Da Corriere della Sera del 27/11/2004
Sarebbero i capi delle operazioni in Europa e Asia. Malcontento per le purghe del neo direttore Goss
Due super 007 lasciano la Cia
Dimissioni a catena per la riforma dei servizi. Bush vuole il 50% in più di spie
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Altri due alti dirigenti della Direzione operativa, la direzione preposta alle attività clandestine, si sono dimessi dalla Cia, il servizio segreto, dopo i suoi numero uno Stephen Kappes e il numero due Michael Sulik. Per ragioni di sicurezza, la Cia tace i nomi, riferisce solo che sono i responsabili dello spionaggio in Asia e in Europa. Ma le dimissioni confermano che alla Cia è ora in atto la più drastica ristrutturazione dagli anni ’70. Allora, la ristrutturazione fu dovuta alla complicità dei servizi nei golpe in Vietnam e in Cile, due scandali che scatenarono un traumatico repulisti. Oggi è frutto della determinazione del presidente Bush di evitare un bis dei fiaschi della Cia nella prevenzione del terrorismo e nella analisi prebellica dell’Iraq. Bush ha dato a Porter Goss, il nuovo direttore dei servizi, un neoconservatore spesso attaccato dai liberal, tre mesi per rinnovare la Cia. Il presidente vuole che il personale sia aumentato almeno del 50%. L'attività clandestina, ha ammonito, va intensificata e migliorata.
La settimana scorsa, Goss aveva annunciato che il rilancio dello spionaggio classico sarà il suo obbiettivo prioritario. Goss è un ex 007 - operò in America Latina negli anni ’60 - e l'ex presidente della Commissione al servizio segreto della Camera. È convinto che la Cia si sia burocratizzata e che faccia troppo affidamento sulle alte tecnologie e troppo poco sugli agenti in campo. La sospetta inoltre di slealtà nei confronti del presidente. Ha portato alla sua sede, il Palazzo di Langley intitolato a Bush padre, presso Washington, alcuni esperti del Congresso, tra cui il proprio capo di gabinetto Patrick Murray. Le sue «purghe», come le chiamano i critici della amministrazione, sono partite dall'alto, dal vicedirettore della Cia John McLaughlin e dal suo assistente Albert Krongard. Goss, ha scritto il New York Times , si è anche scontrato con numerosi agenti capo all'estero. Secondo il giornale, il clima dei servizi è così deteriorato che a giorni le dimissioni potrebbero moltiplicarsi.
La nomina di Goss a successore di George Tenet, due mesi fa, destò polemiche roventi. Tenet lasciò la Cia ad agosto all'apice della crisi causata dalla mancata scoperta delle armi di sterminio in Iraq. In un rapporto, Goss ne denunciò la gestione dei servizi: «La cronica avversione della Direzione operativa ai rischi rende impossibile l'attività clandestina. Occorre una immediata riforma o la strage dell'11 settembre del 2001 si ripeterà». Goss accusò la Cia di «non appoggiare a sufficienza l'amministrazione» per questioni politiche, un'accusa ribadita dal senatore repubblicano John McCain. I democratici protestarono che con la sua nomina i servizi sarebbero stati «eccessivamente politicizzati», ma vennero sconfitti. Oggi le polemiche s'accentuano. John McLaughlin ha sostenuto sul Washington Post che «l’intelligence è sempre leale al presidente, chiunque egli sia, ed estranea alle lotte di partito, non favorisce la fuga di notizie, ma deve essere obbiettiva».
L'ammiraglio Stanfield Turner, un democratico che nel '77, sotto il presidente Carter, riformò la Cia, dà parzialmente ragione a Bush e a Goss. A suo giudizio, è importante avere di nuovo quanti più James Bond possibili sul terreno. Spiega che la Direzione operativa è «la vacca sacra» dei servizi, e si oppone ai cambiamenti. Ma consiglia a Goss di procedere con cautela per non perdere i dirigenti più capaci, aggiungendo che per addestrare buoni agenti ci vogliono anni. È la stessa posizione di Tenet, che sta scrivendo un libro sulle Torri gemelle di Manhattan e l'Iraq. Tenet, che prima di andarsene aveva preparato una analoga riforma, ammette che la Cia non riuscì a infiltrare Al Qaeda né a mandare spie a Bagdad perché lo spionaggio era rimasto ancorato agli schemi della guerra fredda, non aveva completato la transizione alla lotta al terrorismo. Tra i rimedi, l'ex direttore del servizio segreto caldeggia più blitz dei corpi paramilitari del servizio segreto per la cattura dei leader nemici nei loro covi.
Ma su questo punto, Bush non è d'accordo. Stando al New York Times , ha dato ordine che i blitz siano affidati ai corpi speciali del Pentagono, e che la Cia si concentri «su come rubare i segreti, la sua missione indispensabile».
La settimana scorsa, Goss aveva annunciato che il rilancio dello spionaggio classico sarà il suo obbiettivo prioritario. Goss è un ex 007 - operò in America Latina negli anni ’60 - e l'ex presidente della Commissione al servizio segreto della Camera. È convinto che la Cia si sia burocratizzata e che faccia troppo affidamento sulle alte tecnologie e troppo poco sugli agenti in campo. La sospetta inoltre di slealtà nei confronti del presidente. Ha portato alla sua sede, il Palazzo di Langley intitolato a Bush padre, presso Washington, alcuni esperti del Congresso, tra cui il proprio capo di gabinetto Patrick Murray. Le sue «purghe», come le chiamano i critici della amministrazione, sono partite dall'alto, dal vicedirettore della Cia John McLaughlin e dal suo assistente Albert Krongard. Goss, ha scritto il New York Times , si è anche scontrato con numerosi agenti capo all'estero. Secondo il giornale, il clima dei servizi è così deteriorato che a giorni le dimissioni potrebbero moltiplicarsi.
La nomina di Goss a successore di George Tenet, due mesi fa, destò polemiche roventi. Tenet lasciò la Cia ad agosto all'apice della crisi causata dalla mancata scoperta delle armi di sterminio in Iraq. In un rapporto, Goss ne denunciò la gestione dei servizi: «La cronica avversione della Direzione operativa ai rischi rende impossibile l'attività clandestina. Occorre una immediata riforma o la strage dell'11 settembre del 2001 si ripeterà». Goss accusò la Cia di «non appoggiare a sufficienza l'amministrazione» per questioni politiche, un'accusa ribadita dal senatore repubblicano John McCain. I democratici protestarono che con la sua nomina i servizi sarebbero stati «eccessivamente politicizzati», ma vennero sconfitti. Oggi le polemiche s'accentuano. John McLaughlin ha sostenuto sul Washington Post che «l’intelligence è sempre leale al presidente, chiunque egli sia, ed estranea alle lotte di partito, non favorisce la fuga di notizie, ma deve essere obbiettiva».
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