Da La Repubblica del 21/10/2004

Il Csm boccia il decreto. Il ministro: permessi, procedure più rapide

Due milioni i regolari cambia la Bossi-Fini

di Giovanna Casadio

ROMA - Pene più dure per i clandestini (da 1 fino a 4 anni di carcere); ai giudici di pace il compito di convalidare l´espulsione entro 48 ore dal fermo; un ticket a carico dell´extracomunitario per rinnovare il permesso di soggiorno che il Viminale - sovraccarico di pratiche - affiderà agli uffici delle poste o alle esattorie delle banche. E poi, la "norma Libia", cioè oltre 13 milioni di euro stanziati per attrezzare a Tripoli centri di accoglienza e bloccare il flusso di clandestini verso l´Italia. La Bossi-Fini, la legge sull´immigrazione varata due anni fa dal centrodestra, cambia.

La mini-riforma, prevista con un decreto-legge, è stata approvata ieri dal Senato. Le modifiche - adottate per superare le obiezioni della Consulta sull´incostituzionalità del meccanismo di espulsione - provocano un muro contro muro tra i Poli. Ma soprattutto sono contestate dal Csm che boccia il ricorso al giudice di pace: il giudizio negativo è stato espresso a maggioranza dalla VI commissione del Csm; oggi però si pronuncerà anche il plenum. Non è un parere vincolante, ma rappresenta un segnale preciso: il giudice di pace è ritenuto «insufficiente» quando è in gioco la restrizione delle libertà.

Alla Camera, rispondendo al question time, il ministro dell´Interno Beppe Pisanu fornisce le cifre sugli immigrati regolari (2.193.999), sui tempi di attesa per un permesso di soggiorno (113 giorni in media ma si va dai 15 di Prato agli 11 mesi di Roma), sulla mole di lavoro (1.316.179 permessi in scadenza nel 2004 con 260 mila pratiche arretrate presso le questure) e sull´idea di mandare gli extracomunitari a fare la coda alle poste o nelle esattorie. Un´ipotesi che per la verità a Pisanu piace poco. In consiglio dei ministri infatti, quando si discuteva del decreto, il Viminale voleva coinvolgere i Comuni. Ma Lega e An si sono opposti.

Il compromesso raggiunto nella Cdl con il ricorso all´«aiuto esterno» viene spiegato da Pisanu come «la prima fase» di un progetto triennale per snellire le procedure «a conclusione del quale la competenza rimarrà nelle mani delle questure e delle prefetture che dovranno operare in stretta collaborazione con le amministrazioni comunali che sono gli sportelli naturali dei migranti perché è nei Comuni che c´è l´anagrafe», e con «costi decrescenti» per gli immigrati. Non va oltre il responsabile dell´Interno. «Aspettiamo che il decreto sia convertito in legge... L´attenzione verso gli immigrati cresce anche perché c´è qualche "anima pia" in cerca di persone da tesserare a partiti e sindacati», denuncia.

L´esame passa adesso alla Camera e inizia la corsa contro il tempo: deve essere convertito in legge entro il 13 novembre. L´opposizione darà battaglia, ma resta anche l´incognita nella Cdl, se cioè l´equilibrio raggiunto regge. I leghisti e An hanno dovuto fare un passo indietro: volevano l´introduzione del reato di clandestinità; le modifiche invece prevedono pene più severe ma l´arresto scatta solo per la permanenza in clandestinità. «Un decreto pessimo; le poste rischiano la paralisi», attaccano i Ds. «Sarà un altro fallimento e pagato a caro prezzo», afferma Sandro Battisti (Margherita). Ulivo e Rifondazione contestano anche i costi lievitati fino a 30 milioni di euro per garantire difensore e interprete; spese per i giudici di pace pagati a prestazione; fondi inoltre per la sicurezza in consolati e ambasciate all´estero. La Caritas fornisce un´altra cifra sugli immigrati regolari: sono 2.600.000.

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