Da Il Messaggero del 01/08/2004

Nel parapiglia un cazzotto mette ko Lusetti. Casini: siamo all’impazzimento generale. Il leghista Caparini sospeso per 3 giorni

Lega all’assalto, pugni e insulti in aula

Aggressione ai deputati della Margherita dopo le offese alla socialista Moroni

di Mario Ajello

ROMA Un sabato di inizio agosto. Bisognerebbe stare sulla spiaggia, a gustare (con gli occhi) la moglie del vicino d’ombrellone. Invece. Il deputato Fioroni (Margherita) si prende una giornalata nell’occhio destro. Il lancio, nell’Aula di Montecitorio, è stato di un leghista non identificato. Ma il corpo del reato è sicuro: si tratta di «D», inserto femminile di un quotidiano. Fioroni raccoglie l’arma che lo ha colpito e la consegna mestamente al presidente Casini, come fosse una pistola fumante. Bisognerebbe stare sulla spiaggia, in un giorno così, a misurare dolorosamente quanto si sono allargati i fianchi della consorte (ma soprattutto i propri) negli ultimi dodici mesi. Invece. Il leghista Luigino Vascon, classe ’56, vicentino, di professione restauratore di opere d’arte, si avventa sull’ulivista Lusetti, smilzo e occhialuto ex Dc, e lo centra con un pugno nello stomaco: kappaò e infermeria. Bisognerebbe stare sulla spiaggia, magari sacramentando: signora mia, quanto so’ diventati cari i lettini... Invece. Il ministro lumbard Calderoli, generale in campo dell’esercito devoluzionario, seduto su un divano del Transatlantico sta inviando un sms. Per chiedere alle camicie verdi di scendere a Romaladrona e dare manforte ai deputati lumbard, impegnati a sbaragliare una volta per tutte Dc e socialisti? Oppure il messaggino telefonico di Calderoli, nell’acme della battaglia, è diretto a Bossi e c’è scritto: «Caro Umberto, ricordi il ’92, quando sventolammo i cappi contro i partiti della Prima Repubblica? Ecco, siamo al remake. Baci, baci, baci».

Tutto è nato, infatti, dall’incolpevole Chiara Moroni, del Nuovo Psi, figlia dell’esponente craxiano che si suicidò in carcere ai tempi di Mani Pulite. Un leghista, Ugo Parolo, nella discussione sul decreto Alitalia, ha detto che i socialisti usavano la compagnia di bandiera «per portare in giro nani e ballerine», ovviamente a sbafo. Ora il leghista furioso si rivolge a Ugo ”Palmiro” Intini: «E lei non era forse uno dei massimi dirigenti di quel partito della ”Milano da bere”» che rubava il rubabile? La piccola Moroni a questo punto prende il microfono, e allude al caso del papà: «Quando voi sventolavate i cappi, c’era gente che moriva per sostenere la propria innocenza». Sale il livello dello scontro. Un leghista, Dario Galli, dice alla Moroni che «non si capisce per quali meriti lei sia stata eletta». Un altro lumbard, il comandante Che, anzi Cè, comincia a sparare parolacce alla ragazza («Mi ha detto le cose più rozze che si possano dire a una giovane donna», rivelerà la Moroni). «I socialisti sono ladroni!», incalza Cè.

Casini ha già provato a placare gentilmente Galli. Poi cerca di riportare la calma: «E’ un giudizio politico» quello di Cè che ha detto ladroni, «voi - dice Casini rivolto al centro-sinistra - lo date nei confronti di Berlusconi e i leghisti lo danno nei confronti della Prima Repubblica». Gennaro Malgieri (di An), di fronte ai leghisti urlanti, prende la parola e - da galantuomo molto pacato qual è - si arrabbia: «La Padania non esiste!». L’ulivista Giachetti si rivolge a Casini perchè intervenga contro le camicie verdi. Caparini parte all’assalto di Giachetti, gridando «pezzo di merda!». Giorgetti, il giovane delfino di Bossi, va all’attacco come fosse un combattente della battaglia di Lepanto contro i turchi nel ’500. Parapiglia. Casini dice «siamo all’impazzimento generale». Giachetti alza le mani in segno di non violenza (viene dal partito radicale). Ancora parapiglia, arrivano i commessi, la rivista finisce nell’occhio di Fioroni, il pugno si abbatte sul ventre di Lusetti. Il leghista Rizzi, sosia di Bossi, incita: «All’attacco!». Casini espelle Caparini. Il ministro Calderoli partecipa alla rissa: come pacificatore o come lottatore di rinforzo?

Casini potrebbe stare tranquillamente a godersi le gioie della paternità. Invece. All’ora di pranzo, nell’ufficio di presidenza viene allestita una specie di sala moviola. A vedere il filmato della rissa, e a commentarlo come fossimo al «Processo del lunedì», ci sono i tifosi dell’una e dell’altra curva: dal diessino Mussi al leghista Dussin. Ecco il ralenti del pugno di Vascon a Lusetti e gli opposti commenti: «Tutta scena!», «Macchè, è una castagna che atterrerebbe un toro!». E Casini, durante la proiezione, non fa il Biscardi, non eccita gli animi, li placa e poi emette il verdetto che viene approvato all’unanimità: assoluzione per Calderoli e tre giornate di espulsione a Caparini che ha provocato tutto. Il quale ora è in Transatlantico: «Rifarei tutto e molto di più. I socialisti li odio!». E anche Calderoli, nonostante Bossi gli abbia (forse) telefonato per dirgli «calma, ragazzi!», non è pentito: «Qualcuno i pugni se li è cercati». E Cè: «Le bambine - si riferisce alla Moroni - non dovrebbero venire in Parlamento». Passa in Transatlantico l’avvocato Trantino, di An. Scusi, lei che è un principe del foro, come scioglierebbe questo nodo legale? «Con la non imputabilità dei partecipanti, per incapacità di intendere e di volere al momento del fatto». Bisognerebbe stare sulla spiaggia, a fingere di saper giocare a racchettoni. Invece. Il leghista Rizzi: «Abbiamo fatto la festa ai Dc e ai socialisti!». Il ministro Giovanardi va a sedersi accanto a Bobo Craxi, come a dire: ecco la Prima Repubblica unita contro i barbari giustizialisti. Il comandante Cè: «Altro che i nostri piccoli pugni gentili. Se arriva qui dalle valli la gente padana, butta giù l’intero Palazzo a testate». Zacchera, di An: «Ah, se gli italiani ci vedessero...».

Per loro fortuna, stanno in pattino.

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