Da Il Messaggero del 18/06/2004
L’INTERVISTA
«Partito evanescente, Silvio lo ha trascurato»
Baget Bozzo: «I guai maggiori sono al Sud, ma lui è un genio e troverà il modo di salvarlo»
di Mario Ajello
ROMA. Don Baget Bozzo, il Cavaliere non ha silurato Bondi. Troppo buono?
«Ma no, povero Sandro! Che male ha fatto? Che colpe ha? E’ così una brava persona...».
Però ha dimezzato Forza Italia. O no?
«Non sia così pessimista. Il partito, per come è messo, e non è messo bene, ha avuto un successone».
Successone?
«Ma certo. Il problema è che Berlusconi...».
Don Gianni, sta criticando lo Spirito Santo?
«Il problema è che Berlusconi ha trascurato il partito. Ha cominciato a rimetterci mano soltanto un anno fa».
E prima?
«Da quando andò via Scajola nel 2001 a quando sono arrivati Bondi e Cicchitto nel 2003, Forza Italia praticamente non è esistita più. E rimetterla in piedi in poco tempo è stata una impresa titanica».
Bondi un titano?
«Berlusconi si è distratto e ha lasciato il partito in vacanza per un po’. Ora paghiamo, ma neanche tanto, le conseguenze».
Baget Bozzo contro il Cavaliere?
«Berlusconi è un genio nella visione e costruzione politica. Lo è meno nell’organizzazione amministrativa».
Non infierisca così!
«Io dico soltanto che Forza Italia ha un problema di classe dirigente. C’è poco turn-over nei vertici nazionali e soprattutto territoriali del partito. Perché i capi vengono scelti personalmente dal Capo, in base a un personale rapporto di fiducia e di simpatia».
E adesso?
«Non bisogna più confondere il concetto di partito leggero con quello di partito evanescente».
Così è Forza Italia?
«E’ un partito-messaggio, un partito-idea, un partito-verbo. Non un partito-partito. E ciò, specie nel Mezzogiorno, si rivela un guaio nella raccolta del consenso».
E come si fa a cambiare?
«Berlusconi troverà la maniera. Anche autocorreggendosi. Sa che cosa dissi al mio amico Scajola, mentre nasceva il governo nel 2001?».
Che cosa gli disse?
«Claudio, non fare il ministro!»
E perchè mai?
«Claudio - incalzai - resta alla guida del partito. Così fungi, di fatto, da numero uno del berlusconismo».
Scajola le rispose: caro don Gianni, sei pazzo?
«Mi spiegò: Berlusconi non ama il partito e secondo lui, se resto lì, non conto un tubo».
Ma lei è sicuro che ora Berlusconi si innamorerà di Forza Italia?
«Deve farlo per forza. Finora si è sentito come De Gaulle che diceva “l’intendenza seguirà”. Ma ogni tanto non segue».
E la colpa, almeno in questo, non è dei comunisti?
«Loro le colpe ce l’hanno sempre. Anche stavolta».
Ovvero?
«Molti di quei pochi voti persi da Forza Italia se li sono presi gli scrutatori diessini al momento dello spoglio, anullando schede che invece erano validissime».
Ma andiamo...
«Guardi che non è una novità. Anche nel ’53, la Dc perse per colpa di questi trucchetti. Loro non cambiano mai. E noi dobbiamo cambiare sempre».
«Ma no, povero Sandro! Che male ha fatto? Che colpe ha? E’ così una brava persona...».
Però ha dimezzato Forza Italia. O no?
«Non sia così pessimista. Il partito, per come è messo, e non è messo bene, ha avuto un successone».
Successone?
«Ma certo. Il problema è che Berlusconi...».
Don Gianni, sta criticando lo Spirito Santo?
«Il problema è che Berlusconi ha trascurato il partito. Ha cominciato a rimetterci mano soltanto un anno fa».
E prima?
«Da quando andò via Scajola nel 2001 a quando sono arrivati Bondi e Cicchitto nel 2003, Forza Italia praticamente non è esistita più. E rimetterla in piedi in poco tempo è stata una impresa titanica».
Bondi un titano?
«Berlusconi si è distratto e ha lasciato il partito in vacanza per un po’. Ora paghiamo, ma neanche tanto, le conseguenze».
Baget Bozzo contro il Cavaliere?
«Berlusconi è un genio nella visione e costruzione politica. Lo è meno nell’organizzazione amministrativa».
Non infierisca così!
«Io dico soltanto che Forza Italia ha un problema di classe dirigente. C’è poco turn-over nei vertici nazionali e soprattutto territoriali del partito. Perché i capi vengono scelti personalmente dal Capo, in base a un personale rapporto di fiducia e di simpatia».
E adesso?
«Non bisogna più confondere il concetto di partito leggero con quello di partito evanescente».
Così è Forza Italia?
«E’ un partito-messaggio, un partito-idea, un partito-verbo. Non un partito-partito. E ciò, specie nel Mezzogiorno, si rivela un guaio nella raccolta del consenso».
E come si fa a cambiare?
«Berlusconi troverà la maniera. Anche autocorreggendosi. Sa che cosa dissi al mio amico Scajola, mentre nasceva il governo nel 2001?».
Che cosa gli disse?
«Claudio, non fare il ministro!»
E perchè mai?
«Claudio - incalzai - resta alla guida del partito. Così fungi, di fatto, da numero uno del berlusconismo».
Scajola le rispose: caro don Gianni, sei pazzo?
«Mi spiegò: Berlusconi non ama il partito e secondo lui, se resto lì, non conto un tubo».
Ma lei è sicuro che ora Berlusconi si innamorerà di Forza Italia?
«Deve farlo per forza. Finora si è sentito come De Gaulle che diceva “l’intendenza seguirà”. Ma ogni tanto non segue».
E la colpa, almeno in questo, non è dei comunisti?
«Loro le colpe ce l’hanno sempre. Anche stavolta».
Ovvero?
«Molti di quei pochi voti persi da Forza Italia se li sono presi gli scrutatori diessini al momento dello spoglio, anullando schede che invece erano validissime».
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