Da La Repubblica del 02/10/2004
Kerry vince il primo round "Bush dimentica i veri nemici"
Lo sfidante attacca sull´Iraq, il presidente in difficoltà
di Alberto Flores D'Arcais
CORAL GABLES (Florida) - Un Kerry deciso e all´attacco, lontano dalla caricatura flip-flop che ne fanno i repubblicani, ma un po´ freddo e professorale; un Bush sulla difensiva, con qualche incertezza ma sempre chiaro nel suo messaggio semplice e diretto. I sondaggi a caldo che premiano Kerry, gli analisti e i columnist che parlano di sostanziale pareggio.
Bisognerà aspettare il lasso di tempo canonico (48 ore di "digestione"), quello in cui televisioni e giornali sminuzzano ogni frase e ogni singola espressione, il tempo necessario all´opinione pubblica per orientarsi verso l´uno o verso l´altro, in attesa che i sondaggi a freddo registrino gli eventuali spostamenti. Solo allora sapremo se la sfida l´avrà vinta Kerry, se il match è andato a Bush o se le cose restano come prima. Nessuno ha messo a segno il colpo del ko, ma John F. Kerry è riuscito a scrollarsi di dosso l´immagine di perdente che lo perseguitava dalla convention repubblicana riuscendo a imporre, nel primo dei tre dibattiti previsti, più Iraq e questione nucleare, non lasciando al presidente troppo spazio sul terreno della guerra al terrore.
Su quanto accade a Bagdad e dintorni il dibattito è stato molto acceso. Il campione e lo sfidante hanno seguito alla lettera le indicazioni degli sparring partners con cui si erano allenati per giorni. Bush usando ripetutamente le parole e gli atti pubblici di Kerry contro di lui, per dimostrare l´incapacità del senatore del Massachusetts a guidare gli Stati Uniti - «la sola cosa coerente nelle posizioni del mio rivale è che è incoerente» - il candidato democratico accusando il presidente di aver commesso un «colossale errore di giudizio» nell´invadere l´Iraq.
IRAQ E AL QAEDA. «Saddam Hussein non ci ha attaccato, è Bin Laden che ci ha attaccato», dice Kerry piazzando la sua migliore battuta della serata («è come se Roosevelt avesse invaso il Messico per rispondere a Pearl Harbor») accusando Bush di aver perso di vista il primo obiettivo della guerra al terrorismo che è la sconfitta di Al Qaeda. «Lo so bene che ci ha attaccato Bin Laden», replica il presidente, ma Kerry sull´Iraq continua a «cambiare posizione e se cambi posizione nella guerra al terrore non puoi pensare di vincere». «L´Iraq non era così vicino al centro della guerra al terrorismo prima che il presidente lo invadesse», contro-replica Kerry mentre Bush va avanti nella sua strada insistendo sulle contraddizioni dell´altro, citando il suo (di Kerry) slogan - «una guerra sbagliata, nel posto sbagliato, al tempo sbagliato» - che finisce per demoralizzare «le nostre truppe»: «Come puoi pensare di costruire un´alleanza quando denigri il contributo di chi sta combattendo fianco a fianco con i soldati americani?». Kerry incassa ma è bravo nel rilanciare: «Ho commesso un errore nel parlare della guerra, ma il presidente ha commesso un errore nel farla. Quale dei due errori è il più grave?».
Bush è riuscito brevemente a tornare sul suo terreno, che è quello di fare del 2 novembre una sorta di referendum sulla capacità di leadership: «Io mi sveglio ogni mattina pensando a quale sia il modo migliore per difendere l´America. Questo è il mio lavoro. E´ meglio che abbiate un presidente che dà la caccia ai terroristi e che li consegna alla giustizia prima che questi siano in grado di colpirci».
ERRORI E TV. Nel dibattito durato esattamente un´ora e mezzo i due candidati hanno rispettato quasi alla perfezione i tempi assegnati loro dal moderatore Jim Lehrer. A non rispettare le regole, in nome della libertà di stampa, sono stati i network che hanno inquadrato anche chi non parlava cogliendo qualche tic o imperfezione di troppo. Né sono mancati gli errori da matita blu - Kerry per citare la sede del Kgb (Lubjanka) ha parlato di Treblinka (campo di concentramento polacco) - e le gaffe (Bush ha detto Saddam Hussein invece di Osama Bin Laden).
