Da La Stampa del 04/11/2004
Rock’n’roll suicide
di Massimo Gramellini
Altri quattro anni di country. L'America del rock ha perso e viene da chiedersi se non abbia sbagliato cantante. John Kerry conosce bene la musica ed è anche politicamente intonato, ma ha un difetto grave per chi voglia stare su un palco: non ha carisma. Fin dal primo giorno portava scritto in fronte: «Sono un perdente di qualità». E se è vero che le elezioni restano un referendum sul Presidente in carica e non sul suo sfidante, sfrattare l'inquilino della Casa Bianca dopo un solo mandato è impresa riuscita di recente soltanto a Reagan e Clinton: personalità piene di fascino e in grado di trasmettere una visione di futuro. Kerry ha fatto il pieno dei voti negativi, esclusivamente mirati a liberarsi di Bush.
Forse gli sono mancati quelli della speranza. I poveri di ogni colore avrebbero voluto qualcuno che come Clinton lo fosse stato almeno da giovane. E il ceto medio indebitato e impaurito avrebbe preferito come presidente il suo vice Edwards: sorriso d'acciaio da finto buono, ma anche una carriera da difensore civico che lo rendeva più credibile agli occhi della «middle class».
Il fatto che in un passaggio così delicato della storia i democratici abbiano scelto di affidarsi a un bravo mestierante piuttosto che a un massaggiatore d'anime, rivela i limiti di un meccanismo di selezione in cui le alchimie degli apparati prevalgono persino sulla convenienza elettorale. Sarebbe come se in Italia, per battere Berlusconi, l'Ulivo scegliesse un notabile invece di un outsider. Come? Lo ha appena fatto?
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