Da Corriere della Sera del 27/07/2004
Billary alla ribalta
di Ennio Caretto
BOSTON - La chiamano «la marea Clinton», l'onda alta che solleverà la nave democratica arenatasi sulla spiaggia del bushismo. E' la marea dell'entusiasmo, la passione che la comparsa dell'ex presidente e dell'ex first lady Hillary alla convention suscita nella sinistra moderata americana. John Kerry non commette l'errore del vicepresidente Al Gore 4 anni fa, di tenerli a distanza. Cede loro la ribalta, li onora fin dalla prima notte dei lavori - Clinton parla alle 4 di stamane in Italia - due giganti che nel '92 ridettero e nel 2004 potranno ridare vita al Partito.
E la coppia «Billary», com'era nota a Washington, non lo delude. Traccia «Il piano Kerry - Edwards del futuro dell'America», il tema assegnato loro, con calore e maestria.
Hillary si limita a presentare il marito al pubblico, ad assicurare che Kerry ripeterà i successi della sua amministrazione. Ma come fece un altro grande comunicatore, Ronald Reagan, Bill sfida il Paese a chiedersi se stia meglio oggi o se stesse meglio nel 2000. Un attacco trasversale a Bush, nel rispetto della consegna di Kerry di abbassare il tono sul presidente, di parlare delle elezioni in positivo.
Fuori del Fleet Center presidiato da poliziotti, soldati, cani antibomba, mezzi blindati ed elicotteri, Boston è tesa e in preda alle polemiche per le dimostrazioni di protesta, una di incappucciati e ammanettati contro le torture dei prigionieri iracheni. Ma all'interno del Palazzo è festa, i Clinton fanno sognare i delegati. L'ex presidente critica sì Bush rimproverandogli di essere «su una china scivolosa» in politica estera, e di avere scatenato una guerra, quella dell'Iraq, che ha distratto l'America dalla lotta contro il terrorismo, ma più che contro di lui si scaglia contro i neoconservatori che hanno cercato, dice, di dirottare il Paese e il mondo. Il messaggio di Bill è un incitamento al partito a battersi non su ciò che è stato ma ciò che può essere, e a convincere gli elettori della superiorità del modello democratico su quello repubblicano. «John Kerry rammenterà all'America - sostiene Clinton - che la nostra politica negli anni Novanta funzionò molto meglio di quella della destra negli anni Ottanta e oggi, spiegherà che rilanceremo l'economia, l'assistenza sanitaria, la sicurezza, le alleanze, i pilastri del suo progresso». Kerry sarà il leader della rinascita americana.
E' la riproposta del clintonismo, ossia del centrismo neodemocratico accantonato da Gore nel 2000, quale antidoto al bushismo, e viene accolta da continue ovazioni. E' anche il segnale che Kerry ha deciso di abbracciare la linea moderata dei Clinton, non quella «liberal»: non intende dipendere dal voto Abb, «Anybody but Bush» (chiunque tranne Bush) degli americani che detestano il presidente, come in parte ha fatto sinora. Nel mare di bandiere e palloncini blu del Fleet Center, tra gli inni patriottici e le canzoni di Patty LaBelle, il trascinante discorso di Bill diventa così un monito ai repubblicani che i democratici non mirano soltanto a spodestare Bush dalla Casa Bianca ma anche a riconquistare la maggioranza al Congresso. E' una impresa difficile, il Partito appare in declino. Ma gli oratori che precedono e seguono Clinton sul palco vi credono, Gore stesso innanzitutto, e l'ex presidente Jimmy Carter. Gore, accolto da applausi fragorosi - i democratici continuano a considerarlo il vincitore morale delle elezioni del 2000 - è costretto a temperare il suo risentimento contro Bush: lo stesso Kerry gli ha fatto riscrivere il testo del suo discorso per ammorbidirne i toni. Carter esorta i democratici a seguire Kerry «fino al trionfo e oltre». Una dimostrazione di unità senza precedenti.
Kerry, che nelle parole di Hillary «è la persona giusta per assumere il governo adesso» - una conferma che la ex first lady rinvia le sue ambizioni presidenziali - segue l'apoteosi dei Clinton in diretta alla tv dalla Florida, dopo un comizio elettorale con l'ex astronauta e senatore John Glenn. Ha fatto una rapida apparizione a Boston la notte di domenica per lanciare la prima palla alla partita di baseball tra i Red Sox e gli Yankees e sfoggiare il braccialetto giallo anticancro di Lance Armstrong, il vincitore del Tour de France, conquistandosi uno spazio alla tv, ma è ripartito subito. Si congratula al telefono con l'ex presidente, che lascerà Boston oggi, tra il rimpianto di molti democratici che vorrebbero lui, non Kerry, candidato contro Bush. Kerry arriverà alla «convention» domani, per il discorso del suo numero due Edwards. Le reti televisive americane, la Abc , Cbs e Nbc sono sotto accusa: dedicano una sola ora di trasmissione al giorno alla «convention».