ISRAELE E COREA DEL NORD. Grande assente dal dibattito la questione Israele-Palestina, terreno forse scivoloso per entrambi i contendenti; spazio invece al Sudan e al genocidio nel Darfur, alla Russia di Beslan e di Putin e soprattutto alla Corea del Nord, altro tema su cui i toni sono stati accesi. Con Kerry a sostenere che il rifiuto di Bush a colloqui bilaterali con il regime di Kim Jong Il ha permesso a quel paese di sviluppare armi nucleari «mentre il presidente si preoccupava dell´Iraq». Bush ha replicato che «escludere la Cina» dai colloqui avrebbe fatto solo il gioco di Kim Jong Il e avrebbe reso la posizione degli Stati Uniti molto più debole. Su una cosa tutti e due sono d´accordo: che la proliferazione nucleare e la possibilità che i terroristi si impadroniscano di un´atomica è il pericolo più grande nel nostro futuro.
SCOCCA IL FINALE. Lehrer dichiara chiuso il match e dà appuntamento in Missouri e Arizona. Sul palco salgono le mogli, Teresa bacia John, Bush abbraccia la moglie mentre le gemelle vanno a completare il quadretto familiare. Si spengono le luci in sala, si accendono quelle degli spogliatoi, la spin alley dove i due team cercheranno di convincere telespettatori e stampa che a vincere è stato il proprio candidato.
Bisognerà aspettare il lasso di tempo canonico (48 ore di "digestione"), quello in cui televisioni e giornali sminuzzano ogni frase e ogni singola espressione, il tempo necessario all´opinione pubblica per orientarsi verso l´uno o verso l´altro, in attesa che i sondaggi a freddo registrino gli eventuali spostamenti. Solo allora sapremo se la sfida l´avrà vinta Kerry, se il match è andato a Bush o se le cose restano come prima. Nessuno ha messo a segno il colpo del ko, ma John F. Kerry è riuscito a scrollarsi di dosso l´immagine di perdente che lo perseguitava dalla convention repubblicana riuscendo a imporre, nel primo dei tre dibattiti previsti, più Iraq e questione nucleare, non lasciando al presidente troppo spazio sul terreno della guerra al terrore.
Su quanto accade a Bagdad e dintorni il dibattito è stato molto acceso. Il campione e lo sfidante hanno seguito alla lettera le indicazioni degli sparring partners con cui si erano allenati per giorni. Bush usando ripetutamente le parole e gli atti pubblici di Kerry contro di lui, per dimostrare l´incapacità del senatore del Massachusetts a guidare gli Stati Uniti - «la sola cosa coerente nelle posizioni del mio rivale è che è incoerente» - il candidato democratico accusando il presidente di aver commesso un «colossale errore di giudizio» nell´invadere l´Iraq.
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Bush è riuscito brevemente a tornare sul suo terreno, che è quello di fare del 2 novembre una sorta di referendum sulla capacità di leadership: «Io mi sveglio ogni mattina pensando a quale sia il modo migliore per difendere l´America. Questo è il mio lavoro. E´ meglio che abbiate un presidente che dà la caccia ai terroristi e che li consegna alla giustizia prima che questi siano in grado di colpirci».
ERRORI E TV. Nel dibattito durato esattamente un´ora e mezzo i due candidati hanno rispettato quasi alla perfezione i tempi assegnati loro dal moderatore Jim Lehrer. A non rispettare le regole, in nome della libertà di stampa, sono stati i network che hanno inquadrato anche chi non parlava cogliendo qualche tic o imperfezione di troppo. Né sono mancati gli errori da matita blu - Kerry per citare la sede del Kgb (Lubjanka) ha parlato di Treblinka (campo di concentramento polacco) - e le gaffe (Bush ha detto Saddam Hussein invece di Osama Bin Laden).
ISRAELE E COREA DEL NORD. Grande assente dal dibattito la questione Israele-Palestina, terreno forse scivoloso per entrambi i contendenti; spazio invece al Sudan e al genocidio nel Darfur, alla Russia di Beslan e di Putin e soprattutto alla Corea del Nord, altro tema su cui i toni sono stati accesi. Con Kerry a sostenere che il rifiuto di Bush a colloqui bilaterali con il regime di Kim Jong Il ha permesso a quel paese di sviluppare armi nucleari «mentre il presidente si preoccupava dell´Iraq». Bush ha replicato che «escludere la Cina» dai colloqui avrebbe fatto solo il gioco di Kim Jong Il e avrebbe reso la posizione degli Stati Uniti molto più debole. Su una cosa tutti e due sono d´accordo: che la proliferazione nucleare e la possibilità che i terroristi si impadroniscano di un´atomica è il pericolo più grande nel nostro futuro.
SCOCCA IL FINALE. Lehrer dichiara chiuso il match e dà appuntamento in Missouri e Arizona. Sul palco salgono le mogli, Teresa bacia John, Bush abbraccia la moglie mentre le gemelle vanno a completare il quadretto familiare. Si spengono le luci in sala, si accendono quelle degli spogliatoi, la spin alley dove i due team cercheranno di convincere telespettatori e stampa che a vincere è stato il proprio candidato.
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