Da La Stampa del 07/09/2004
Il vice di Edwards
di Massimo Gramellini
Possibile che l'influente porzione d'America schierata con toni apocalittici contro la rielezione di Bush non sia riuscita e esprimere in alternativa nient'altro che un vecchio politicante come Kerry? A cosa serve parlare di partita decisiva per le sorti dell'umanità, se poi a giocarla si manda un Bell'Addormentato miliardario e snob, che piace agli intellettuali, ai notabili e ai sindacalisti, ma risulta incapace di comunicare con l'americano medio? E' il fallimento del metodo delle «primarie», mai così di moda fra i politici italiani, notoriamente dei tempisti. L'infartuato Clinton, che della piccola borghesia è stato il campione, prima di entrare in sala operatoria ha tenuto un sermone telefonico a Kerry, sotto di 11 punti nei sondaggi, per intimargli di parlare meno dei suoi trascorsi in Vietnam e più del portafogli delle massaie. Suggerimenti inutili, quando ad attuarli non c'è un Clinton, ma un sonnifero: il sospetto è che l'ex Presidente sia rimasto tanto al telefono con Kerry proprio per risparmiare sull'anestesia.
Dicono che Bush sia solo la faccia del potere, esercitato nell'ombra dal grigio vice, Dick Cheney. Ebbene, Kerry è il Cheney dei democratici. Qualcuno dovrebbe suggerirgli di fare un passo indietro e issare sul pennone la faccia clintoniana del «numero due» John Edwards: lui sì capace di rivolgersi a un impiegato dell'Ohio dando quasi l'impressione di assomigliargli.
Dicono che Bush sia solo la faccia del potere, esercitato nell'ombra dal grigio vice, Dick Cheney. Ebbene, Kerry è il Cheney dei democratici. Qualcuno dovrebbe suggerirgli di fare un passo indietro e issare sul pennone la faccia clintoniana del «numero due» John Edwards: lui sì capace di rivolgersi a un impiegato dell'Ohio dando quasi l'impressione di assomigliargli.
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