Da Corriere della Sera del 17/06/2004

I tatticismi dominano il dopo voto del Polo

di Massimo Franco

Più che una resa dei conti, per ora il dopo elezioni del centrodestra somiglia ad una replica della lunga verifica dei mesi scorsi. Con toni perentori ma indicazioni un po’ generiche, il capo di An, Gianfranco Fini, «invita il presidente del Consiglio a farsi sollecitamente garante di una nuova politica economico-sociale». Ma Silvio Berlusconi continua a scansare quella che ritiene una «parola della vecchia politica»: «Verifica? Che cosa è?». La Lega bolla ogni ipotesi di nuovo governo come «restaurazione». E l’Udc di Marco Follini se ne sta alla finestra, con un distacco aumentato insieme con i voti delle Europee. Ancora una volta, si galleggia su tatticismi che segnalano la difficoltà di tradurre a livello governativo il riequilibrio elettorale nella maggioranza. In apparenza, il pomo della discordia rimane il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che Fini tenta da tempo di piegare alla collegialità. In realtà, dopo le Europee la questione è diventata più di sostanza. E l’interlocutore degli alleati minori non è più Tremonti, ma lo stesso Berlusconi. A lui il partito di Fini dà rassicurazioni sulla leadership e promette appoggio fino al 2006; ma è anche da lui che si aspetta il riconoscimento del nuovo «status» politico di An.

Quell’avverbio, «sollecitamente», non è stato scelto a caso. Il vicepremier teme che la trattativa si trascini e si replichi il dialogo surreale dei mesi passati. Nell’incontro avuto ieri mattina col capo del governo prima del vertice del Ppe a Bruxelles, qualche divergenza sarebbe affiorata; ed è rimasta un’ombra di incomprensione. L’idea di ammettere che il «Berlusconi 1» è stato sepolto dalla sconfitta di FI e che dunque si dovrebbe passare al «bis», al leader della coalizione piace poco. Un indizio indiretto è venuto dal battibecco in Parlamento fra il numero due di FI, Fabrizio Cicchitto, e Bruno Tabacci dell’Udc.

Tabacci aveva ipotizzato, appunto, un «Berlusconi bis». Cicchitto lo ha redarguito, sarcastico: «Non il Berlusconi bis, fai il Berlusconi ter. Falla la crisi di governo, così diamo uno spettacolo pietoso». E’ stata la riprova più evidente di un nervosismo che si cerca di tenere a freno e coprire; ma che filtra nonostante le smentite di Palazzo Chigi. Ministri anche berlusconiani parlano di un presidente del Consiglio irritato con alleati ai quali Fi ritiene di avere «donato il sangue». Irritato? «Non credo con noi» si defila il ministro leghista, Roberto Castelli.

E’ la conferma che il partito di Umberto Bossi vuole continuare a muoversi nella scia di Berlusconi. Evocando «due anni di tranquillità», Castelli ripete infatti le previsioni fatte da Tremonti dopo il 13 giugno. E’ vero che anche Fini scommette che «il governo giungerà a fine legislatura, perché la spallata auspicata dalla sinistra non c’è stata»; ma la sua previsione non deve ingannare. Presuppone non la continuità, ma una cesura netta nella politica economica; e un peso maggiore e visibile di An, che Berlusconi non ha ancora concesso.

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