Da Corriere della Sera del 03/07/2004
Irresponsabilita' nazionale
di Massimo Franco
La tregua «per senso di responsabilità» si è rotta nello spazio di ventiquattr' ore. A tre giorni dalla riunione dei ministri finanziari a Bruxelles, la politica economica del governo di Silvio Berlusconi è stata decapitata. Giulio Tremonti si è dimesso a notte fonda, dopo un vertice di quattro ore nell' abitazione privata del presidente del Consiglio, a Roma. E' il primo contraccolpo traumatico della sconfitta di Forza Italia alle elezioni europee. Marca un confine fra il centrodestra come è stato dal 2001 a ieri e quello che affronterà - non si sa come - il resto della legislatura. Ma sottolinea anche la leggerezza irresponsabile con la quale la coalizione ha scaricato sul Paese la resa dei conti interna. Lo ha fatto pubblicamente, senza preoccuparsi delle conseguenze sul piano internazionale. An ha posto un aut aut alla vigilia di una seduta, a dir poco delicata, dell' Ecofin. L' ha spuntata, spalleggiata dall' Udc. Ma il risultato immediato è che oggi non ci sarà il Consiglio dei ministri che doveva stabilire i tagli da presentare a Bruxelles. Berlusconi assumerà l' interim dell' Economia. E ora l' Italia deve sperare in un rinvio dell' esame europeo. Può darsi che in questo modo An abbia recuperato lo spazio vitale al quale aspirava da mesi. Ma sarà difficile che il Paese capisca e approvi le logiche della coalizione. L' orgia di incontri che si sono svolti fino alle due del mattino nella residenza privata romana del premier, hanno comunicato una sensazione di caos; e mostrato una maggioranza nella quale tutti, forse senza volerlo, hanno lavorato per il collasso politico. D' altronde, dalle elezioni europee in poi, ogni mossa ha evocato un azzardo collettivo giocato sul tatticismo e su una furbizia deteriore. L' Udc si è acquattata su una posizione di logoramento strisciante di Berlusconi, convinta di avvantaggiarsene. E An, felice per qualche voto in più, ha voluto assaporare la rivincita su Tremonti e la Lega, perni del governo per tre anni. Ma anche le reazioni dei perdenti sono state incomprensibili. Il ministro dell' Economia si è difeso a lungo come se nulla fosse successo, con un atteggiamento che ha aumentato la frustrazione di Fini. Soprattutto, il dopo elezioni ha fatto di Forza Italia un partito spaventato e inerte. L' epilogo di ieri notte, peraltro, non nasce solo dal conflitto di caratteri e di visioni economiche tra Fini e Tremonti. In realtà, le dimissioni del responsabile dell' Economia archiviano il berlusconismo economico. L' «interim» non sottolinea la centralità del premier, ma la sua solitudine e la perdita di ogni capacità di sintesi. Le dimissioni di Tremonti Berlusconi sembra averle subìte, non provocate. D' altronde, quando si faceva presente al ministro che gli alleati non lo sopportavano, rispondeva sempre che il destinatario delle critiche era l' inquilino di Palazzo Grazioli. Non era proprio così. Ma certo, fino a ieri Tremonti è stato un parafulmine, nonché un' icona del berlusconismo vincente, ottimista, persino arrogante nelle sue certezze. Sarà istruttivo vedere chi sarà il sostituto, chiamato a guidare la stagione triste della crisi e degli appetiti elettorali dei partiti: servirà a capire non chi è stato Tremonti, ma chi e che cosa sta diventando Berlusconi.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Tony Barber su Financial Times del 12/04/2005
Disgelo con Domenico Siniscalco, chiamato Mimmo in conferenza stampa "Questa è una svolta storica"
E il Cavaliere torna a sorridere "Ma io sogno ancora 2 aliquote"
E il Cavaliere torna a sorridere "Ma io sogno ancora 2 aliquote"
di Concita De Gregorio su La Repubblica del 27/11/2004
di Giovanna Casadio su La Repubblica del 22/11/2004