ROMA - «Ma il suo ufficio studi da quante persone è composto?». Silvio Berlusconi esordisce un po’ come il vecchio Stalin che ai suoi chiedeva: «Ditemi quante divisioni ha il Papa». Sono seduti nell’ufficio, tra poco pranzeranno insieme e sarà la prima volta a palazzo Grazioli: Antonio Fazio da un lato e Silvio Berlusconi dall’altro. Con loro Siniscalco, Gianni Letta e il senatore di Forza Italia Luigi Grillo, vecchio amico di Fazio e gran sostenitore dell’incontro. «Ci dev’essere anche Siniscalco» ha chiesto Berlusconi. Consapevole della cortesia usatagli dal governatore, che ha partecipato all’ultima riunione del Cipe, interrompendo l’assenza di rito tremontiano, il ministro dell’Economia ha rinviato un incontro a Bruxelles con Barroso. Alle 13.30 era a palazzo Grazioli. «Ma il suo ufficio studi da quante persone è composto?» s’informa dunque Berlusconi. E Fazio: «Duecentottanta, presidente. Centottanta sono economisti». Un’istituzione, si capisce. Il Cavaliere prende le misure. L’invito a pranzo è di quelle occasioni che in politica si chiamano «svolte». Argomenti non proprio digestivi vengono affrontati tra il primo e il secondo. Prima di tutto, la Finanziaria da 24 miliardi di euro, e qui Siniscalco, che ad agosto non andrà in vacanza, ha avuto modo di scambiare opinioni con il governatore di Bankitalia circa la praticabilità di un paio di ipotesi allo studio. S’è parlato di project financing , un argomento che sta piuttosto a cuore sia a Fazio che a Berlusconi. «La ripresa italiana passa attraverso il rilancio delle opere pubbliche», ha ribadito Fazio. Musica, per le orecchie del premier, per il quale un punto in più di Pil equivarrebbe ad una salvifica boccata d’ossigeno. E ruolo assicurato per le banche, che al Nord sarebbero coinvolte nei progetti. Al Sud, invece, finanziamenti statali.

Perciò, dopo i complimenti di Fazio al cuoco Michele, ciociaro come lui e autore di tagliolini con pomodori pachino, i cinque sono passati a parlare di banche. Impossibile ignorare i crac Parmalat e Cirio che tanto nervosismo avevano portato su palazzo Koch, l’inverno scorso. «Nell’impatto con l’Europa, l’Italia, fortemente indebitata, è stata salvata dal suo sistema bancario», ha rivendicato un orgoglioso Fazio. Non risulta ci siano state obiezioni. Mentre si stappava lo Sciachetrà, un vino delle Cinque Terre offerto da Grillo per festeggiare l’incontro, tutti si sono abbandonati a private confidenze. «Quando torno ad Alvito mi sento a casa - confidava il banchiere evocando le vacanze al paese natìo -. Parlo con i vecchi compagni di scuola, passeggio, faccio una vita normale». Per non essere da meno, pure Berlusconi ha sfoderato un suo modesto paesello: Portofino. «Anch’io quando vado lì faccio la vita di tutti. Passeggio, chiacchiero con la gente, mi fermo nei negozi». Il Cavaliere ha omesso di aggiungere: «Io e le mie dieci guardie del corpo».

Di confidenza in confidenza, i due si son messi a parlare delle figlie, quasi coetanee. Quelle di Fazio sono in Messico: volontariato. Anche i tre più giovani Berlusconi sono lontani dall’Italia, chi negli Stati Uniti, chi in Spagna a studiare. Gran finale a colpi di storielle. A un Berlusconi che ricordava di essere costantemente sotto attacco, Fazio ha offerto la consolazione di sentirsi un po’ Winston Churchill: «In Aula, una mattina, una parlamentare attaccò Churchill con una veemenza molto sopra le righe: "Si vergogni, lei beve". "E’ vero - replicò lui - ma almeno di mattina sono sobrio"». Consapevole della sfida, il Cavaliere ha voluto avere l’ultima parola. All’aneddoto storico e filobritannico, ha opposto una storiella un po’ osé. Però raccontata in francese. Il cattolicissimo Fazio potrà eventualmente dire di non aver capito una parola.