Da La Repubblica del 18/08/2004

Una delegazione di Bagdad nella città santa sciita: l´imam rifiuta l´incontro. Il Nunzio vaticano: non è chiaro cosa vuol fare

Najaf, ultimatum a Sadr "Arrenditi o attacchiamo"

di Attilio Bolzoni

BAGDAD - Moqtada Al Sadr ha rifiutato di incontrare gli otto delegati della Conferenza nazionale, arrivati da Bagdad con un ultimatum per il leader sciita, motivando il rifiuto con «le continue aggressioni da parte dei soldati americani». Sembra sempre più lontana l´ultima occasione di pace per Najaf, legata fin dall´inizio a una missione impossibile: uno scambio di messaggi scritti come estremo tentativo per evitare l´assedio.

Sono ore di paura nella città con gli aerei americani che dopo il tramonto hanno cominciato a sganciare bombe di avvertimento sul grande cimitero, gli scudi umani sempre davanti ai carri armati, i plotoni dell´XI Corpo di spedizione dei marines schierati per l´assalto finale.

L´armistizio è affidato a due lettere: una in arrivo da Bagdad, l´altra dalla tomba di Ali. La prima invita Moqtada Al Sadr a sciogliere le sue milizie e a consegnare il luogo sacro al governo iracheno, la seconda chiede che gli americani lascino per sempre Najaf e liberino i miliziani imprigionati. Condizioni irrinunciabili, da tutte e due le parti. L´inizio della battaglia sembra molto vicino.

La giornata decisiva per il destino di Najaf è iniziata con un dietrofront dei delegati della Conferenza nazionale, che dovevano portare la loro lettera nella città santa e che, dopo essere partiti all´alba, sono tornati a Bagdad. Troppo pericoloso. Avevano saputo che qualcuno li aspettava, un agguato. Su quella strada sono passati ieri mattina solo i volontari iracheni dell´organizzazione non governativa "Un ponte per", camion carichi di acqua da distribuire agli abitanti assediati. I delegati sono arrivati a Najaf più tardi con due elicotteri americani, un convoglio di auto li ha scortati di sera sino ai confini del cimitero. In quel momento si sono alzati i primi bombardieri.

A guidare gli ambasciatori c´era un lontano parente del predicatore ribelle, lo sceicco Hussein Al Sadr, che si è candidato per far «ragionare» il comandante dell´esercito del Mahdi. Sostiene che riuscirà a convincerlo, che Moqtada cederà. Ma non c´è accordo su nulla.

Sono cinque i punti del messaggio portato dagli ambasciatori della Conferenza, quattro richieste e una promessa. Moqtada deve sciogliere e disarmare le sue truppe. Deve lasciare subito la tomba di Ali. Deve consegnare la moschea al controllo del governo iracheno. Deve trasformare il suo esercito in un movimento politico. In cambio promettono impunità ai suoi soldati.

La lettera che Moqtada ha recapitato agli ambasciatori ha invece quattro punti, tutte richieste, nessuna concessione: far diventare l´esercito del Mahdi un partito senza disarmare suoi soldati; il ritiro immediato degli americani da Najaf; la città santa deve finire sotto il controllo della "Marjaia", il consiglio supremo degli sciiti. Quarto e ultimo: il rilascio dei miliziani imprigionati. Se non ci saranno ripensamenti nella notte, all´alba gli americani probabilmente attaccheranno. Il generale Ghaleb Al Yazairi, capo della Guardia nazionale di Najaf ha già annunciato: «Siamo pronti a liberare la tomba di Ali». E gli uomini del generale, per far capire l´aria che tira, sono andati a catturare a tarda sera l´imam di Kut Abi Trab, un fedelissimo del predicatore di Najaf.

È l´ennesima vigilia di guerra. Al Vaticano che ha offerto la «disponibilità» a mediare, Moqtada risponde che «apprezza» ma per ora non fa una sola mossa per avviare quest´altro canale. Il nunzio apostolico a Bagdad, monsignor Fernando Filoni, dice: «Se Sadr dimostrerà disponibilità a trovare una soluzione pacifica al conflitto dovremo accettarla, ma è inutile fare ipotesi finché non chiarirà le sue intenzioni». È «felice» dello spiraglio aperto dalla Santa Sede il patriarca Emmanuel Karim Delly III, capo della chiesa caldea che, in queste settimane, ha dovuto fronteggiare gli attacchi contro i luoghi di culto cristiani.

Trattano tutti in questo Iraq sconvolto dalle stragi - ieri mattina un´altra a Bagdad, sette morti e quasi 50 feriti - e da un futuro che appare sempre più agitato. A Najaf, sta trattando un personaggio ricercatissimo dalla polizia fino una settimana fa: Ahmed Chalabi, un tempo amico degli americani e oggi di Teheran. Il mandato di cattura per reati finanziari gliel´hanno «ritardato», il provvedimento è stato modificato, scadenza «a tempo indeterminato». E Chalabi è andato a Najaf per consegnare a Moqtada un messaggio di Kadhoum Al Hayri, grande ayatollah iraniano.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Inchiesta shock di "Rai News 24": l'agente chimico usato come arma. Un veterano: "I corpi si scioglievano"
"Fosforo bianco contro i civili" Così gli Usa hanno preso Falluja
Un documento svela anche un test su un nuovo tipo di Napalm
su La Repubblica del 07/11/2005
Reticenze americane
Due tonnellate di uranio rovesciate dagli inglesi su Bassora. Una quantità imprecisata dagli Usa
di Toni Mira su La Nuova Ecologia del 13/05/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0