Da Corriere della Sera del 12/06/2004

IL GIORNO DEGLI SMS

Gli ultimi assalti con i messaggini

di Aldo Cazzullo

I leader sono altrove. Immanenti. Ma mentre Prodi rientra all'ultimo minuto dall'America, Berlusconi si manifesta al telefonino. Conquista come sempre la scena, nel bene e nel male. Chiama gli italiani alle urne, galvanizza i suoi, infastidisce altri, indigna gli oppositori. E scatena il gioco di fine campagna: la tempesta dei messaggini incrociati. Sms: «Sostieni molto Silvio». Era il nome in codice dell'operazione pianificata dagli strateghi di Forza Italia, che prevedeva un rush finale di propaganda elettronica.C'ha pensato prima lui, con il messaggio firmato dalla presidenza del Consiglio, che ricorda la scritta in sovrimpressione trasmessa dieci anni fa dalle reti Mediaset: «Ricordati di andare a votare». Per chi, era ed è sottinteso. Allora funzionò. E la sinistra? Protesta. Abbocca. Risponde, con le stesse armi. Subito l'associazione girotondina Articolo 21 lancia la controcampagna «Un sms per battere il Grande Fratello Berlusconi»: appello ad amici e conoscenti a votare chiunque tranne lui, concorso «cosa avreste voluto rispondere» al messaggino istituzionale. Violante attacca: chi ha dato il mio e vostro numero di cellulare al governo? L'associazione consumatori Adusbef calcola rapidamente che il bombardamento elettronico è costato al governo quasi sei milioni di euro e chiede: chi paga il conto? Ma ormai è effetto valanga. Attivisti del centrosinistra mandano in circolo versioni modificate dell'originale, aggiungendo al testo «si vota Uniti nell'Ulivo». Associazioni locali, partiti minori, gruppi di goliardi, tifosi romanisti preoccupati per Totti lanciano catene di Sant'Antonio con orribili minacce: coniano messaggi di insulti al premier e invitano i destinatari «a inviare questo sms ad almeno dieci persone. In caso contrario diventerete come Bondi».

C'è un precedente, e riguarda le elezioni spagnole del marzo scorso. Nel giorno di silenzio prima del voto, i militanti del Psoe e gli spagnoli indignati con Aznar si autoconvocarono via sms sotto la sede del Partido Popular. Il candidato del centrodestra Mariano Rajoy andò in tv a denunciare la «mobilitazione illegale», ma ormai era tardi. In Spagna però fu un sommovimento dal basso. Qui è stato Berlusconi a dare il via, a prendere come d'abitudine il centro del ring. Se nel 2001 i suoi manifesti generarono una gara di parodia (su cui pure il Cavaliere seppe lucrare, premiando i plagi più divertenti o addomesticati), ora partono i tentativi di imitazione, e le proteste.

Il partito separatista altoatesino Union für Südtirol annuncia una querela contro il presidente del Consiglio per violazione della legge sulla riservatezza dei dati personali; la leader Eva Klotz sostiene che in Italia «si è creata una situazione alla Orwell». Dio ti vede, Berlusconi pure. La Federconsumatori di Bologna denuncia invece la Tim. Il vicepremier Fini fa finta di nulla: «Era un messaggio neutro». Dal cimitero britannico di Montecorvino Pugliano (Salerno) il segretario della Cgil Epifani spiega che «questa cosa sta facendo arrabbiare quasi tutti gli italiani». Compresi quelli che l'sms di Berlusconi non l'hanno ricevuto, e si ritengono inspiegabilmente ignorati. Scognamiglio: «Il richiamo della presidenza del Consiglio è legittimo, ma spetta al Garante per la privacy decidere». Una prima indicazione viene dalla Cassazione, che annulla una condanna inflitta a una signora di Cagliari «per avere arrecato molestia e disturbo a Jenni V., nuova compagna del marito, inviandole vari messaggini telefonici»: gli sms non sono reato. Ne arriva uno anche all'ex ostaggio Maurizio Agliana: «Ferie finite, torna al lavoro»; non sono militanti antiberlusconiani ma i colleghi vigilantes della discoteca «Tartana» di Follonica. Maroni: «Sono allibito».

È la degna conclusione di una campagna atipica, con un premier candidato non eleggibile che ha affidato il messaggio elettorale più all'incontro con Bush e alla liberazione degli ostaggi che alla comunicazione diretta, e con un leader dell'opposizione per metà assente come Prodi; entrambi alla testa di due partiti virtuali, come hanno sancito il congresso immaginario di Forza Italia e la fragilità della Lista unitaria, che si presenta divisa in tutte le Province e tutti i Comuni. Eppure la vicenda degli sms conferma che la partita si gioca ancora una volta su Berlusconi, che la polarizzazione del voto verso i due principali schieramenti è fenomeno ineludibile anche con il proporzionale, che comunque il Cavaliere è ancora l'uomo da battere. Il senatore Verde Martone scatena l'opposizione contro i centralinisti: «Fate tutti una telefonatona a Palazzo Chigi, 06-67691». Al ministro per le Tecnologie Stanca non par vero di poter dettare una dichiarazione: «Polemica fuori luogo e strumentale!». L'onorevole Beatrice Magnolfi: «L'incubo del Grande Fratello si è materializzato». Di Pietro: «Comportamento abusivo». Isabella Bertolini, vice di Elio Vito: «L'Ulivo è alla frutta. Penoso». L'onorevole Lulli, Ds: «Con gli sms il governo incrina le istituzioni». Bertinotti: «Il mio cellulare non li riceve».

Non dappertutto è così. A Bologna, ad esempio, ci si esprime in forme classiche, Cofferati parla in piazza Maggiore, compaiono ai balconi bandiere con la scritta «vota Guazzaloca». Qualcuno tenta di rispondere all'sms di Berlusconi ma non si può. Il testo del messaggio viene ripetuto negli aeroporti. Criptico Lusetti della Margherita: «E' un caso di spamming ». D'Alema: «Berlusconi ha paura». Berlusconi: «La sinistra si attacca a qualsiasi cosa». Nota chiarificatrice di Palazzo Chigi: bisognava ricordare che si vota anche sabato «per evitare problemi di ordine pubblico» e fastidiose code. Cossiga da appassionato di nuove tecnologie difende il governo. Morri, braccio destro di Fassino: «Se si temono tumulti ai seggi perché l'sms non era firmato dal ministro degli Interni?». L'onorevole Ricciotti: «Bugie, bugie, bugie, le parole di Morri sono soltanto grandissime bugie». Il comunista italiano Pagliarulo: «Il governo è una caricatura del Minculpop». Il governatore Storace, nostalgico di ben altri Listoni: «Gli elettori di sinistra sono liberi di non votare».

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