Da La Repubblica del 04/11/2004

L´illusione dell´affluenza

di Federico Rampini

SAN FRANCISCO - Più affluenza alle urne uguale più giovani uguale più democratici. Questa illusione è durata fino alla notte fra il 2 e il 3. Suffragata autorevolmente da alcuni istituti di sondaggi, ha contagiato le redazioni dei grandi quotidiani e il network Cbs.

New York Times e Los Angeles Times sono usciti mercoledì mattina indicando ancora nel voto giovanile pro-Kerry la novità decisiva di quest´anno. Dai punti di osservazione delle grandi metropoli sulla East e West Coast non era visibile l´altro fenomeno, ben più massiccio, di neo-elettori accorsi in massa per salvare Bush.

L´America religiosa che compra 40 milioni di copie dei romanzi «Left behind», la fantascienza di Tim LaHaye ispirata al Libro dell´Apocalisse; l´America della Bible Belt dove l´80 per cento si dichiara credente e il 54 per cento approva l´intervento delle chiese in politica; l´America dei «cristiani rinati» che si mobilita per difendere la preghiera in classe e vuole vietare l´insegnamento della teoria dell´evoluzione (contrario all´interpretazione letterale della Genesi). Non è la prima volta che l´America liberal, laica e tollerante, delle città costiere e cosmopolite cade in questo abbaglio: sottovalutare l´altra metà della nazione, le sue reti organizzative, la sua disciplina, il suo formidabile peso elettorale. Non è la prima volta che la parte più moderna del paese crea l´incidente fatale che fa il gioco dell´avversario: nel 1968 le bandiere a stelle e strisce bruciate in piazza dai manifestanti anti-Vietnam regalarono la "maggioranza silenziosa" a Richard Nixon (eletto trionfalmente contro il pacifista McGovern); nel febbraio del 2004 la "provocazione" decisiva è stata la fuga in avanti dei matrimoni gay celebrati qui a San Francisco dal sindaco Gavin Newsom.

Le cifre finali sull´affluenza alle urne sono impressionanti, e fanno a pezzi la logica dominante. Hanno votato 14,5 milioni di cittadini in più rispetto al duello Bush-Gore del 2000 che si era risolto (nel voto popolare) con un leggero vantaggio democratico. Dei nuovi elettori di quest´anno, 9 milioni li ha catturati Bush e solo 5,5 Kerry. In quei numeri è contenuta, certo, anche la novità della "generazione Mtv", i teen-ager che hanno scoperto la politica nelle manifestazioni contro la guerra in Iraq. Ma il loro peso numerico non è stato quello decisivo. L´illusione ottica ha giocato un brutto scherzo ai grandi media americani. Durante la campagna elettorale era stata ben visibile l´esasperazione della sinistra democratica verso gli errori e le arroganze della presidenza Bush, perché questo era il fenomeno dominante a New York e San Francisco, Boston e Los Angeles: cioè nelle capitali dell´informazione. Di lì è nata la certezza che un aumento di affluenza alle urne non poteva che venire dalla mobilitazione dei democratici. Ma durante la campagna elettorale cresceva (e veniva alimentata ad arte) un´altra paura, quella della destra religiosa per i valori morali della famiglia calpestati dall´aborto, dai gay, dal permissivismo e dall´ateismo.

Perciò la sera del 2 novembre lo choc dei dati è stato così brutale. I sei Stati che hanno registrato il record assoluto nell´affluenza al voto - Florida, Georgia, Kentucky, South Carolina, Tennessee e Virginia - hanno tutti dato la maggioranza a Bush. Inoltre nell´America intera gli exit poll rivelavano un ordine di priorità sorprendente. Intervistati all´uscita dai seggi sul tema più importante dell´elezione, al primo posto (22 per cento) gli elettori hanno messo i "valori morali", relegando al secondo terzo e quarto rispettivamente l´economia, il terrorismo e l´Iraq. E sul terreno dei valori morali il 79 per cento propende per Bush, che ha inflitto a Kerry un distacco incolmabile (21 punti di scarto) fra gli elettori che vanno regolarmente in chiesa la domenica.

Chi aveva visto giusto è Karl Rove, il diabolico stratega elettorale di Bush fin dai tempi della prima campagna da governatore in Texas. Quattro anni fa, quando tutto il clan repubblicano si leccava i baffi per il regalo della Corte Suprema, e quando gli esperti davano per scontato che la destra religiosa avesse già votato compatta per Bush, Rove fu l´unico a rifare i conti con cura e arrivò a questa conclusione: ben quattro milioni di elettori credenti e moralisti del profondo Sud e del Mid-West nel novembre del 2000 erano rimasti a casa, probabilmente perché turbati dalle rivelazioni sull´alcolismo di Bush da giovane. Da quel momento Rove ha lavorato per quattro anni a recuperare i battaglioni del fondamentalismo cristiano. Ha suggerito a Bush di nominare un ministro della Giustizia (John Ashcroft) integralista, ha spinto per il veto alla ricerca sulle cellule staminali, ha consigliato di usare termini biblici da crociata religiosa nella guerra al terrorismo (l´Asse del Male), ha promosso il ruolo delle chiese nell´insegnamento scolastico e in varie attività di welfare al posto dello Stato, è riuscito a fare escludere dagli aiuti al Terzo mondo ogni Paese o organizzazione umanitaria che promuova il controllo delle nascite. Infine, quando la trasgressiva e radicale San Francisco ha offerto il matrimonio alle coppie omosessuali, Bush ha proposto che venisse vietato nella Costituzione.

Insieme con l´elezione presidenziale, undici Stati hanno organizzato dei referendum sul matrimonio gay: in tutti ha prevalso il «no», incluso l´Ohio dove si è giocata la differenza decisiva con Kerry.

La tessitura paziente di Karl Rove ha fatto il capolavoro di portare alle urne milioni di appartenenti a una maggioranza silenziosa, che non si sentiva così motivata dai tempi di Nixon e di Ronald Reagan. La Christian Coalition of America, e con essa decine di organizzazioni del collateralismo clericale, ma anche gruppi giovanili come le associazioni per l´astinenza sessuale tra i teen-ager, si sono messe al lavoro con i volantinaggi domenicali nelle chiese, le riunioni di condominio e di quartiere, gli autobus per trasportare gli anziani non autosufficienti alle urne, ripetendo il miracolo della Moral Majority che fece vincere Reagan. Non tutto l´integralismo è protestante.

Proprio nell´Ohio il cattolico John Kerry ha pagato duramente la diserzione di una fascia di elettori cattolici, influenzati dai vescovi americani che avevano minacciato la scomunica contro Kerry per la sua posizione sull´aborto.

Il capolavoro di Rove ha un limite. Ha fatto il pienone dell´America moralmente conservatrice, ma a differenza di Reagan che negli anni 80 conquistò New York e il Massachusetts, non ha saputo penetrare nel territorio avversario.

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