Da La Repubblica del 07/07/2004
Originale su http://www.repubblica.it/2004/g/sezioni/esteri/vicekerry/trasfusione/t...

COMMENTO

La scommessa Edwards. Trasfusione di carisma

di Vittorio Zucconi

WASHINGTON - Non erano passati dieci minuti dalla notizia che Edwards era stato scelto da Kerry per la rincorsa alla Casa Bianca, che gli studi delle network e le redazioni dei giornali venivano bombardati dai fax e dai messaggi elettronici spediti dal quartier generale di Bush per stroncare subito il 51enne avvocato e senatore della North Carolina.

Digiuno di politica e strategia internazionale, da appena quattro anni senatore al primo mandato, spietato cacciatore di ambulanze arricchito da querele miliardarie contro medici e assicurazioni nel nome di pazienti mal curati, clintoniano e populista, tutto ciuffo e niente sostanza, questi erano i "talking points", le accuse che gli agit prop della Casa Bianca avrebbero dovuto diffondere via antenne e via internet. Ottimo segnale, dunque, per i democratici, perché la immediatezza e la virulenza della offensiva contro la accoppiata degli omonimi, John e John, dimostrano che la scelta fatta da John Kerry è stata giusta. Che John Edwards fa paura.

Nella storia delle candidature vice- presidenziali, degli uomini di pelle bianca (e una sola donna in 220 anni, la Ferraro) scelti per affiancare e aiutare il capocordata nel tentativo di scalata al vertice, le ragioni delle preferenze variano da opportunismi regionalistici a motivi di equilibrio interno tra le correnti, secondo un "manuale Cencelli" made in Usa. Ma la preferenza storicamente un po' anomala accordata a Edwards, troppo giovane e troppo fresco di politica per avere un carnet di cambiali da incassare, non porterà a Kerry né blocchi di voti né benevolenza di capicorrente, né le simpatie di quella Hillary Clinton che ora rischia di trovarsi davanti un concorrente più giovane di lei, per le presidenze di domani. Gli porterà in compenso qualcosa di cui il nuovo JFK senza il fascino del vecchio JFK aveva grandemente bisogno, una trasfusione di carisma. Una iniezione di quel calore umano, di quello "charme" sudista e morbido del quale il frigido senatore di Boston allevato nelle università del New England puritano aveva forte anemia.

John Reid Edwards, che era stato l'ultimo avversario ad arrendersi a Kerry nelle primarie, è stato imposto dalla "vox populi", dalla voce della base democratica, che al 72%, secondo i sondaggi interni, preferiva lui agli altri possibili nomi nel "ticket", nell'accoppiata. Il messaggio arrivato dagli elettori di tendenza democratica, e dai media che amano sempre i volti nuovi, era stato troppo sonoro per restare inascoltato da un politico di lungo corso come Kerry. Diceva che gli iscritti avevano alla fine scelto Kerry nelle loro primarie come la giovane donna che sposa "il ragazzo con la testa sulla spalle" raccomandato da mamma, ma conserva il rimpianto di un amore più rischioso ed eccitante. Con la riunione dei due John nello stesso "biglietto", nello stesso ticket, ora gli elettori - e soprattutto le cruciali elettrici - avranno insieme marito e amante. E questo fa paura alla coppia opposta, Bush e Cheney.

La buona scelta di un vice presidente, di quella persona che nel governo ha soltanto il compito costituzionale di "restare vivo e reperibile", può spostare al massimo l'uno per cento dei voti, calcolano gli studiosi di statistiche elettorali. Se l'uno per cento sembra poco, si ricordi che il margine teorico di vittoria di George W su Al Gore fu misurato in millesimi di punto, non in centesimi. Nelle elezioni del prossimo due novembre lo "charme" di Edwards, la sua novità, la freschezza da ragazzo che in TV dimostra vent'anni meno potrebbero spostare quelle poche migliaia di voti incerti che ormai, in quasi tutte le democrazia mature, determinano l'esito finale.

Soprattutto se reggerà al dibattito in diretta con il proprio antagonista istituzionale, il ringhioso, torvo ma formidabile vicepresidente di guerra, Cheney.

Il timore dei comandi repubblicani è che l'assunzione di Edwards voluta dalle pressioni popolari, produca lo scenario che può provocare il licenziamento della squadra al potere oggi, vale a dire una affluenza ai seggi che oltrepassi la stanca soglia del solito 49%. Il compito che attende Edwards, e il motivo per il quale è stato preferito ad altri e più stanchi cavalli della scuderia democratica (la Clinton non è mai stata una ipotesi seria, altro che per i tabloid e i talk show televisivi) è esattamente quello di portare più gente a votare, e non più soltanto contro Bush, ma per qualcuno e qualcosa. Di convincere, con la oratoria cantilenante e morbida dell'avvocato che sapeva sedurre le giurie civili fino a farlo diventare ricchissimo, che la sua storia personale di figlio di nessuno che si paga la laurea pulendo le condotte dell'aria condizionata nella fabbrica dove suo padre era operaio, è il vero sogno americano da rinverdire per ricomporre le "due Americhe" tagliate dal privilegio di nascita e di censo e dalla globalizzazione. Si autodefinisce "il figlio di nessuno contro il figlio di un Presidente" e si vanta di avere scalato, con un figlio, il Kilimangiaro.

Scalare l'apatia dell'elettorato e la retorica della "guerra al terrorismo" dietro la quale si arrocca Bush, sarà più difficile. Ma la gara per raggiungere la vetta, da ieri, si è fatta più divertente.

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