Da Corriere della Sera del 14/06/2004
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2004/06_Giugno/14/mannnhei...
Voto frammentato, premiati i piccoli
di Renato Mannheimer
Dagli exit poll e dalle proiezioni emergono due dati rilevanti.Il primo è costituito dal calo di Berlusconi. Il secondo è il mancato successo dell’Ulivo e i molti voti alla sua sinistra. L’esito di Forza Italia è il peggiore mai avuto alle europee. Che è tanto più significativo se si confronta il risultato con le politiche del 2001. L’erosione del consenso a Berlusconi dipende soprattutto da due motivi. Il primo è connesso alla natura stessa delle consultazioni, che la maggior parte dell’elettorato considera una sorta di test di mezzo termine sul consenso per le forze politiche nazionali. Un grande sondaggio, dove, come sempre nei sondaggi, si è più liberi di esprimere il proprio parere, senza condizionamenti legati ad appartenenze o considerazioni strategiche. Di qui - e dal diverso sistema elettorale - la tendenza a una maggiore frammentazione del voto, che si è manifestata nel 1999 e si è ripetuta anche in questa occasione. Con molte scelte a favore dei partiti piccoli: il contrario di quanto il Cavaliere aveva auspicato. Il secondo motivo della contrazione di consensi dipende paradossalmente dallo stesso fenomeno che permise a Forza Italia di prevalere nel 2001. Vale a dire la tendenza dell’elettorato a basare la scelta di voto su contenuti e valutazioni «semplici».
Nel 2001 Berlusconi vinse grazie all’esposizione di pochi obiettivi espressi chiaramente, a differenza del complesso e talvolta contradditorio programma dei suoi avversari. Convinse in particolare la promessa di una riduzione fiscale. Ma è stata proprio la semplicità delle clausole del «contratto con gli italiani» che ha reso vane le spiegazioni, inevitabilmente complesse, addotte per «giustificare» la loro mancata realizzazione sin qui. Che non sono valse a frenare la delusione che - come i sondaggi dei mesi scorsi hanno messo più volte in luce - si è diffusa nell’elettorato che diede fiducia a Berlusconi nel 2001. In breve, costoro si aspettavano la riduzione delle tasse e non l’hanno percepita. E hanno approfittato dell’occasione delle Europee per manifestare il loro dissenso astenendosi (la partecipazione è stata inferiore anche rispetto a quella, già bassa, delle Europee precedenti) o votando per un altro partito della Cdl.
Nell’ambito dell’opposizione, oltre all’esito sotto le aspettative della lista per l’Ulivo, appare significativo il fatto che le formazioni alla sua sinistra ottengano nell’insieme una quota di voti notevolissima, che di certo condizionerà in futuro le politiche del centrosinistra. Anche questo probabilmente è l’effetto della tendenza crescente dell’elettorato italiano a scegliere sulla base di valutazioni «semplici». Riguardo, in questo caso, alla dicotomia pace/guerra. E’ stata soprattutto la posizione «pacifista» presente in particolare nella sinistra (ma che, come si sa, è diffusissima in tutto l’elettorato italiano, anche in quello di centrodestra) ad attrarre così tanti voti.
Insomma, queste consultazioni confermano un fenomeno in corso da tempo: a destra come a sinistra, sono i contenuti e le proposte «facili», immediatamente comprensibili, a conquistare - ma anche ad allontanare - l’elettorato.
Nel 2001 Berlusconi vinse grazie all’esposizione di pochi obiettivi espressi chiaramente, a differenza del complesso e talvolta contradditorio programma dei suoi avversari. Convinse in particolare la promessa di una riduzione fiscale. Ma è stata proprio la semplicità delle clausole del «contratto con gli italiani» che ha reso vane le spiegazioni, inevitabilmente complesse, addotte per «giustificare» la loro mancata realizzazione sin qui. Che non sono valse a frenare la delusione che - come i sondaggi dei mesi scorsi hanno messo più volte in luce - si è diffusa nell’elettorato che diede fiducia a Berlusconi nel 2001. In breve, costoro si aspettavano la riduzione delle tasse e non l’hanno percepita. E hanno approfittato dell’occasione delle Europee per manifestare il loro dissenso astenendosi (la partecipazione è stata inferiore anche rispetto a quella, già bassa, delle Europee precedenti) o votando per un altro partito della Cdl.
Nell’ambito dell’opposizione, oltre all’esito sotto le aspettative della lista per l’Ulivo, appare significativo il fatto che le formazioni alla sua sinistra ottengano nell’insieme una quota di voti notevolissima, che di certo condizionerà in futuro le politiche del centrosinistra. Anche questo probabilmente è l’effetto della tendenza crescente dell’elettorato italiano a scegliere sulla base di valutazioni «semplici». Riguardo, in questo caso, alla dicotomia pace/guerra. E’ stata soprattutto la posizione «pacifista» presente in particolare nella sinistra (ma che, come si sa, è diffusissima in tutto l’elettorato italiano, anche in quello di centrodestra) ad attrarre così tanti voti.
Insomma, queste consultazioni confermano un fenomeno in corso da tempo: a destra come a sinistra, sono i contenuti e le proposte «facili», immediatamente comprensibili, a conquistare - ma anche ad allontanare - l’elettorato.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
su The Economist del 21/04/2005
di Barbara McMahon su The Guardian del 18/04/2005
di Ilvo Diamanti su La Repubblica del 17/04/2005
In biblioteca
di AA.VV.
Reality Book, 2006
Reality Book, 2006
di AA.VV.
Contemporanea Editore, 2006
Contemporanea Editore, 2006