Da La Repubblica del 14/09/2004

Brigate Rosse, udienza preliminare per 17 imputati. Assente la Banelli. Gli avvocati della vittima: comunicato delirante

"Rivendico il delitto D´Antona"

Proclama della Lioce in aula: "La guerriglia è in attività"

Pugni alzati durante la lettura: "Onore al compagno Galesi". Voci di pentimento di Di Giovannangelo, ma il suo difensore smentisce

di Claudia Fusani

ROMA - I numeri uno chiedono di stare insieme nella gabbia. Richiesta negata. Nadia Lioce, tailleur verde e blazer chiaro, occupa la prima postazione sulla destra, Roberto Morandi finisce due gabbie più in là ma per tutta l´udienza parlottano fitto tra le sbarre. In mezzo c´è Alessandro Costa, l´accusa per lui è solo banda armata e rimane per quattro ore a testa bassa. Un modo per prendere le distanze dai leader? I quattro irriducibili invece condividono la stessa gabbia, in fondo a sinistra nell´aula: sono le vecchie Br e anche i primi ad alzare il pugno «in onore del compagno Galesi la cui militanza è stata esemplare». Francesca Saraceni finisce nella postazione proprio di fronte a Lioce. Accanto a lei, tutti in celle separate: Laura Proietti, la presunta staffetta dell´omicidio D´Antona, truccata, capelli sciolti, «bellissima» non possono fare meno di notare anche gli avvocati; Diana Blefari Melazzi, forse la staffetta dell´omicidio Biagi, si nasconde invece in un camicione marrone; Simone Boccaccini, il più nervoso di tutti, si alza in piedi, si siede, accavalla le gambe; Paolo Broccatelli è nella gabbia di fronte e parla spesso, tra le sbarre, con Marco Mezzasalma.

Il dato di cronaca più importante della prima udienza preliminare nel processo alle nuove Br è il proclama che Nadia Lioce legge per venti minuti davanti al gup Figliolia con cui si appella «alla guerriglia ancora in attività», rivendica «l´omicidio D´Antona che ha svuotato il piano di arretramento del proletariato nelle politiche del lavoro deciso dell´esecutivo D´Alema» , accusa lo «Stato borghese che vuole attaccare le Br con i processi politici» e che «utilizza i prigionieri ostaggi» come sta facendo con l´ex compagna So.

Ma il rito di un processo si racconta anche con dettagli che a volte ne anticipano la storia. Affollatissimo e caldissimo, ieri mattina nel bunker di Rebibbia sono presenti quindici su diciassette presunti brigatisti. Assenti solo la superpentita, che ha già fatto la sua scelta, e il compagno Mt, Bruno Di Giovannangelo, il dipendente delle poste pisano che potrebbe farla molto presto. «Nessun pentimento» mette le mani avanti l´avvocato Neri Pinucci. Ci sono i fratelli Viscido quasi scagionati dai verbali della pentita che infatti ottengono con gli avvocati Focacci e Menzione di restare fuori dalla gabbia. Si capisce, in questa prima udienza che deciderà il rinvio a giudizio per le accuse di banda armata e l´omicidio D´Antona, il peso specifico di ognuno nell´organizzazione: Lioce e Morandi rivendicano a sé il ruolo di capi. Lioce inforca gli occhiali, picchia sicura sul microfono per farlo funzionare, legge il suo proclama: «Avviando la stagione dei processi a seguito dell´operazione antiguerriglia (gli arresti ndr) del 2003, lo stato borghese è lungi dal poter celebrare la sua vittoria politica contro le Br-pcc». E anzi, «il ruolo di direzione rivoluzionaria che l´organizzazione svolge da trent´anni nel nostro paese non è affatto messo in discussione dalle perdite subite in questo anno dalle Br-pcc». Lo dice forte Lioce: «Il rilancio per le forze rivoluzionarie è sempre possibile, specie nella fase di ricostruzione che attraversa il processo rivoluzionario».

L´avvocato Luca Petrucci, legale della famiglia D´Antona bolla il documento: «Farneticante». Morandi aderisce, così fanno gli irriducibili Fosso, Mazzei, Donati e Galloni che leggono ancora rivolgendosi alle «forze della resistenza irachena», a quelle «dell´intifada palestinese» e auspicano «l´unione di tutte le forze proletarie». In mezzo ai capi vecchi e nuovi ci sono sei persone che ascoltano e di fronte ad accuse sempre più precise devono ancora decidere se diventare ex della lotta armata o restare militanti a tempo pieno con l´ergastolo a vita. «Boccaccini non è il compagno Carlo» dicono sicuri gli avvocati Guerra e Rosso.

Il processo continuerà il 20 settembre. I sostituti romani Ionta, Saviotti e Amelio hanno chiesto di sentire subito Cinzia Banelli per acquisire in modo definitivo le sue dichiarazioni. «Pentiti, rivelazioni: la cosa non ci riguarda, per noi non cambia nulla» taglia corto l´avvocato Attilio Baccioli.

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