E la coppia «Billary», com'era nota a Washington, non lo delude. Traccia «Il piano Kerry - Edwards del futuro dell'America», il tema assegnato loro, con calore e maestria.
Hillary si limita a presentare il marito al pubblico, ad assicurare che Kerry ripeterà i successi della sua amministrazione. Ma come fece un altro grande comunicatore, Ronald Reagan, Bill sfida il Paese a chiedersi se stia meglio oggi o se stesse meglio nel 2000. Un attacco trasversale a Bush, nel rispetto della consegna di Kerry di abbassare il tono sul presidente, di parlare delle elezioni in positivo.
Fuori del Fleet Center presidiato da poliziotti, soldati, cani antibomba, mezzi blindati ed elicotteri, Boston è tesa e in preda alle polemiche per le dimostrazioni di protesta, una di incappucciati e ammanettati contro le torture dei prigionieri iracheni. Ma all'interno del Palazzo è festa, i Clinton fanno sognare i delegati. L'ex presidente critica sì Bush rimproverandogli di essere «su una china scivolosa» in politica estera, e di avere scatenato una guerra, quella dell'Iraq, che ha distratto l'America dalla lotta contro il terrorismo, ma più che contro di lui si scaglia contro i neoconservatori che hanno cercato, dice, di dirottare il Paese e il mondo. Il messaggio di Bill è un incitamento al partito a battersi non su ciò che è stato ma ciò che può essere, e a convincere gli elettori della superiorità del modello democratico su quello repubblicano. «John Kerry rammenterà all'America - sostiene Clinton - che la nostra politica negli anni Novanta funzionò molto meglio di quella della destra negli anni Ottanta e oggi, spiegherà che rilanceremo l'economia, l'assistenza sanitaria, la sicurezza, le alleanze, i pilastri del suo progresso». Kerry sarà il leader della rinascita americana.
E' la riproposta del clintonismo, ossia del centrismo neodemocratico accantonato da Gore nel 2000, quale antidoto al bushismo, e viene accolta da continue ovazioni. E' anche il segnale che Kerry ha deciso di abbracciare la linea moderata dei Clinton, non quella «liberal»: non intende dipendere dal voto Abb, «Anybody but Bush» (chiunque tranne Bush) degli americani che detestano il presidente, come in parte ha fatto sinora. Nel mare di bandiere e palloncini blu del Fleet Center, tra gli inni patriottici e le canzoni di Patty LaBelle, il trascinante discorso di Bill diventa così un monito ai repubblicani che i democratici non mirano soltanto a spodestare Bush dalla Casa Bianca ma anche a riconquistare la maggioranza al Congresso. E' una impresa difficile, il Partito appare in declino. Ma gli oratori che precedono e seguono Clinton sul palco vi credono, Gore stesso innanzitutto, e l'ex presidente Jimmy Carter. Gore, accolto da applausi fragorosi - i democratici continuano a considerarlo il vincitore morale delle elezioni del 2000 - è costretto a temperare il suo risentimento contro Bush: lo stesso Kerry gli ha fatto riscrivere il testo del suo discorso per ammorbidirne i toni. Carter esorta i democratici a seguire Kerry «fino al trionfo e oltre». Una dimostrazione di unità senza precedenti.
Kerry, che nelle parole di Hillary «è la persona giusta per assumere il governo adesso» - una conferma che la ex first lady rinvia le sue ambizioni presidenziali - segue l'apoteosi dei Clinton in diretta alla tv dalla Florida, dopo un comizio elettorale con l'ex astronauta e senatore John Glenn. Ha fatto una rapida apparizione a Boston la notte di domenica per lanciare la prima palla alla partita di baseball tra i Red Sox e gli Yankees e sfoggiare il braccialetto giallo anticancro di Lance Armstrong, il vincitore del Tour de France, conquistandosi uno spazio alla tv, ma è ripartito subito. Si congratula al telefono con l'ex presidente, che lascerà Boston oggi, tra il rimpianto di molti democratici che vorrebbero lui, non Kerry, candidato contro Bush. Kerry arriverà alla «convention» domani, per il discorso del suo numero due Edwards. Le reti televisive americane, la Abc , Cbs e Nbc sono sotto accusa: dedicano una sola ora di trasmissione al giorno alla «convention».
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