Da Corriere della Sera del 21/07/2004
Bufera su Sandy Berger: lascia il team di Kerry
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Per i repubblicani, è uno scandalo che potrebbe costare a Kerry le elezioni, per i democratici è una manovra per screditare il loro candidato. Al centro della vicenda, c’è un consigliere del senatore, Sandy Berger, l’ex direttore della sicurezza nazionale della Casa Bianca del presidente Clinton.
Berger si è ieri dimesso - ma pro tempore, in attesa di dimostrare la sua innocenza - dopo avere ammesso di avere asportato, «involontariamente» ha detto, degli importanti documenti segreti dagli Archivi di Stato. I documenti, firmati da un altro big della Casa Bianca, l’allora capo dell’antiterrorismo Richard Clarke, un nemico di Bush, riguardano Al Qaeda, in particolare il suo mancato attentato del Capodanno del 2000 a Los Angeles. Il leader repubblicano alla Camera, Tom de Lay, ha accusato Berger di «gravissima infrazione», dichiarando non potere credergli, e sospettare che si sia valso dei dossier per fornire a Kerry munizioni contro il presidente.
Lo scandalo è esploso verso la mezzanotte di ieri, ora italiana, quando Berger ha diramato un breve comunicato: «Lascio l’incarico di consigliere del senatore John Kerry per evitare che l’incidente sia strumentalizzato ai suoi danni». Il candidato democratico lo ha spalleggiato: «Ha la mia stima e la mia fiducia» ha asserito. «Rispetto la sua decisione». L’avvocato di Berger, Lanny Bruer, è stato più aggressivo: «I tempi della vicenda vanno chiariti. Il mio cliente era inquisito da tempo dall’Fbi. E’ strano che ciò sia stato reso pubblico alla vigilia della pubblicazione del rapporto della Commissione inquirente sulle stragi delle Torri gemelle nel 2001». Il rapporto uscirà domani, e sebbene non dica che le stragi potevano essere prevenute, rischia di danneggiare i repubblicani e Bush.
Sandy Berger, un papabile alla direzione della Cia o a un ministero se Kerry fosse eletto presidente, asportò i documenti degli Archivi alla fine dello scorso anno, dopo averli consultati per prepararsi a deporre davanti alla Commissione a marzo. Sembra che si tratti di copie - gli originali sono ferreamente custoditi - e la Commissione ha assicurato di non avere mancato nulla, ringraziandolo anzi per la sua collaborazione. Le circostanze della scomparsa dei dossier sono tuttavia ambigue: pare che Berger abbia dichiarato all’Fbi di averne buttati «distrattamente» via alcuni e di avere restituito gli altri non appena accortosi dell’incidente. Se la polizia federale concludesse che li asportò volutamente, l’ex consigliere della sicurezza della Casa Bianca finirebbe dinnanzi a un tribunale penale.
Ciò che ha fatto infuriare i repubblicani è che i documenti venivano da Richard Clarke, l’uomo che ha accusato Bush di negligenza nell’attentato alle Torri gemelle. I democratici sostengono che Berger agì in buona fede, ma i repubblicani temono che abbia messo le mani su materiale che potrebbe danneggiare il presidente. Alla vigilia del congresso del loro partito, lunedì a Boston, lo scandalo minaccia di ingigantirsi, e di polarizzare ulteriormente l’elettorato.
In un comizio elettorale a Cedar Rapids nel Michigan, la città dell’ex presidente Gerald Ford, Bush lo ha tuttavia ignorato. Si è presentato come l’architetto della guerra al terrorismo, il vincitore delle guerre dell’Afghanistan e dell’Iraq, ma ha aggiunto di volere essere «il presidente della pace». «Oggi il mondo è più sicuro, e lo sarà ancora di più se mi rieleggerete» ha affermato.
Berger si è ieri dimesso - ma pro tempore, in attesa di dimostrare la sua innocenza - dopo avere ammesso di avere asportato, «involontariamente» ha detto, degli importanti documenti segreti dagli Archivi di Stato. I documenti, firmati da un altro big della Casa Bianca, l’allora capo dell’antiterrorismo Richard Clarke, un nemico di Bush, riguardano Al Qaeda, in particolare il suo mancato attentato del Capodanno del 2000 a Los Angeles. Il leader repubblicano alla Camera, Tom de Lay, ha accusato Berger di «gravissima infrazione», dichiarando non potere credergli, e sospettare che si sia valso dei dossier per fornire a Kerry munizioni contro il presidente.
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Sandy Berger, un papabile alla direzione della Cia o a un ministero se Kerry fosse eletto presidente, asportò i documenti degli Archivi alla fine dello scorso anno, dopo averli consultati per prepararsi a deporre davanti alla Commissione a marzo. Sembra che si tratti di copie - gli originali sono ferreamente custoditi - e la Commissione ha assicurato di non avere mancato nulla, ringraziandolo anzi per la sua collaborazione. Le circostanze della scomparsa dei dossier sono tuttavia ambigue: pare che Berger abbia dichiarato all’Fbi di averne buttati «distrattamente» via alcuni e di avere restituito gli altri non appena accortosi dell’incidente. Se la polizia federale concludesse che li asportò volutamente, l’ex consigliere della sicurezza della Casa Bianca finirebbe dinnanzi a un tribunale penale.
Ciò che ha fatto infuriare i repubblicani è che i documenti venivano da Richard Clarke, l’uomo che ha accusato Bush di negligenza nell’attentato alle Torri gemelle. I democratici sostengono che Berger agì in buona fede, ma i repubblicani temono che abbia messo le mani su materiale che potrebbe danneggiare il presidente. Alla vigilia del congresso del loro partito, lunedì a Boston, lo scandalo minaccia di ingigantirsi, e di polarizzare ulteriormente l’elettorato.
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