Da Corriere della Sera del 17/06/2004

I fragili di stato

di Dario Di Vico

Giovanni Trapattoni è uno degli oltre 10 milioni di cittadini italiani che hanno compiuto 65 anni di età. Secondo l'ordinanza urgente emessa ieri dal ministero della Sanità il nome dell'allenatore della nazionale di calcio comparirà, insieme a quello dei suo coetanei, nel Registro dei fragili, un elenco di intonazione orwelliana che sarà messo a disposizione delle aziende sanitarie locali. Senza che sia necessario, specifica l'ordinanza ministeriale, il consenso dei diretti interessati. Potrà così accadere che la Protezione Civile davanti a un consistente rialzo delle temperature preveda per tutti i Trapattoni d'Italia un piano d'emergenza con conseguente spostamento al fresco, molto probabilmente in un supermercato. Ieri il ministro Girolamo Sirchia ha emanato le direttive anti-caldo per proteggere gli anziani. Cosa buona e giusta, viene da dire. Lo scorso anno in Italia furono oltre 7 mila i decessi causati dal clima africano mentre il tributo pagato dalla Francia fu decisamente più salato: 60 mila morti. È bene, dunque, che il rischio di un tragico replay venga combattuto per tempo e con gli strumenti adeguati. Ma sono diversi gli aspetti dell'ordinanza di Sirchia che non convincono. Innanzitutto l'individuazione a 65 anni della soglia di rischio, misura che non tiene conto della profonda trasformazione dell'età media. Oggi, come il Trap nazionale dimostra, si invecchia più tardi e a quell'età si è pienamente inseriti nel lavoro e nella vita associata. Sentirsi catalogare come «fragili di Stato» può apparire addirittura un insulto. Sia detto con tutto il rispetto delle buone intenzioni del ministro, ma avremmo fatto volentieri a meno del suo Registro che avrà un solo e sicuro effetto: ferire la sensibilità e l'orgoglio degli anziani che vivranno l'iniziativa governativa come un'intollerabile intrusione nella loro vita privata.

Al di là delle violazioni della privacy e del rispetto reciproco la ricetta Sirchia non convince per altri motivi. Non se ne vede l'efficacia e per di più sembra portarsi dietro una visione dirigistica del welfare fatta per l'appunto di Registri, Protezioni civili, Piani d'emergenza, Custodi socio-sanitari e altre maiuscole. Forse sarebbe stato meglio muoversi per tempo e non aspettare metà giugno. Converrebbe, poi, sulla scia di esperienze come quella della Comunità di S. Egidio a Roma predisporre misure più mirate che supportino le reti di solidarietà già esistenti, che potenzino l'assistenza domiciliare e che valorizzino novità come quella rappresentata dal nuovo mercato delle badanti. Ne emergerebbe un welfare meno oneroso dal punto di vista finanziario e dai tratti più rispettosi. Fortunatamente alcune amministrazioni locali del Nord e anche del Centro sono più avanti e in questi mesi si sono avviate esperienze innovative che senza obbligare gli anziani non autosufficienti a lasciare la propria casa hanno aiutato le famiglie disagiate con il sistema dei bonus. Più che il Registro dei fragili servono forse tanti registri dei badanti.

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