termini di rispetto reciproco e di senso di responsabilità, non hanno più niente da discutere, avendo da tempo fissato i termini della loro alleanza.
Shimon Peres sarà vice premier con ampi (ampi, non pieni) poteri sull´azione di governo, il cui compito principale è lo stesso che ne ha determinato la nascita: vale a dire il ritiro dell´esercito da Gaza e da una piccola porzione della Cisgiordania, con annesso smantellamento degli insediamenti. Quanto il ritiro da Gaza, insieme con l´affermarsi sulla scena di una nuova leadership palestinese, potranno favorire la ripresa del processo di pace, sarà precisante cura del vice primo ministro verificare. Ma colui che prenderà la decisione finale sarà sempre e soltanto Ariel Sharon.
Peres ha sempre liquidato come «volgari» le supposizioni secondo cui a dettare nei mesi scorsi le sue aperture a favore di un governo sempre più ridotto in pezzi sia stata la sete di potere di una parte dei laburisti. Di sicuro, la collaborazione al governo della sinistra non sarà gratuita. La richiesta resa pubblica dalla capogruppo Dalia Itzik, prima ancora che si apra il negoziato, è di tre ministeri, a parte Peres: Educazione (Pubblica Istruzione), Interno e Infrastrutture nazionali. Gli ultimi due dicasteri erano guidati da uomini di Shinui, il partito liberale di centro che ha abbandonato la coalizione per protesta contro i finanziamenti dello Stato agli utlra ortodossi. L´educazione era, ed è, appannaggio di Limor Livnat, Likud. E questo potrebbe creare qualche problema a Sharon.
Così come, qualche difficoltà nello svolgimento del negoziato potrebbe venire dallo Shas, il partito ultraortodosso sefardita che, come il partito della Torà Unita, ashkenazita, si è dichiarato contrario al ritiro da Gaza, ma, a differenza della Torà Unita, pretende di dire la sua sulle politiche economiche neo liberiste, e molto mal viste dai ceti poveri, del ministro delle Finanze, Netanyahu.
Dipendesse dalle volontà di Ariel Sharon e di Shimon Peres, ha commentato un analista politico di Haaretz, la nuova maggioranza sarebbe pronta per l´ora di pranzo. Come dire che i due leader, avversari sì, ma legati dallo stesso senso di appartenenza alla generazione dei fondatori, con quel che ne consegue in termini di rispetto reciproco e di senso di responsabilità, non hanno più niente da discutere, avendo da tempo fissato i termini della loro alleanza.
Shimon Peres sarà vice premier con ampi (ampi, non pieni) poteri sull´azione di governo, il cui compito principale è lo stesso che ne ha determinato la nascita: vale a dire il ritiro dell´esercito da Gaza e da una piccola porzione della Cisgiordania, con annesso smantellamento degli insediamenti. Quanto il ritiro da Gaza, insieme con l´affermarsi sulla scena di una nuova leadership palestinese, potranno favorire la ripresa del processo di pace, sarà precisante cura del vice primo ministro verificare. Ma colui che prenderà la decisione finale sarà sempre e soltanto Ariel Sharon.
Peres ha sempre liquidato come «volgari» le supposizioni secondo cui a dettare nei mesi scorsi le sue aperture a favore di un governo sempre più ridotto in pezzi sia stata la sete di potere di una parte dei laburisti. Di sicuro, la collaborazione al governo della sinistra non sarà gratuita. La richiesta resa pubblica dalla capogruppo Dalia Itzik, prima ancora che si apra il negoziato, è di tre ministeri, a parte Peres: Educazione (Pubblica Istruzione), Interno e Infrastrutture nazionali. Gli ultimi due dicasteri erano guidati da uomini di Shinui, il partito liberale di centro che ha abbandonato la coalizione per protesta contro i finanziamenti dello Stato agli utlra ortodossi. L´educazione era, ed è, appannaggio di Limor Livnat, Likud. E questo potrebbe creare qualche problema a Sharon.
Così come, qualche difficoltà nello svolgimento del negoziato potrebbe venire dallo Shas, il partito ultraortodosso sefardita che, come il partito della Torà Unita, ashkenazita, si è dichiarato contrario al ritiro da Gaza, ma, a differenza della Torà Unita, pretende di dire la sua sulle politiche economiche neo liberiste, e molto mal viste dai ceti poveri, del ministro delle Finanze, Netanyahu.