Da La Repubblica del 28/10/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/esteri/nuovacommi1/martire/mar...

Prima cede allo sconforto: non so se ho ancora voglia di fare il commissario. Ma poi precisa: decideranno Barroso e Berlusconi

E Rocco fa il martire "Mi hanno infilzato"

di Concita De Gregorio

STRASBURGO - Solo, con quella sua faccia da bambino cresciuto che non sai mai se stia per farti un dispetto o per mettersi a piangere, seduto nel banco di terza fila ad ascoltare gli applausi di un Parlamento ostile. Lì a farsi trafiggere come un martire cristiano. Così sì è sentito Rocco Buttiglione ieri mattina: una sensazione familiare per uno tanto in confidenza coi perseguitati di Santa Romana Chiesa, nemmeno - bisogna dirlo - una sensazione del tutto sgradevole: c'è una grandezza nel farsi crocifiggere, quando si pensa di essere al martirio.

"Sono qui per testimoniare dei valori", dice a Massimo D'Alema ancora nell'emiciclo, al momento dei saluti e delle condoglianze, "voglio togliermi di dosso una volta per tutte questa etichetta di politico arruffone. Io credo nei principi che ho sostenuto, non posso arretrare". Non abiuro, aveva detto subito. Non abiura, infatti.

Ha portato Dio in un luogo dove le giovani madri single elette nei paesi del Nord dell'Europa arrivano alle riunioni coi figli in carrozzina, dove il coordinamento gay e lesbiche ha un suo ufficio e un interno telefonico; ha detto in nome di Dio che le madri senza un marito sono cattive madri e che gli omosessuali commettono peccato. Non è più neanche una questione di schieramenti di partito, e difatti il coro contrario si è levato da ogni parte, anche dai popolari: il peccato non è materia da trattare in un consesso come questo, qui si discute di diritti, di libertà, di doveri. Se Buttiglione non ha capito si accomodi.

Difatti si accomoda, il filosofo del Papa designato da Silvio Berlusconi a rappresentare l'Italia nel governo europeo. Si accomoda in disparte - chiuso a casa della figlia Beatrice, che vive qui a Strasburgo col marito diplomatico - e aspetta. Cosa esattamente ancora non si sa. Non lo sa neppure lui: a chi gli si fa incontro a dirgli coraggio prima risponde "non so se ho ancora voglia di fare il commissario", poi, qualche ora e qualche telefonata dopo: "Io resto a disposizione, la cosa dovranno discuterla Berlusconi, Barroso e Poettering".

E' mezzogiorno, il portoghese Barroso ha appena annunciato che presenterà il suo nuovo governo al più presto. Quando? Presto, forse a novembre, vedremo. Buttiglione è circondato dai suoi: Tajani, Mario Mauro. Gli si fanno incontro i conservatori britannici.

Il professore espone la tesi del martirio. "Sono finito in una trappola, infilzato da un tridente. Primo, l'ostilità per l'Italia di Berlusconi. Secondo, lo scontro istituzionale fra questo parlamento e i governi nazionali. Terzo, lo sfavore verso i cattolici". Non passa neppure per la sua stanza, dove del resto nessuno sembra aver mai messo piede. Nell'ufficio al sesto piano i computer non sono ancora attivi, non c'è un foglio, un libro, nulla. La targa fuori dalla porta dice MO6086.

Massimo D'Alema, suo concittadino nel collegio elettorale di Gallipoli, vecchio vicino di spiaggia e antico alleato, lo avvicina per esprimergli "personale solidarietà". Parlano a lungo. Buttiglione gli spiega la faccenda dei valori, dice che non può "venire meno ai principi in cui crede", discute di cattolicesimo e di fraintendimenti, dice infine che si rimette alle decisioni del governo italiano, e di Barroso. D'Alema prova a dirgli che non deve sentirsi "vittima di una persecuzione religiosa, perché non è di questo che si tratta. La verità è che su questi temi si è formata in parlamento una grande maggioranza di centrosinistra". Si congedano.

Buttiglione torna a casa a bordo di un'Audi metallizzata, esce a pranzo con la moglie e le figlia, tre uomini di scorta lo seguono a distanza. Nel pomeriggio resta chiuso nell'appartamento fra la cattedrale e il fiume, solo una breve dichiarazione ai giornalisti di tutta Europa assiepati sotto casa. "Sono sereno, dobbiamo lavorare perché da questo momento difficile emergano istituzioni europee più forti. Credo che Barroso possa venirne fuori bene".

Al parlamento, nel palazzone ovale bucato come una torta, i funzionari sono al lavoro, i gruppi riuniti. Qualcuno cerca i precedenti a un caso giudicato "di gravità assoluta". L'unica volta che il Parlamento bocciò la commissione fu il 13 dicembre del '79, si trattava dell'approvazione del bilancio, a capo della rivolta Altiero Spinelli. "Finì male, perché poi fu presentato un nuovo bilancio anche peggiore", chiosa D'Alema affacciandosi dall'aula dove è riunito il gruppo socialista, si sta discutendo di Turchia.

Poi riassume i fatti: "La notte scorsa i voti contrari erano 375. Liberali, sinistra, un pezzetto di popolari. Barroso si era presentato con fare arrogante, visti i conti si è arreso. I laburisti sono stati i primi ad annunciare il voto contrario, la sinistra italiana, la Gad si è mossa all'unisono: il fatto di essere disseminati in diversi gruppi sembrava un handicap, invece poi vedete. Sulle questioni dei diritti civili non c'è una maggioranza di centrodestra, in questo parlamento. E questo non è un parlamento che sia qui solo per ratificare le decisioni dei governi nazionali".

Buttiglione avrebbe anche potuto dimettersi, dice poi. "Non c'era bisogno arrivare a questo, davvero... Anche sul piano personale è una sconfitta pesante".

E' molto tardi, adesso. Se ne vanno con le 24 ore anche gli ungheresi che si sono fermati a discutere del caso Kovacs, gli olandesi che devono definire la posizione della Kroes detta "la signora Lochkeed" per via di certe sue consulenze, e designata non proprio opportunamente a fare il commissario alla concorrenza.

Il caso Buttiglione non è l'unico che affligga Barroso, anche se è il più grave per un dettaglio semplice: è l'unico su cui si sia votato. Esce Claudio Fava, europarlamentare ds di Sicilia: "Vedo che il governo italiano insiste nella designazione di Buttiglione. Berlusconi deve essere convinto che le cose funzioni dappertutto come in Italia, ma non è così. Qui non finisce tutto a pacche sulle spalle e caffè". Barroso, in effetti, l'altra sera ai liberali ha detto: "Non posso fare quello che chiedete". Se ne è accorto davanti ai conti scritti su un pezzo di carta: non posso. Adesso vediamo a chi tocca: se sarà lui a trovare un posto nuovo per Buttiglione in Europa, o se dovrà farlo Berlusconi, nel suo governo, e riprenderselo - promuovendolo - a casa.

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