ROMA - E in periferia? Tutta un’altra cosa. Qui, in piccoli e medi centri, lo schieramento in vista dei ballottaggi passa per le rivalità interne ai campanili e si nutre di inattese tentazioni trasversali. Con l’apparentamento che diventa oggetto di estenuanti trattative e gli scenari locali che contano più dei grandi orizzonti. Non c’è solo il «gran rifiuto bergamasco», quel litigio interno che non permette alla Lega di fare fronte comune con il resto della Casa delle libertà (e viceversa) contro gli ulivisti. Si assiste in Sicilia, nel Catanese, ad un tuffo nel passato: compromesso storico tra ex democristiani di tutti i tipi ed ex comunisti. Perché ad Acireale, Aci Castello e Mascalucia, i locali candidati dell’Udc vengono sostenuti con convinzione dal centrosinistra nella loro gara con altrettanti rivali della Casa delle Libertà. Effetto di un apparentamento con la Margherita e i Ds. Battaglia velenosa ai piedi dell’Etna. Tanto che scende in campo il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto: «È assolutamente inaccettabile: si tratta di alleanze anomale». «E che male c’è? Sono solo intese locali», risponde il coordinatore provinciale della Margherita Salvo Gigliuto. Mentre il segretario catanese dell’Udc, Filippo Drago, va all’attacco: «Non è colpa nostra se i forzisti locali sono arroganti. Comunque ricordiamo a Cicchitto che un anno fa a San Cono, sempre in provincia di Catania, il suo partito se ne andò a braccetto con i Ds facendo fuori tutti gli alleati». Interviene anche il responsabile Ds per gli enti locali Antonello Cabras: «L’Udc in Sicilia non è mai stata veramente organica al centrodestra». E la querelle locale diventa caso nazionale.

Ma se la maggioranza si lamenta in Sicilia, l’opposizione non ride in Puglia di fronte al «gran pasticcio di Foggia», dove come in un caleidoscopio le liste di centro e di sinistra si fondono e si scompongono. Perché al ballottaggio per il Comune c’è Orazio Ciliberti (sostenuto da Ds, Margherita, Sdi, Verdi, Nuovo Psi, Di Pietro-Occhetto, repubblicani europei e Sdi) contro Costanzo Natale (appoggiato dalla Casa delle Libertà). Ma in mezzo ci sono i voti di Antonio Pellegrino, quasi il 20%, che due settimane fa era sostenuto dalle «estreme» dell’opposizione (Rifondazione Comunista e Udeur) e che non si è pronunciato né per l’uno, né per altro.

Come si comportano invece gli elettori di centrosinistra a Sondrio, dove la sfida è tra il presidente uscente della Provincia Eugenio Tarabini e il leghista Fiorello Provera? Ce lo spiega il segretario locale dei Ds, Sandro Fumasoni: «Abbiamo dato indicazioni di astenersi o votare scheda bianca». Ammette però che anche i propri elettori potrebbero essere tentati dal «voto di protesta», cioè contro chi ha governato fino ad oggi la provincia. E, quindi, a favore del candidato leghista.

A Piacenza invece è battaglia nell’area centrista dopo il caso Squeri, il presidente uscente della Provincia che ha invitato a votare per il candidato della Casa delle Libertà. Subito scomunicato dal suo partito, la Margherita, non solo dialoga con Roberto Formigoni, ma viene in qualche modo «salvato» da Vittorio Prodi, fratello di Romano: «Non ho elementi per giudicare, ma ho grande stima per lui: è stato importante per i consensi che ho incassato nel territorio piacentino». E lui, Dario Squeri, confessa: «Sono Gianni Letta, Enrico Letta e Bruno Tabacci ad essere i miei punti di riferimento». Davvero trasversali.