Da Corriere della Sera del 17/09/2004

Altri tre rapiti, «processo» ai reporter francesi

Catturati due civili americani e un britannico. Bombardamenti Usa a Falluja e Ramadi: uccisi 60 insorti

di Lorenzo Cremonesi

BAGDAD - Con una strategia molto simile al rapimento delle due cooperanti italiane e dei loro collaboratori iracheni dieci giorni fa, ieri mattina sono stati presi in ostaggio due uomini d'affari americani e un inglese. Un blitz ben calcolato, i terroristi erano persino a conoscenza che l'altra notte le loro vittime erano prive della consueta scorta armata. E, come nel caso delle due Simone, il sequestro è avvenuto in pieno centro di Bagdad, quest'ultimo nel ricco quartiere di Al Mansour, dove si trovano ambasciate straniere e compagnie internazionali. Il tutto sullo sfondo di continue incursioni dei marines. Ieri notte, circa sessanta insorti iracheni sono stati uccisi in seguito a un «bombardamento di precisione» contro presunti covi del gruppo legato ad Al Zarqawi nelle zone di Falluja e Ramadi.

La cronaca del sequestro risponde invece a un copione ormai noto. Alle cinque e mezzo della mattina due gipponi con a bordo 11 uomini armati in abiti civili si fermano davanti alla villetta affittata dai tre per conto della Gulf Service Company, una compagnia degli Emirati Arabi che si occupa di edilizia e servizi. E che è stata utilizzata spesso dal Pentagono per costruzioni militari. Non uno sparo, nessuna resistenza. «Un paio di loro in quel momento erano in giardino per far partire il generatore di corrente, un lavoro che in genere fanno le guardie» ha raccontato un vicino. In una manciata di minuti i rapitori ripartono, rubando anche l'auto delle loro vittime. Di più è difficile sapere. La gente ha paura, rilascia poche testimonianze dietro le finestre delle loro abitazioni. Più tardi l'ambasciata americana diffonde i nomi dei due connazionali rapiti, Jack Hensley ed Eugene Amstrong. Si trovavano in Iraq da 8 mesi. Nessuna indicazione per il momento sul britannico.

E nessuna indicazione nemmeno sull’identità del corpo ritrovato ieri a circa 5 chilometri da Samarra, a nord di Bagdad, che secondo fonti mediche locali potrebbe essere quello di «un occidentale o di un turco» e la cui morte risalirebbe a tre giorni fa. «E’ irriconoscibile» ha detto il dottor Hussein Alaseddin, di Samarra, precisando che nessuno localmente ha riconosciuto il corpo, che potrebbe appartenere a uno degli almeno 100 «stranieri» rapiti in Iraq dallo scorso aprile e di cui si sono perse le tracce.

Dopo le migliaia di persone prese in ostaggio dalla fine della guerra - quasi tutti iracheni catturati da bande a caccia di riscatti - già in febbraio la guerriglia ha iniziato a rapire occidentali per finanziarsi e bloccare la normalizzazione del Paese, attraverso i video dell’orrore. Ora la novità sono i sequestri mirati di qualsiasi occidentale che possa essere facile preda.

Ne è riprova la vicenda dei due giornalisti francesi, Georges Malbrunot e Christian Chesnot, sequestrati il 20 agosto. Due settimane fa la liberazione sembrava imminente. Poi il blocco dei negoziati, con i sequestratori che accusavano gli americani e il governo Allawi di impedire i movimenti per la liberazione. Ieri infine è apparso su di un sito web un comunicato dell'«Esercito islamico in Iraq» in cui si afferma che i due francesi «verranno processati» e che non si vuole più avere a che fare con «qualsiasi tipo di intermediario». Il comunicato va ancora verificato e nulla prova sia autentico. Ma è certo che la strategia dei sequestri sta assumendo caratteristiche sempre più terribili. Ieri è stato diffuso un video dall'«Esercito di Ansar al-Sunna» in cui vengono assassinati tre camionisti iracheni. «Consiglio i camionisti di non lavorare con gli americani» dice tra l'altro uno di loro. Nell'immagine seguente si vedono i tre sdraiati sul pavimento, con un sottofondo di spari e fumo. Nell’Ovest dell’Iraq, intanto, tre marines sono rimasti uccisi nel corso di azioni separate vicino alla città di Anbar.

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