Da Corriere della Sera del 30/10/2004

Centrodestra in bilico. Però c’è uno spiraglio

di Massimo Franco

L’unico dato certo, nel giorno del Trattato costituzionale europeo, è il sacrificio di Rocco Buttiglione sull’altare della Commissione Barroso: tornerà a fare il ministro in Italia. Per il resto, dopo ore nervose che hanno tenuto in bilico il governo di Silvio Berlusconi, riemerge un centrodestra a caccia di un’intesa sulla riforma fiscale; e tentato dalla prospettiva di un accordo che prevede la cooptazione di Marco Follini, segretario Udc, come vicepremier; e del capo di An, Gianfranco Fini, agli Esteri, in sostituzione di un Franco Frattini in marcia su Bruxelles. Ma si tratta di ipotesi in attesa di conferma, e schermate da altre candidature. Fino a ieri sera, prevaleva l’immagine di una coalizione allo sbando. Solo a tarda notte, dopo una cena tra il premier, il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, Fini, Follini e il sottosegretario Gianni Letta, le voci di una rottura sono rientrate. Prima, perfino un berlusconiano prudente come Sandro Bondi evocava un burrone politico, dicendo: «Siamo al cupio dissolvi », alla voglia di autodistruzione. Era difficile dargli torto, di fronte agli scarti di An contro il premier; alla Lega che ha votato in Consiglio dei ministri contro la ratifica del Trattato in Parlamento; e col caso Buttiglione pericolosamente aperto.

In quel momento, il governo di Roma si trovava sotto i riflettori del mondo. Per questo, la giornata storica di ieri ha mostrato un Berlusconi raggiante nelle cerimonie ufficiali; ma teso e sfuggente sulla politica italiana. Durante la sua conferenza stampa pomeridiana, i ministri di An erano stati riuniti d’urgenza da Fini. E poche ore prima si era assistito ad uno scambio di comunicati al vetriolo fra il portavoce del vicepremier, Mario Landolfi, e quello di Berlusconi, Bonaiuti.

Così, quando Berlusconi si è sentito chiedere da una giornalista come stesse la coalizione di governo, ha glissato sorridendo: «Bellissima giornata. Come sta sua zia?». Non si conosce la salute della zia della cronista, ma quella del centrodestra appariva pessima. La dichiarazione di An sulla riforma fiscale berlusconiana aveva l’aria di un preavviso di crisi. Per Landolfi, le tre aliquote fanno risparmiare al premier 760 mila 154 euro l’anno: un regalo all’opposizione, a suo avviso, per la campagna elettorale. Il fido Bonaiuti ha reagito: Berlusconi ha già «pubblicamente e solennemente» detto che darà in beneficenza i soldi eventualmente risparmiati.

Il premier, tuttavia, ha capito che forse doveva usare toni più concilianti. «In tre anni e mezzo», ha ricordato, «abbiamo sempre risolto tutto»: era un’offerta di compromesso. Ma sembra che dentro An alcuni premano perché Fini lasci la vicepresidenza del Consiglio e ritorni al partito; e subito. La loro tesi è che il berlusconismo sarebbe in fase calante; e che l’erosione dell’elettorato a favore di Alessandra Mussolini va fermata, prima che diventi un’emorragia. Rimane il mistero di una resa dei conti decisa proprio nel giorno del Trattato di Roma: un tempismo, appunto, da cupio dissolvi.

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