Da Corriere della Sera del 29/06/2004

Bagdad torna sovrana con due giorni d’anticipo

Dopo 14 mesi la Coalizione Provvisoria cessa d’esistere. Il governatore Bremer ha lasciato il Paese

di Lorenzo Cremonesi

BAGDAD - All'improvviso, è fatta. Ieri mattina poco dopo le 10 la notizia arriva in sordina. Prima dalla Bbc , poi le tv arabe confermano: il nuovo governo iracheno ha assunto la piena sovranità del Paese. Con due giorni di anticipo rispetto al calendario annunciato al momento della formazione del nuovo gabinetto, il primo di giugno, la Coalition Provisional Authority (Cpa) guidata per 14 mesi dal governatore Usa Paul Bremer si è dissolta.

«Come ladri nella notte», notano polemici tanti commentatori locali e stranieri a Bagdad. Doveva essere una grande cerimonia volta a legittimare la guerra dell'anno scorso e proclamare al mondo la nascita del nuovo Iraq sovrano e democratico. Ma in verità l'incubo del terrorismo ha dettato le procedure, riducendo l'evento ai minimi termini. Il 30 giugno rischiava di trasformarsi in un bagno di sangue, nella glorificazione di Al Qaeda e di tutte le forze della guerriglia. Vista la preoccupante crescita degli attentati negli ultimi giorni, Bremer si è consultato rapidamente con il neo-premier iracheno, Iyad Allawi, e assieme hanno optato l'altra sera di fare il tutto nel modo più veloce e segreto possibile.

Eppure il passo è stato importantissimo. Non una cerimonia solo formale. Bensì l'avvio del percorso che dovrebbe condurre alle elezioni nazionali entro il 31 gennaio 2005. Bremer si è recato nell'ufficio del neo-presidente, Ghazi Ajil Al Yawar, poche centinaia di metri dal palazzo super-protetto dove ha vissuto dal maggio 2003. Qui è giunto anche Allawi, con il vicepremier Barham Salih. «Come contemplato dalla risoluzione Onu numero 1546, la Cpa cessa di esistere e con essa termina anche l'occupazione americana. Il governo ad interim assume piena sovranità a nome del popolo iracheno», ha detto Bremer consegnando al nuovo capo della Corte Suprema di Bagdad, giudice Midhat al Mahmudi, una cartella di pelle contenente i documenti della transizione. Questi a sua volta ha passato la cartella al presidente. «Questo è il giorno atteso da ogni iracheno. Oggi riportiamo l'Iraq nella comunità internazionale», ha detto Al Yawar visibilmente emozionato esattamente alle 10 e 26 minuti (le 8 e 26 minuti in Italia). Solo due ore dopo Bremer partiva su un aereo militare alla volta di Washington.

Nel pomeriggio in un discorso trasmesso in differita dalla tv nazionale Bremer si è rivolto direttamente agli iracheni. «Adesso il futuro dipende da voi. Noi possiamo solo aiutarvi. Ma sta a voi catturare chi uccide i vostri poliziotti, massacra i civili, distrugge le infrastrutture petrolifere e le fondamenta stesse della vostra economia», ha detto con gli occhi fissi alla telecamera.

Allawi ha invece ripetuto ciò che afferma negli ultimi giorni. «Non dimenticheremo chi è stato contro di noi e chi ci è stato nemico in questi giorni difficili», ha detto minaccioso. In queste ore sta esaminando la fattibilità di imporre la legge marziale e misure di polizia eccezionali per battere la violenza.

Misure considerate necessarie da tanti tra i suoi cittadini. Nelle ultime ore i gruppi del terrorismo sono tornati a ripetere la minaccia di decapitare tre turchi, un pachistano e un soldato americano che sarebbero caduti nelle loro mani nella regione sunnita di Falluja. E Allawi replica con una evidente prova di forza. Da ieri mattina Bagdad era pattugliata da migliaia di poliziotti. Anche se gran parte della popolazione è venuta a conoscenza del nuovo governo sovrano solo nel pomeriggio. Intanto i militari americani mostravano di mantenere le loro promesse. «Resteremo presenti sul terreno ad aiutare le forze di polizia irachene sino a quando ne avranno bisogno», avevano detto. Ieri i loro gipponi corazzati erano appostati spesso a pochi metri dalle auto della polizia di Allawi.

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