Da Corriere della Sera del 29/07/2004

«La manovra economica non sarà indolore»

Siniscalco: ma non siamo con l’acqua alla gola. Inflazione programmata, lite con i sindacati. Montezemolo: tutti chiamati ai sacrifici

di Mario Sensini

ROMA - «E ora buone vacanze. Noi ce ne andiamo tutti al mare, l’unico che rimane al lavoro ad agosto sarà Siniscalco. Gli manderemo qualche e-mail» dice il leader della Cisl, Savino Pezzotta, visibilmente contrariato, al termine del vertice tra il governo e le parti sociali sul Dpef. Le risposte sollecitate al ministro dell’Economia non sono arrivate, né sull’inflazione programmata, né sulla manovra da 24 miliardi del 2005, né sul piano di rilancio dell’economia, mentre alla Camera la riforma delle pensioni tanto osteggiata diventava legge. E Pezzotta, come la Uil, per non dire della Cgil, non nasconde affatto la delusione. Tale da spingerlo a rifiutare l’offerta del premier di aprire, a partire dal 3 agosto, un tavolo di confronto con Domenico Siniscalco, alla quale hanno aderito invece gli enti locali. Pur sempre insoddisfatti dall’esito del vertice, ma troppo preoccupati dei tagli ai loro bilanci per respingere la proposta. I sindacati decideranno a settembre, in una nuova assemblea dei delegati, le eventuali iniziative di lotta contro la politica economica del governo. Scontate, se come sembra ormai certo, il Dpef che sarà varato stasera dal governo indicherà nell’1,5% il tasso di inflazione programmato per il 2005 che serve come parametro per le retribuzioni, a fronte di un’inflazione reale attesa all’1,9-2,1%. «Se sarà così dico fin d’ora che non va bene» ha detto Pezzotta dopo aver avuto da Siniscalco l’ennesima risposta evasiva. «Fate pure, non ci interessa. Non è su quel dato che baseremo le nostre rivendicazioni» ha aggiunto Luigi Angeletti della Uil.

«Il clima è più collaborativo, ma il quadro resta indefinito» ha detto il presidente della Confcommercio, Sergio Billè, mentre l’Associazione Bancaria ha sottolineato i danni delle «riforme sbagliate e di quelle non fatte» e la Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo, pur premettendo che «tutti devono fare sacrifici», le sue preoccupazioni sui conti pubblici e sul metodo del confronto. A poco sono valsi gli inviti all’ottimismo del premier, le aperture prudenti di Siniscalco. Che ha smentito le indiscrezioni sulla manovra 2005, ma non ha certo rassicurato i sindacati sul futuro del Tfr e sulla possibilità di un’estensione del condono fiscale ai redditi 2003 e di una nuova versione del concordato preventivo. «Il Tfr lo gestirà chi lo deve gestire» ha risposto a chi chiedeva se davvero potesse finire in un fondo Inps. «Nelle una tantum ci sono tante cose, chi vuol capire capisca» avrebbe invece detto quando è stato sollecitato sul condono. Per il resto, ieri, dal ministro dell’Economia sono giunte solo indicazioni molto vaghe, tranne forse quella che «la manovra non sarà indolore». C’è l’impegno a tener conto nel Dpef delle osservazioni delle parti sociali sulla famiglia, il volontariato, la salvaguardia del potere d’acquisto, la lotta all’evasione e al sommerso. La volontà di riavviare gli sgravi fiscali «partendo dai ceti medi», e di verificare con la Ue l’introduzione dell’Irap differenziata per il Mezzogiorno, chiesta dalla Confindustria insieme a un piano decennale per la ricerca. L’unico impegno un po’ più circostanziato è quello che riguarda i prezzi e le tariffe. Alle parti sociali Siniscalco ha promesso liberalizzazioni in alcuni settori, ma il progetto, ha detto, deve ancora essere discusso con Bankitalia e Istat.

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